domenica, 5 Maggio, 2024
Esteri

Herzog: Israele pronta a una pausa. Hamas rifiuta

Conflitto esteso al mar Rosso: attacchi ogni 12 ore, alla coalizione di difesa partecipa anche l’Italia

Il Presidente di Israele, Isaac Hergoz ha dichiarato che il suo Paese “è pronto per un’altra pausa umanitaria e per altri aiuti in modo da rendere possibile il rilascio degli ostaggi.” Herzog ha sottolineato l’intenzione sostenendo che ora “la responsabilità ricade interamente su Sinwar e su la leadership di Hamas.” Che a sua volta afferma la netta e categorica posizione di “rifiuto a tenere qualsiasi forma di negoziato sullo scambio di prigionieri nel contesto della continua guerra genocida israeliana.” Sono le parole di Basem Naem, alto funzionario di Hamas, che però ha aggiunto che l’organizzazione è aperta “a qualsiasi iniziativa che contribuisca a porre fine all’aggressione contro il nostro popolo e ad aprire i valichi per portare aiuti e fornire soccorso al popolo palestinese.” Insomma una situazione difficile da sbrogliare tanto che continua anche lo stallo diplomatico. Tutti chiedono attenzione ai civili, ma questi continuano a morire ogni giorno. Ora si chiede un “cessate il fuoco sostenibile”, che non si sa bene cosa significhi. Intanto una delegazione di Hamas arriverà al Cairo nei prossimi giorni per discutere con funzionari dell’intelligence egiziana uno scambio di ostaggi con Israele. Ma soltanto nei prossimi giorni. Come a significare che non c’è urgenza. Per ora continuano a parlare le armi e i bombardamenti.

La guerra ai ribelli yemeniti

La guerra si è estesa nel mar Rosso. Il Pentagono ha attivato l’operazione di contenimento per proteggere le navi dagli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi, supportati dall’Iran. Iniziativa alla quale prendono parte, oltre agli Stati Uniti, anche altri paesi come Gran Bretagna, Bahrein, Canada, Spagna, Norvegia, Francia e Italia. Mentre la Russia ha ufficialmente reso noto che non ne prenderà parte. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha dichiarato al proposito che per quelle rotte “solo per quanto riguarda il petrolio, passa il 10%, poi c’è il gas liquido. Noi rischiamo di ritrovarci con i porti deserti nelle prossime settimane.”  Gli attacchi dei ribelli yemeniti nel Mar Rosso sono “senza precedenti” e costituiscono una “minaccia” al commercio internazionale ha affermato il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, in visita nel Bahrein, unico paese arabo ad aver aderito all’operazione. Il capo del Pentagono ha anche annunciato una missione marittima internazionale contro gli Huthi che, a loro volta, hanno reso noto che sferreranno attacchi alle navi israeliane ogni 12 ore.

Ospedale Kamal era struttura militare

Mentre arrivano conferme che la Striscia di Gaza era stata trasformata dai palestinesi in un vero e proprio campo militare. Ahmed Kahlot, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, ha ammesso che Hamas aveva trasformato il centro medico in una struttura militare sotto il suo controllo. L’uomo, arrestato la settimana scorsa ha rilasciato una testimonianza, resa pubblica dalle Forze di difesa israeliane (Idf) e dallo Shin Bet. “Si nascondono negli ospedali perché credono che sia un posto sicuro. I leader di Hamas sono codardi”, ha detto Kahlot, “ci hanno lasciato nel campo mentre loro si rifugiavano nei nascondigli.” Il medico ha aggiunto che “Hamas ha uffici all’interno degli ospedali e anche posti per alti funzionari. Tutti hanno linee telefoniche private all’interno dell’ospedale e lì hanno portato anche un soldato rapito.” L’esercito israeliano ha anche rivelato che in un’operazione mirata, nel centro di Rafah, è stato eliminato Subhi Ferwana “uno dei maggiori finanzieri, insieme al fratello, di Hamas.” Per l’Idf Ferwana “era coinvolto negli ultimi anni nel trasferimento di decine di milioni di dollari all’organizzazione terroristica di Hamas e alla sua ala militare attraverso la sua compagnia specializzata nel cambio di valute.”

Gantz: resteremo nella Striscia

Così Israele continua a ritenere il ritorno al passato nella Striscia, praticamente, impossibile. “Continueremo a detenere un territorio nella Striscia in modo da assicurare sicurezza ai cittadini israeliani” ha detto, evocando una sorta di zona cuscinetto nel nord dell’enclave palestinese, il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz che ha incontrato gli abitanti sfollati delle comunità a ridosso di Gaza. “Anche quando passeremo alla nuova fase del combattimento – ha aggiunto – l’Idf continuerà ad operare nel profondo di Gaza per raggiungere i nostri obiettivi.” Mentre il ministro degli Esteri inglese David Cameron e l’italiano Antonio Tajani – a margine della Conferenza degli Ambasciatori alla Farnesina – hanno chiesto a Israele “di riconoscere e capire che deve ridurre al minimo le vittime civili e rispettare le leggi umanitarie sempre, andando avanti nella campagna contro Hamas” con “attacchi mirati e chirurgici”.

Pizzaballa: non c’è dialogo

Ieri il Patriarca di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha dichiarato in una intervista televisiva che “parlare di dialogo ora non ha senso, perché non c’è. L’unico terreno di dialogo diretto, di discussione, oggi è sulla liberazione degli ostaggi, ma non vi è altro.” Il Patriarca ha detto di essere a conoscenza di altri contatti in corso, ma che “non sembra che le parti abbiano le idee molto chiare.” Invece quello che serve, ha aggiunto, “è proprio questo: una strategia, una prospettiva, visioni del futuro”. “Quello che vedo – osserva il cardinale – è che tutti parlano del futuro dei palestinesi, però nessuno parla con i palestinesi. Per parlare di futuro bisogna parlare anche con loro, non solo su di loro. Invece, in questo momento non viene data loro voce.”

foto Credit: Haim Zach, GPO

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