venerdì, 6 Dicembre, 2024
Economia

Confindustria. Bonomi: no alle minacce e alle intimidazioni, svolgeremo il nostro ruolo di critica in modo puntuale e fermo

“Troppi servitori dello Stato e della società civile, troppi riformisti che si impegnavano nel mondo del lavoro, isolati, caddero così più facilmente vittime del terrorismo”. A dirlo con toni preoccupati è il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi che ricorda come gli scenari passati tornano a far sentire la loro inquietante presenza. “Tornano a pervenire proiettili e minacce di morte a imprenditori e a chi s’impegna nel mondo del lavoro. Nella storia italiana, purtroppo non è la prima volta. Durante troppi decenni di violenza e terrorismo, abbiamo imparato che il silenzio alle minacce crea esattamente quell’isolamento che incoraggia chi è pronto alla violenza”. Bonomi affida queste amare considerazioni ad una lettera pubblicata sul Messaggero.

Nelle parole del leader di Confindustria si coglie anche l’amarezza di una situazione difficile che rischia di esporre la parte produttiva del Paese ad entrare nel mirino di atti violenti.

“Come imprenditori, negli ultimi giorni abbiamo purtroppo osservato che le reazioni alle minacce, ai proiettili e alle scorte di sicurezza disposte, sono state lente e non corali, non ferme e unanimi”, rivela Bonomi, “È una constatazione che rafforza i molti segnali degli ultimi mesi, in cui le imprese si sono sentite sole. Ho per questo deciso di scriverle. Per lanciare un appello. E per svolgere una sola considerazione essenziale”.

L’invito del presidente di Confindustria è quello all’unità, ad intervenire subito prima che dalle evocazioni di minacce si passi a fatti ben più gravi.

“L’appello non è scontato. Ciò che abbiamo imparato nella lotta al terrorismo non va dimenticato”, prosegue Carlo Bonomi, “Dagli anni Settanta, ogni qualvolta crisi profonde hanno colpito la nostra economia e società, la violenza ha preso piede, arruolato sostenitori e mietuto vittime approfittando delle divisioni sociali che, da dialettica fisiologica democratica, diventavano patologie senza controllo. Questa volta, va evitato. E non bastano l’unità e la fermezza delle istituzioni.

Contro ogni violenza anche le forze dell’impresa e del lavoro devono essere totalmente solidali”. Nel documento Bonomi sottolinea anche il ruolo delle imprese e di Confindustria che devono essere da stimolo fino a porre critiche su decisioni che sono ritenute non in linea con i progetti di sviluppo.

“La considerazione aggiuntiva riguarda invece il ruolo delle imprese. Non vorremmo che all’alzarsi dei toni contribuisse anche un forte e rischioso equivoco”, sottolinea Bonomi, “E cioè che spiaccia a molti che le imprese, davanti alla più grande crisi economica del dopoguerra, consapevoli del fatto che le decisioni che l’Italia deve assumere avranno conseguenze per molti anni, avanzino con grande chiarezza e fermezza di toni le proprie proposte, e anche le proprie critiche.

Sappiamo perfettamente – le misure post Covid lo hanno confermato – che le decisioni del governo avvengono attraverso un faticoso processo di confronto tra partiti, e all’interno dei partiti stessi. Rispettiamo questo processo, ma le imprese sono chiamate a un ruolo diverso”. Il leader di Confindustria, infatti, ricorda che i progetti di sviluppo del Paese non possono prescindere dal coinvolgere le associazioni imprenditoriali.

“Quello di sottolineare con fermezza che nessuna decisione politica sul mondo del lavoro, delle imprese e sulla miglior allocazione delle risorse italiane ed europee disponibili, potrà sprigionare davvero tutto il suo potenziale di crescita, se non passa attraverso un confronto concreto e di contenuto tra imprese, sindacato e terzo settore. Mi limito a un esempio concreto”, scrive Bonomi, “Se la scelta di protrarre divieto di licenziamenti e vecchia Cig prelude a un pacchetto di interventi fondato su norme che incidono sulla rappresentanza, sul salario minimo e sulla persistente assenza di politiche attive del lavoro, alle imprese tocca dire con tutta la chiarezza del caso che non saremmo d’accordo. E dirlo con fermezza prima che le decisioni vengano assunte. Assolviamo a un dovere civile nell’interesse non nostro, ma del Paese”. Bonomi inoltre introduce un discorso che terrà banco nei prossimi mesi, quello del rinnovo dei contratti di lavoro.

“Ed è lo stesso spirito con cui ci rivolgiamo ai sindacati. I rinnovi contrattuali che ci attendono non possono essere affrontati col vecchio meccanismo dello scambio tra salario e orario. Nei contratti dobbiamo, tutti insieme, realizzare una vera e propria ridefinizione del lavoro, guardando alle filiere e alle aziende”, auspica Carlo Bonomi, “Non considerando solo turni e orari e retribuzioni nazionali, ma obiettivi incentivati di produttività e innalzamento del capitale umano, diritti alla formazione permanente, al welfare sussidiario e alla conciliazione dei tempi di lavoro con la cura parentale. È un compito essenziale, per rilanciare l’Italia. E ci auguriamo, in questo, che nessun equivoco possa sussistere tra la chiarezza con cui imprese e sindacati confronteranno le rispettive posizioni, e visioni ideologiche di antagonismo che appartengono al passato”.

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