domenica, 28 Aprile, 2024
Geopolitica

Organizzazioni terroristiche e Stati sostenitori

Il Prof. Vittorfranco Pisano è docente universitario di Conflittualità  non convenzionale  e Terrorismo (SPS/04), nell’ambito del Master  in Scienze Informative per la Sicurezza presso l’Università degli Studi eCampus

Prof. Pisano, nel corso della sua lunga esperienza in materia di sicurezza non ci sono solo gli incarichi accademici presso il Defense Intelligence College di Washington o come Capo della Rappresentanza USA e Consigliere agli Studi presso il Collegio Difesa NATO di Roma. In particolare, ha attirato la nostra attenzione che lei sia stato anche consulente della Sottocommissione Sicurezza e Terrorismo del Senato statunitense e revisore del corsi nel Programma di Assistenza Antiterrorismo del Dipartimento di Stato statunitense.

Potrebbe dirci qualcosa di più di questi specifici incarichi?

L’allora Sottocommissione Sicurezza e Terrorismo del Senato statunitense aveva lo scopo di condurre indagini conoscitive in materia e svolgere studi comparitivistici, mentre il Programma di Assistenza Antiterroristica del Dipartimento di Stato offriva formazione per la prevenzione del terrorismo a Paesi che ne facevano richiesta. Tipici corsi riguardavano, ad esempio, la sicurezza aerea ed aeroportuale, divenuta fondamentale dopo l’11 settembre 2001, e la gestione delle crisi connesse con il terrorismo.

Si sente sempre più spesso parlare di “Stati canaglia”. Può spiegarci per quali Stati viene utilizzata questa definizione?

Sono denominati rogue states – termine abitualmente riportato in traduzione come “Stati canaglia” ma a rigore di termini “Stati fuorilegge” – quegli Stati che commettono una serie di atti lesivi del diritto internazionale, fra cui il tentato o compiuto omicidio politico all’estero, servendosi di propri emissari, contro cittadini dissidenti fuoriusciti o contro leaders di altri Stati; l’intervento armato ingiustificato fuori dei propri confini nazionali; la produzione o acquisizione di armamenti di distruzione di massa o la messa a disposizione di tali strumenti ad altri Stati o aggregazioni non statali, contravvenendo agli accordi internazionali in materia: la violazione dei diritti umani ovunque commessa; e, non ultimo, il sostegno al terrorismo.

Il Dipartimento di Stato USA redige una “terrorism list”, quali sono gli Stati che attualmente ne fanno parte?

Il Governo degli Stati Uniti, conformemente ad una legge finanziaria del 1979 che prevede pertinenti sanzioni, designa determinati Stati sponsors del terrorismo con il conseguente inserimento nella cosiddetta terrorism list. Il criterio si basa sulla sistematicità – non sulla mera occasionalità − con cui questi Stati strumentalmente elargiscono il loro “patronato” ad aggregazioni terroristiche. Le forme di appoggio loro contestate riguardano la fornitura di asilo, uffici, basi, campi di addestramento, armamento, equipaggiamento, supporto tecnico, finanziamento e contatti internazionali, nonché l’utilizzo o sfruttamento sia di individui che di aggregazioni terroristiche. È compito del Dipartimento di Stato pubblicare una relazione annuale sul terrorismo a livello internazionale, la quale include la terrorism list in cui sono apparsi in passato –  in alcuni casi con interruzioni – Nicaragua, Yemen del Sud, Iraq, Libia e Sudan. Ne fanno attualmente parte Siria, Cuba, Corea del Nord ed Iran.

L’Iran sembra avere un ruolo sempre più incisivo in questa spirale di terrore. Cosa pensa al riguardo?

Nell’attuale crisi internazionale – aggravata dall’infame attacco terroristico di Hamas, attore non statale, sferrato da Gaza contro Israele il 7 ottobre – si manifesta ancor più compiutamente il ruolo tanto di rogue state quanto di sponsor terroristico svolto dall’Iran sin dalla fine degli anni ’70 con l’occupazione violenta dell’ambasciata statunitense di Teheran. Il regime teocratico d’impostazione islamico-sciita fondato dall’Ayatollah Khomeini è ininterrottamente elencato dal 19 gennaio 1984 nella terrorism list. Risulta che esso, con mire puramente strumentali di politica estera, ha sostenuto o istigato elementi talmente differenziabili e contrastanti quali: Hizballah (ovvero Partito di Dio), aggregazione radicale islamico-sciita libanese; le Brigate dei Martiri di al-Aqsa e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Comando Generale, ambedue aggregazioni laiche palestinesi; e Hamas (ovvero Movimento di Resistenza Islamico) e Jihad Islamica Palestinese, entrambe aggregazioni radicali islamico-sunnite palestinesi. Significativo è l’addestramento e armamento dei militanti – non legittimi belligeranti – che hanno operato contro israeliani inermi il 7 ottobre. L’Iran risulta, altresì, ripetutamente mandante, ispiratore o agevolatore di attentati a sfondo politico-religioso contro propri cittadini dissidenti riparatisi all’estero, nonché contro persone e attività considerate “perverse” secondo la visione teologica del regime. Risaltano le minacce e gli attentati rivolti non solo al cittadino britannico di origine pachistana Salman Rushdie, autore del romanzo I Versi Satanici, ma anche ai traduttori, editori e distributori dell’opera.

Sono parimenti attribuite ai servizi d’intelligence iraniani la pianificazione e la supervisione diretta di attentati ai danni di personale ed installazioni appartenenti ad altri Stati. Ne sono esempi l’attacco dinamitardo perpetrato a Francoforte, nel 1985, contro lo spaccio a disposizione delle truppe statunitensi e delle loro famiglie di stanza in Germania ed il fallito attentato a Washington, nel 2011, contro l’ambasciatore saudita presso gli Stati Uniti.

Nel 2019 il governo statunitense ha designato “organizzazione terroristica straniera” l’istituzione statale iraniana Corpo delle Guardie Islamiche Rivoluzionarie, le cui attività si sono svolte anche in Iraq, Bahrein e Siria.

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