venerdì, 19 Aprile, 2024
Politica

71 senatori, 345 parlamentari, 13 indesiderabili. I numeri della politica, dell’antipolitica e del populismo

La saggezza dei 71 Senatori della Repubblica quanto sarà apprezzata dagli elettori per i 345 parlamentari, senza identità, potenziali perdenti posto?

Perché questi super-saggi, simile a missionari, hanno preso tanto a cuore la questione della riduzione del numero dei parlamentari, con una difesa d’ufficio al cardiopalma, mettendo scompiglio in tutte le forze politiche?

Quali verità si celano dietro questa strategica, artificiosa ed intelligente iniziativa nel trascinare nell’arena politica, come ancora di salvezza,  a propria discolpa, il popolo sovrano?

Si ridurranno davvero i costi della politica, i poteri della casta e le lungaggini nelle Commissioni parlamentari?

E la concomitanza con le elezioni regionali e comunali quanto e come inciderà sulle problematiche territoriali ed, in alcune regioni, dalla Valle D’Aosta alla Puglia, passando per la Campania, per la presenza, tra le liste dei candidati di ben 13 (tredici) impresentabili, così definiti dalla Commissione Parlamentare antimafia?

Non è tutto oro quello che luccica, per cui bisogna stare attenti a non prendere lucciole per lanterne. Si annida anche in queste espressioni o proverbio la velleità dei 71 Senatori della Repubblica nel portare gli italiani al referendum, chiedendo, in estremo, il loro aiuto nel tentativo di  non buttare, come si suole dire, il bambino con l’acqua sporca?

Sono esse decisioni prese con saggezza, farciti di contemporaneo egoismo ed altruismo per la protezione degli innominati 345 parlamentari che, dalla prossima legislatura, potrebbero non esistere più tra gli scranni del Parlamento a rappresentare gli elettori, per una spietata lotta anti casta che parte da tempi remoti, con l’intento di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”. Ora, anche al loro interno, molti obiettivi e preconcetti si sono affievoliti, perdendo energia ed efficacia, strada facendo, comprese credibilità e fedeltà, entrate in conflitto e messe in  discussione insieme ai principi di “onestà, onestà”, disattendendo gli stessi ordini del Capo e le regole statutarie. La libertà è un dono prezioso ed irrinunciabile, specie quella delle idee perché nella libertà delle idee si annida la democrazia, quella vera, iniziando dal voto, perché “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.” (Art.48 Cost.)  Il voto, quindi,  non va imposto dai capi dei partiti, dai loro dirigenti, dai capi gruppo o, peggio ancora da  pericolose pressioni esterne.

I costi e gli sperperi nella politica vanno certamente individuati ed eliminati,  ma non confusi con la democrazia rappresentativa, mediante la riduzione del numero dei parlamentari. Occorrono altri strumenti e non il bisturi, da tagliare come un ramo secco. Sui costi e sugli sperperi nella politica si interviene con la trasparenza nei partiti, con la designazione di candidati i cui nomi non siano considerati impresentabili, con una severa legge elettorale, con l’armonizzazione e la forza intrinseca dei regolamenti parlamentari, col senso civico e di responsabilità, oltre che  con  fedeltà alla nazione ed al giuramento eventualmente prestato. 

Non sono sufficienti i giudizi sommari nelle piazze, distribuendo patenti di vario titolo per  conquistare la fiducia a sedere in Parlamento, con l’intento di volerlo “aprire come una scatoletta di tonno”, frase più che mai inappropriata ed indecorosa. Per fortuna che al senato ancora non siedono i venticinquenni che non possono assolutamente  brillare di esperienze di vita e, quindi, di quella saggezza delle persone mature. Il bicameralismo ha la sua importanza, il suo pregio, come i  quattro occhi che vedono meglio di due.

Gli scranni del Senato, sono stati, non a caso, riservati agli adulti, con almeno 40 anni di età, già da alcuni secoli, perché considerati portatori di esperienze, perché saggi, perché prudenti ed anche autonomi, requisiti di difficile patrimonio in un venticinquenne, benché dotato di tante energie vitali da spendere. Le scalate, le conquiste hanno bisogno di tempo, di esperienze di vita e di stabilità sociale. Le lotte generiche contro la casta, contro i costi della politica, contro il sistema clientelare, nulla hanno a che vedere con l’inefficienza, con la scarsa produttività, con  l’assenteismo e con le retribuzioni dei Parlamentari – stabiliti queste con legge ordinaria (art. 69 Cost.) – il cui bandolo della matassa sta nella legge elettorale, nelle segreterie dei partiti e nei regolamenti parlamentari, di competenza non di certo del popolo sovrano che, col semplice segno di croce, può solamente indicare il proprio rappresentante.

Tra poco si potrà prendere atto dei risultati conseguenti alla coraggiosa iniziativa nel proporre la raccolta delle firme per essere autorizzati al  referendum popolare al fine di proteggere le poltrone di 345 colleghi parlamentari che il Movimento Cinque stelle, baldanzosamente, ha deciso, invece,  di eliminare con motivazioni che hanno creato due grandi schieramenti, dei favorevoli e dei contrari sia in Parlamento e sia tra le Istituzioni e nella gente comune, quest’ultima, tra l’altro,  poco e malamente informata.

Il referendum è stato possibile grazie alla saggezza ed alla lungimiranza di tutti i senatori che, nella seconda deliberazione – in data 11 luglio 2019 – confermando, comunque, il pensiero espresso nella prima, in data 07.02.2019, non hanno espresso un voto favorevole con una maggioranza di due terzi dei suoi componenti, vanificando, in tal senso il voto a maggioranza di due terzi, nella seconda votazione, alla Camera.

In effetti, l’articolo 138 che contempla l’iter di revisione delle leggi costituzionali, all’ultimo comma, dispone che: “Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.”

La realtà è che questo voto sul referendum  è farcito da una campagna di odio, di vendetta e di aggressioni verbali nei confronti dei vertici delle istituzioni politiche, il tutto confuso nella election day, con una campagna politica trasversale, dal referendum di portata nazionale alle elezioni regionali e comunali che sono, al momento, meno incisi dai principi della lotta alla CASTA.

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