giovedì, 10 Ottobre, 2024
Regioni

Rigenerare le periferie, Salerno ci prova con le “botteghe della comunità”

Il recupero ed il rilancio della “periferia” nelle aree interne del Cilento, in provincia di Salerno passa anche per la “bottega della comunità” progettata dall’ Azienda Sanitaria Locale Salerno.

Si tratta del primo modello innovativo, con potenzialità di essere replicato in contesti simili in altre aree del Paese, presentato all’Intergruppo Parlamentare “Sanità Territoriale” del Senato della Repubblica, a cura di Gennaro Sosto, vice presidente vicario di Federsanità Nazionale e direttore Generale ASL Salerno, che ha messo assieme “il sociale e il sanitario” e che prevede la realizzazione di uno spazio, messo a disposizione da ognuno dei 29 Comuni che partecipano al progetto, con compiti di “spoke” multispecialistico della Casa della Comunità, dell’Ospedale di Comunità e dei Distretti.

L’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, dell’Università degli Studi di Salerno, ha evidenziato come alla tecnologia, in questi casi, sia deputato il ruolo di elemento favorente per la condivisione delle informazioni tra professionisti, della stratificazione della popolazione, in maniera da avere la storia clinica del paziente per un corretto orientamento nel percorso di cura.

“Rigenerare la periferie, ha detto nel corso di un’audizione il Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie Alessandro Battilocchio, comprende il coinvolgimento non solo di numerosi professionisti, i cui obiettivi mirano innanzitutto al miglioramento della salute delle persone che vivono in quelle aree, promuovendo la partecipazione dei cittadini alla vita economica e sociale della comunità ma anche di diverse istituzioni ed agenzie”.

Tra queste ultime, precisa OSMOA, non vanno escluse le Aziende Sanitarie Locali in considerazione che non a caso l’Accordo Stato-Regioni ha approvato qualche anno fa il Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di Salute Pubblica – Urban Health, eleborato dal Ministero della Salute, i cui contenuti dovranno essere resi operativi proprio dagli interventi di sanità pubblica erogati dai Dipartimenti di Prevenzione.

Si tenga conto, altresì, che nel Decreto sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del 18 marzo 2017 emerge un nuovo ed interessante filone di collaborazione tra Aziende Sanitarie Locali e Comuni in materia di redazione dei nuovi Piani Urbanistici Comunali nella sezione “Tutela della salute e sicurezza degli ambienti aperti e confinati.”

L’area del Cilento, in provincia di Salerno, è caratterizzata da rilevanti problemi topografici legati a difficile mobilità, di tutela della salute pubblica e da una strutturale carenza di spazi e luoghi di incontro e socializzazione per bambini, adulti e anziani. L’esperienza del lavoro sociale sulla periferia segnala: l’assenza di associazioni di volontariato, l’isolamento delle persone che non possono muoversi poiché sprovviste di mezzi propri, la difficoltà a individuare opportunità per le persone più fragili nel lavoro o a praticare tirocini e borse lavoro.

È evidente il rischio di esclusione di fasce sempre più consistenti della popolazione in grado di rispondere alle esigenze, mettendo al centro come presupposto delle future azioni: partecipazione sociale, salute, integrazione, complessità, benessere e competenza professionale.

La periferia delle aree interne può essere tolta dalla sua situazione di disagio se per le attività economiche e sociali che offre, per l’offerta culturale e la qualità dell’istruzione scolastica, per i livelli di sicurezza, per la qualità ambientale essa si pone come parte importante per un ambiente urbano di ampie dimensioni.

In questo senso gli interventi che vengono proposti per riqualificare il Cilento nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PCTP) della Provincia di Salerno consentono una migliore integrazione con le aree individuate come sede di Botteghe della Comunità attraverso un’offerta di un’area geografica più ampia, vista l’eccellente condizione logistica del territorio interessato. Utilizzando le indicazioni che vengono elaborate attraverso una pianificazione urbanistica collegata anche al benessere umano, si ottengono risultati apprezzabili soprattutto a livello di integrazione dei diversi sistemi. Il Cilento, grazie agli interventi proposti che esaltano anche le potenzialità proprie dell’economia digitale, diventerà un centro di eccellenza in grado di dialogare con l’intera ASL.

