sabato, 20 Aprile, 2024
Società

Meridione che affonda

Povero, spopolato e alla deriva, con giovani che vanno via e anziani senza assistenza. Ecco la fotografia del Meridione d’Italia sempre più profondo sud e sempre più in affanno, fatta dalla Svimez (l’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno). Una economia stagnate da cui emergono i segni crudi di una recessione e di una inarrestabile emigrazione di giovani laureati.

A partire, infatti, sono migliaia di giovani con un titolo di studio o quanti cercano un lavoro stabile e un reddito per vivere. La Svimez segnalala che a lasciare i loro paesi di origine sono molti più giovani del Meridione di quanti ne arrivano come migranti. In altri versi vanno via giovani laurearti e arrivano giovani non istruiti senza nessuna formazione professionale.

A far retrocedere ancora una volta il Meridione è un mix di problemi: mancanza di lavoro o se c’è una occupazione precaria, le pessime condizioni della pubblica amministrazione sopraffatta da burocrazia e ritardi, la carenza di strutture pubbliche ad iniziare dagli ospedali e da un sistema di welfare sociale non in grado di sostenere le richieste di assistenza e aiuto. In termini di crescita, tuttavia, è l’intera Italia che stenta, con la previsione di un sostanziale blocco per il prossimo anno. Se l’Italia si ferma il Mezzogiorno, invece, arretra.

“Nella seconda metà del 2018 l’andamento congiunturale è peggiorato nettamente”, si fa presente nella relazione Svimez, “la modesta crescita osservata nei primi sei mesi, che proseguiva il trend espansivo avviatosi ad inizio 2014, ha lasciato il posto ad un sempre più marcato rallentamento dell’attività produttiva. Nel quadro di un progressivo rallentamento dell’economia italiana, si è riaperta la frattura territoriale che arriverà a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito”.

In base alle previsioni elaborate dalla Svimez nel 2019, l’Italia farà registrare una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del Pil del +0,1% e una crescita zero dell’occupazione. A conferma della tendenza negativa i prestiti, o meglio l’accesso al credito, alle imprese sono calati nei primi 4 mesi del 2019 del -8% nel Centro-Nord e del -12% nel Mezzogiorno, a conferma di un atteso peggioramento del sistema economico. Da questo scenario negativo prende forza la nuova emigrazione dalle Regioni del Mezzogiorno da dove sono andate via negli ultimi dieci anni, oltre 2 milioni di giovani. La decrescita più l’emigrazione giovanile hanno molte cause, alcune internazionali, tuttavia, per il Meridione la responsabilità principale è l’indebolimento delle politiche pubbliche che incidono significativamente sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini.

“Il divario nei servizi è dovuto soprattutto ad una minore quantità e qualità delle infrastrutture sociali”, segnala la Svimez, “in termini di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneità di servizi sanitari e di cura. Nel comparto sanitario vi è un divario già nell’offerta di posti letto ospedalieri per abitante: 28,2 posti letto di degenza ordinaria ogni 10 mila abitanti al Sud, contro 33,7 al Centro-Nord”. Un divario che diviene macroscopicamente più ampio nel settore socio-assistenziale, nel quale il ritardo delle regioni meridionali riguarda soprattutto i servizi per gli anziani. “Infatti”, calcolano gli analisti della Svimez, “per ogni 10.000 utenti anziani con più di 65 anni, 88 usufruiscono di assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari al Nord, 42 al Centro, appena 18 nel Mezzogiorno, di cui addirittura 4 su 10 mila in Basilicata, 8 in Molise, 11 in Sardegna, 15 in Sicilia”.

Stesso divario per i posti letto nelle strutture residenziali e semi residenziali, comprensivi degli istituti di riabilitazione, “ogni 10 mila persone – non solo anziani – sono 73,47 al Centro-Nord, e 21,21 al Mezzogiorno, con punte di appena 9,85 in Sicilia e 14,28 in Campania”.

Ancor più drammatici, infine, i dati sull’edilizia scolastica. “A fronte di una media oscillante attorno al 50% dei plessi scolastici al Nord”, osserva la Svimez “che hanno il certificato di agibilità o di abitabilità, al Sud sono appena il 28,4%. Inoltre, mentre nelle scuole primaria del Centro-Nord il tempo pieno per gli alunni è una costante nel 48,1% dei casi, al Sud si precipita al 15,9%.

Le carenze strutturali del sistema scolastico meridionale insieme all’assenza di politiche di supporto alle fasce più deboli della popolazione, in un contesto economico più sfavorevole, determinano dal 2016, per la prima volta nella storia repubblicana, un peggioramento dei dati sull’abbandono scolastico. Il numero di giovani che, conseguita la licenza media, resta fuori dal sistema di istruzione e formazione professionale raggiunge nel Sud il 18,8%, con punte oltre il 20% in Calabria, Sicilia e Sardegna”.

Tali dati, infine, fanno emergere, secondo la Svimez, tutta la drammatica urgenza, di un piano straordinario di investimenti sulle infrastrutture scolastiche.

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