Retribuzioni più alte della risalita dei prezzi ma i salari sono ancora troppo bassi rispetto a quelli europei. Così Confesercenti in una nota rilancia il tema della differenza degli stipendi tra i Paesi Ue. Un fattore che poi incide sui consumi e i costi dell’energia.
“Nonostante il recupero – spinto anche dai rinnovi contrattuali – la dinamica dei redditi familiari in Italia risulta ancora molto meno accentuata rispetto agli altri grandi paesi dell’Unione Europea”. Secondo i dati elaborati da Eurostat, tra il 2001 e il 2023 il reddito medio annuo pro-capite è cresciuto in Italia del 24,8%, contro il 35,9% della Spagna, il 56,3% della Francia e il 62,5% della Germania.
In termini assoluti, nello stesso periodo il reddito medio annuo pro-capite è aumentato di 6.200 euro in Italia, di 8.000 euro in Spagna, di 15.100 euro in Francia e di 17.800 euro in Germania.
“Di conseguenza”, calcola la Confesercenti, “il reddito medio italiano (oggi 31.200 euro) risulta inferiore del 33% rispetto a quello tedesco (46.300 euro) e del 25,5% rispetto a quello francese (41.900 euro). Permane un lieve vantaggio sulla Spagna (30.300 euro), ma il divario si è ridotto a soli 900 euro, rispetto ai 2.700 euro del 2001”.
Il lato positivo
Nel 2024 le retribuzioni contrattuali sono tornate a crescere in termini reali. “I dati diffusi dall’Istat”, scrive la Confesercenti, “registrano infatti un aumento medio nell’anno appena concluso del 3,1%, a fronte di un incremento dei prezzi al consumo dell’1%, con una variazione reale pari al 2,1%. In un contesto di crescita dell’occupazione dell’1,7%, la massa retributiva complessiva è aumentata in termini reali del 3,8%, restituendo finalmente potere d’acquisto alle famiglie”.