In questo discorso si inseriscono i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL che saranno chiamati ad elaborare, con i propri Servizi di Igiene Pubblica, proposte che contengono progettualità per il benessere delle comunità ed il loro miglioramento di salute, per interventi nelle seguenti cinque linee d’azione:

  •  riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale e incremento dello stesso;
  • rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e all’uso temporaneo;
  • miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali;
  • rigenerazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici anche attraverso l’uso di operazioni di densificazione;
  • individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi, anche finalizzati all’autocostruzione.

Tutti gli interventi e le misure devono, inoltre, mirare a soluzioni durevoli per la rigenerazione del tessuto socioeconomico, il miglioramento della coesione sociale, l’arricchimento culturale, la qualità dei manufatti, dei luoghi e della vita dei cittadini, in un’ottica di innovazione e sostenibilità, con particolare attenzione a quella economica e ambientale.

In quest’ottica, il principio di “zero consumo di suolo” risulta fondamentale all’interno della valutazione delle proposte, fatte salve le eventuali operazioni di densificazione, secondo i princìpi e gli indirizzi adottati dall’Unione europea, in coerenza con i princìpi e gli obiettivi della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.

Gli interventi devono, inoltre, assicurare prossimità dei servizi, puntando alla riduzione del traffico e dello stress, secondo i criteri della mobilità sostenibile, oltre che incrementare legami di vicinato e inclusione sociale.

I progetti presentati, per essere eligibili nell’ambito del Programma, devono far riferimento ai seguenti ambiti:

  • interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia e urbanistica, auto-recupero;
  • interventi di rifunzionalizzazione di spazi e immobili pubblici non utilizzati, dismessi e degradati;
  • interventi e misure per incrementare l’accessibilità, la sicurezza, le dotazioni territoriali e i servizi di prossimità;
  • interventi di riqualificazione di quartieri di edilizia residenziale pubblica, nonché interventi mirati all’incremento di alloggi di edilizia residenziale sociale;
  • interventi a consumo di suolo zero (nel rispetto del principio di “non arrecare danno significativo” all’ambiente, ovvero Do Not Significant Harm – DNSH);
  • interventi di incremento della dotazione infrastrutturale dei quartieri degradati, integrando funzioni extra-residenziali a quelle residenziali;
  • interventi di efficientamento energetico degli edifici e adeguamento agli standard antisismici.

Il progetto PTCP prevede, infatti, più interventi di riqualificazione ambientale/culturale/sociale che si inseriscono all’interno di un programma pensato in lotti funzionali tra loro collegati sia dal punto di vista concettuale che fisico.

L’idea di fondo è che la rigenerazione urbana sia il combinato disposto di un’azione hardware, concentrata cioè sul recupero e ripristino di determinate aree urbane, altrimenti isolate e di un’azione software che valorizzi il protagonismo, le competenze formali e informali dei cittadini che abitano nei 29 Comuni sia come singoli sia come comunità.

In quest’ottica le opere infrastrutturali che si andranno a realizzare non saranno fini a stesse ma funzionali ai bisogni e ai desiderata degli abitanti dell’area interessata. Le politiche di rigenerazione urbana di nuova generazione nascono infatti dal riconoscimento di pratiche, attori, sistemi di opportunità, risorse disponibili, in un campo locale, e dalla loro combinazione avvalendosi di strutture ibride, spazi che non si limitino ad aggregare ma che favoriscano l’inclusione, la nascita di pratiche di Welfare Generativo, nuove forme di lavoro.

La costituzione di un Community Hub in una struttura del Parco del Cilento, polo d’attrazione per la slabbrata comunità di riferimento, va esattamente in questa direzione: non un semplice centro di erogazione di servizi sociali-assistenziali – sanitari, ma luogo dove talenti desideri e competenze dei cittadini si incontrino e dove servizi e attività, pubbliche, private e no-profit si sovrappongano e si integrino sotto una regia collettiva e comunitaria.

La Pubblica Amministrazione metterà a disposizione dei cittadini piattaforme per il pieno dispiegarsi di pratiche improntate sulla condivisione: le pratiche di sharing economy fanno si che, dal punto di vista sociale ed economico le risorse umane presenti in una periferia possano essere messe a disposizione dell’intera collettività consentendo così la realizzazione di inclusione e partecipazione.

A sua volta una piattaforma di sharing economy dovrà integrarsi, anche dal punto di vista architetturale, con il portale delle Amministrazioni Comunali.

Al fine di realizzare quanto sopra descritto diventa fondamentale un percorso preliminare che si articola in tre step distinti ma logicamente connessi: 1- conoscere, 2 – informare, 3 – coinvolgere.

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