mercoledì, 16 Ottobre, 2024
Società

Alle imprese manca la manodopera, ma gli immigrati disoccupati sono il 16%

Accordo nazionale per inserire al lavoro i detenuti e a Milano il “Progetto Integra”

Le imprese, di quasi tutti i comparti, lamentano la mancanza di manodopera. Ma non mancano le iniziative per attrarre o formare personale. La Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, in collaborazione con l’Anolf (Associazione nazionale Oltre le Frontiere) e in sinergia fra Terzo Settore, associazioni imprenditoriali, ha avviato il “progetto Integra” che ha l’obbiettivo di collocare 100 stranieri all’anno nel prossimo triennio nella ristorazione, nell’edilizia e nella logistica. Mentre il Ministero della Giustizia, la Cei e l’Ance nazionale hanno firmato un protocollo per l’inserimento dei detenuti, che sono in prevalenza giovani immigrati, nei cantieri della ricostruzione di edifici pubblici e di culto colpiti dal sisma del 2016 e favorendo così il loro reinserimento nella società.

Quella straniero è “lavoro povero”

Gli immigrati in Italia rappresentano il 10,4% degli occupati e il 15,9% dei disoccupati. Il comparto con l’incidenza maggiore è quello dei servizi personali e collettivi (31,6%), seguito da agricoltura (17,7%), ristorazione e turismo (17,3%), costruzioni (15,6%). Ma quello straniero resta un lavoro povero. Nel 2022 la retribuzione media annua dei dipendenti extra UE con un impiego a tempo indeterminato era di 19.251 euro, a fronte dei 27.523 euro registrati sul totale dei lavoratori. Tra gli addetti con un contratto a tempo determinato il gap era dell’8,3% (9.508 euro contro 10.365 euro). In compenso resta un problema di “over – qualification”: la quota di lavoratori stranieri laureati con una professione di bassa o media qualificazione è pari al 60,2%, a fronte del 19,3% fra gli italiani.

Anolf: serve nuova normativa

La domanda di manodopera straniera cresce – afferma Maria Ilena Rocha, Presidente Nazionale Anolf -, pertanto serve una normativa che consenta in maniera efficace l’incontro tra domanda e offerta, superando il meccanismo della chiamata a distanza molte volte anacronistico poiché il più delle volte i lavoratori che arrivano in Italia tramite il sistema del decreto flussi, non vengono accolti dall’azienda che li ha richiesti e quindi il contratto non si perfeziona. Attualmente – prosegue Rocha – siamo impegnati a sostenere percorsi di formazione e inserimento lavorativo rivolti a rifugiati e richiedenti asilo, come in questo caso con il progetto “Integra” promosso anche dall’Anolf Milano.” Nell’ambito di questo progetto, è previsto un “corso di lingua italiana per il lavoro” con inizio il 30 settembre e che avrà la durata di 56 ore di formazione per 4 settimane. Il corso è rivolto a persone con background migratorio residenti sul territorio di Milano Monza Brianza Lodi.

Reinserimento dei detenuti

Rafforzare le opportunità lavorative dei detenuti di Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Umbria, promuovendo la loro assunzione nei cantieri della ricostruzione di edifici pubblici e di culto colpiti dal sisma del 2016 e favorendo così il loro reinserimento nella società. È l’obiettivo del Protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministro della Giustizia, dalla Conferenza episcopale, dall’Anci e dall’Ance. Gli istituti penitenziari interessati dal progetto sono 35, dislocati nelle province di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara. I detenuti in possesso dei requisiti di idoneità per lo svolgimento del lavoro all’esterno saranno individuati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in accordo con la magistratura di sorveglianza. Per il Cardinale Zuppi, presidente della Cei, “questo Protocollo ha una doppia valenza: da una parte dà la possibilità ai detenuti di lavorare, restituendo loro dignità e aprendo orizzonti di futuro. È significativo che questa rinascita parta proprio dai cantieri della ricostruzione, in territori feriti ma desiderosi di ricominciare. Dall’altra parte, ricorda che il carcere è per la rieducazione e la riparazione, mai solo punitivo. In questo senso, le pene alternative aiutano a garantire umanità e a favorire il reinserimento nella società: questo Protocollo, investendo sul lavoro dei detenuti, è un passo concreto verso l’obiettivo ambizioso della recidiva zero”. “Attraverso questo accordo – ha detto la presidente dei costruttori italiani, Federica Brancaccio – vogliamo aiutare le imprese impegnate nel grande progetto di ricostruzione anche a fronteggiare la carenza di manodopera per garantire una rinascita non solo fisica dei territori ma soprattutto culturale e sociale”.

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