venerdì, 26 Aprile, 2024
Europa

La Germania non provi ad umiliare l’Europa

Dopo la prima guerra mondiale fu un errore umiliare la Germania imponendole un pesantissimo fardello di danni di guerra che contribuirono a innescare il folle nazionalismo aggressivo di Hitler.

Dopo la Seconda guerra mondiale fu saggio non ripetere l’errore commesso col trattato di Versailles del 1919. Alla Conferenza di Londra del 1953 i Paesi europei condonarono la metà dei debiti contratti dalla Germania dal 1919 al 1945. L’altra metà, pari a 16 miliardi di marchi fu dilazionata in 30 anni con rimborsi annuali che non avrebbero potuto comunque superare il 3% delle esportazioni tedesche. Questo rese possibile la ricostruzione e il rilancio industriale della Germania sconfitta in due Guerre mondiali. A Londra si stabilì anche le riparazioni relative alla Seconda guerra mondiale la Germania le avrebbe pagate solo quando si sarebbe riunificata.

Poco saggio fu fare alla Germania un altro regalo nel 1990, quando, ad unificazione attuata da Kohl, il debito tedesco venne quasi azzerato lasciando solo 239 milioni di marchi, da pagare in 20 anni, saldati nel 2010.

Fu poco saggio perché, come contropartita, sarebbe stato necessario esigere dalla Germania di comportarsi versoi le istituzioni europee al pari degli altri Paesi e di rispettarne le regole e le decisioni. Questa clausola non fu mai inserita e la Germania si è sempre fatta scudo dei superpoteri che la Corte costituzionale tedesca si arroga anche in materia europea per giustificare le frenate di Bundesbank e di Berlino a qualsiasi vera politica solidale e di condivisione del debito.

Ma la decisione del 5 maggio della Corte di Karlsruhe ha superato ogni limite e va duramente stigmatizzata come inaccettabile nella forma e nella sostanza. Si è trattato di un atto di arroganza e prepotenza per due motivi: ha messo in dubbio una decisione della Corte di Giustizia europea che ha un rango superiore a tutte le giurisdizioni nazionali e ha chiesto spiegazioni alla BCE che è un’istituzione autonoma da tutti e che non deve rispondere né al Parlamento, né alla Commissione e neanche al Consiglio europeo, figuriamoci se deve stare sotto botta di una Corte Costituzionale, quale che sia.

Di fronte alla prepotenza e all’arroganza non si può far finta di niente e occorre lanciare un chiaro altolà: nessuno si azzardi ad umiliare l’Europa e le sue istituzioni fino a quando ne fa parte. La Germania non si consideri “über alles” come recita il suo inno nazionale. Sottovalutare la prepotenza non giovò in passato e non gioverebbe neanche oggi. Detto questo tocca alla politica e non ai giudici tedeschi prendere di petto il problema. Se la Germania vuol restare nell’euro e nell’Europa non può considerarsi più importante degli altri né può adattarsi le norme a seconda delle proprie convenienze o paure.

A Berlino ritengono che la Corte di Karlsruhe abbia il diritto di giudicare se le decisioni dell’Europa eccedono le competenze fissate dai Trattati (ultra vires)? Bene, questo significa che la Corte può richiamare la Cancelleria e il Bundestag al rispetto delle competenze nazionali non conferite all’Unione. Ma non può significare che il giudizio contrario di Karlsruhe invalidi le decisioni europee.

A Berlino ritengono che la Corte costituzionale possa sindacare su decisioni europee che riguardino “l’identità costituzionale tedesca” estesa non solo a diritti fondamentali ma anche al “potere di bilancio”?

Allora esiste una sola alternativa: o mandano i giudici costituzionali ai tavoli negoziali di Commissione e Consiglio, invece di inviare i politici, oppure la Germania non può più fare parte né dell’euro né dell’Unione per quanto riguarda le politiche economiche che incidono sulle entrate e le spese pubbliche dello Stato tedesco visto che ritiene di poter bloccare a suo piacimento il diritto europeo e ripristinare il primato di quello tedesco su queste materie e insindacabile giudizio dei togati rossi di Karlsruhe. Non si possono giocare due partite contemporaneamente.

Se la Germania vuol restare nell’euro e nell’Unione a pieno titolo deve ridefinire i confini dei poteri della sua Corte Costituzionale. Se non lo può fare ne tragga le conseguenze. Ma restare in questo equivoco è inaccettabile e gli affronti come quello arrecato dai giudici di Karlsruhe alla Corte di Giustizia e alla BCE sono da considerarsi a tutti gli affetti invasioni illegali e illegittime di campo, insomma un atto di aggressione.

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