sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Come cambia la mobilità in Italia dopo il Covid-19

Nei giorni del lockdown la mobilità nazionale, come prevedibile, si è ridotta notevolmente. 

A confermare questo andamento sono i numeri, come quelli riportati da un’indagine dell’Osservatorio Audimob di Isfort che, in seguito al DPCM 11/3, ha rilevato un consistente calo del tasso di mobilità in senso stretto, sceso dall’80% al 43% in tutto il Paese. Una differenza si registra, però, tra la mobilità di prossimità passata dal 10% al 18% e la mobilità allargata calata dal 90% al 61%. A ridurre notevolmente gli spostamenti sono state le regioni del Centro Italia e, rispetto all’età, le fasce over 65 e giovani/giovanissimi. 

Recentemente il Laboratorio di Politica dei Trasporti – TRASPOL del Politecnico di Milano, ha realizzato uno studio per mostrare come sono cambiate le abitudini degli italiani e quali scenari si prospettano per il futuro.

La ricerca “Gli impatti della pandemia sulle reti di trasposto in Italia – Scenari esplorativi Fase 2” è stata condotta dal dirigente di TRASPOL Paolo Beria insieme ad Andrea Debernardi ed Emanuele Ferrara della società Meta Srl di Monza.

Con l’intento di descrivere il più realisticamente possibile l’evoluzione del sistema di trasporto nazionale, i ricercatori hanno testato tre diversi scenari di riapertura nella Fase 2, utilizzando il modello multimodale e multiscalare di trasporto i-TraM (Italian Transport Model) già sviluppato negli anni scorsi. I risultati ottenuti, seppure da considerare nella loro parzialità, consentono di comprendere alcuni processi importanti riscontrabili nel post-COVID: dalla domanda agli spostamenti tra regioni, dai problemi del trasporto pubblico agli impatti sulla congestione.

Il primo scenario è rappresentato dall’inizio della Fase 2, quella avutasi a partire dal 4 maggio. 

Le scuole sono ancora chiuse (-100%), gli spostamenti tra le regioni per affari (tra -30% e -60% a seconda della possibilità di fare ricorso allo smart working), commissioni personali (-40%) e tempo libero (-80%) sono vietati. 

In questo contesto, il totale della domanda di trasporto crolla in maniera piuttosto importante. A calare drasticamente è il trasporto pubblico (-90%) rispetto a quello privato (-46%), per diverse ragioni: paura causata da dubbi sulla scarsa capacità di gestire il distanziamento sociale, nonché la preferenza dell’auto in ragione del decongestionamento della rete stradale. Restano, quindi, gli spostamenti regionali per motivi lavorativi e scompaiono quasi del tutto quelli a lunga percorrenza. 

Il secondo scenario dovrebbe avere avvio, se confermato, a partire dal 3 giugno, con l’apertura agli spostamenti tra le regioni. Stando a quanto ipotizzato dalla ricerca, il numero totale non dovrebbe aumentare considerevolmente. Si registrano incrementi delle distanze medie percorse, ma la rete non risulta congestionata. Anche durante questa fase, a soffrire è il trasporto pubblico che, però, sulla media percorrenza, non impatta significativamente sulla congestione del traffico privato.  

Infine il terzo scenario prefigurato, che ci attende in estate, approssimativamente a partire dal mese di luglio. Le scuole chiuse, come usuale per questo periodo dell’anno, ma trasporto merci e industria a regime. Ancora una volta a subire lo shock maggiore è il trasporto pubblico, mentre aumenta il ricorso all’auto privata. La riduzione del numero degli spostamenti si attesta al 29%, e solo in pochi punti della rete stradale si ritorna a flussi paragonabili al pre-crisi. Le problematiche connesse al minor impiego del trasporto pubblico, in ogni caso, impattano principalmente sui grandi centri urbani.

Gli studi finora condotti, in sostanza, dimostrano che nel breve periodo il ricorso a mezzi privati è ancora una volta preferito al trasporto pubblico, pur non generando rilevanti problemi di congestionamento. A preoccupare, però, è la situazione che si potrebbe verificare a settembre quando, in previsione, tutti i settori saranno riattivati, gli spostamenti tra regioni concessi e le scuole riaperte. 

In tale contesto saranno determinanti le scelte pubbliche. Se sapientemente sfruttata, questa potrebbe essere una buona occasione per investire in innovazione e cambiamento ed allinearsi alla strategia europea Avoid, Shift, Improve. Sarà importante fissare elementi comuni che muovano in tale direzione: implementare smart working e prossimità per ridurre traffico e spostamenti; realizzare un piano degli orari nelle città; promuovere la sharing mobility e l’elettrificazione dei veicoli; non eliminare le Low Emission Zone. Se la mobilità privata viene considerata più sicura, il ricorso ad essa deve essere regolamentato per evitare problemi di inquinamento e congestione. 

Infine, grande incognita: il trasporto pubblico. ASSTRA, l’associazione delle aziende del trasporto pubblico locale (Tpl), ha presentato un documento basato su tre precondizioni: smart working, ridefinizione degli orari delle città e del lavoro, regole di sicurezza e distanziamento. 

Lo scopo è incentivare l’uso del mezzo pubblico individuando misure operative capaci di assicurare alle aziende di trasporto una ripartenza e garantire a personale e clienti sicurezza sanitaria.

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