martedì, 30 Aprile, 2024
Europa

Ucraina e Moldavia, l’Ue accelera per l’adesione ma chiede più democrazia e lotta alla corruzione

Von der Leyen: a dicembre tavolo tecnico con Kiev. L'Ungheria dice no

Ancora un passo avanti ma non è l’ultimo, la direzione e l’impegno sono giuste, ma ci sono dettagli da mettere a punto. L’Ucraina ha raggiunto quattro dei sette ‘step’ delineati dalla Commissione europea per il suo percorso di adesione all’Unione. Un tragitto che vale per Kiev e per la Moldavia, mentre per la Georgia, c’è una prospettiva nuova, il Paese sale al rango di candidata alla Ue. Situazione di stallo per la Bosnia-Erzegovina, passi avanti ci sono stati, ma Sarajevo deve fare uno sforzo maggiore di allineamento alle richieste dell’Unione. È il quadro delle adesioni tratteggiato ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Bruxelles, nell’ambito del rapporto sull’Allargamento pubblicato dall’Esecutivo europeo.

Le trattative sulle riforme

L’apertura di credito c’è, il che per la burocrazia significa relazioni stringenti fino alla adesione, tanto che l’esecutivo comunitario ha sollecitato il Consiglio europeo di aprire negoziati di adesione con Kiev e Chisinau. Un confronto che diverrà serrato con la richiesta di nuovi impegni e riforme prima di arrivare a quei tanto attesi colloqui finali di ingresso per ampliare l’Unione dei 27 Paesi.

Logica economica e geopolitica

“L’allargamento è una politica vitale per l’Unione europea”, ha evidenziato in conferenza stampa la presidente della Commissione europea Von der Leyen, “Il completamento dell’Unione è l’orizzonte naturale della nostra Unione. Il completamento della Ue ha anche una forte logica economica e geopolitica in questo momento. Gli allargamenti passati hanno dimostrato gli enormi benefici sia per i paesi aderenti che per la Ue. Ci guadagniamo tutti”. “L’ingresso dell’Ucraina nell’Ue dipenderà dalla velocità delle riforme”, ha proseguito Von der Leyen, “il Consiglio prenderà la decisione politica, la questione sarà sul tavolo al vertice di dicembre e se dirà di sì il lavoro potrà iniziare subito, ad un livello molto tecnico: l’Ucraina ha ancora alcune riforme da portare a termine, devono completare questo lavoro. A marzo riporteremo al Consiglio le nostre valutazione ma potremo iniziare immediatamente se ci sarà il via libera in dicembre”.

L’impegno verso l’Ucraina

“L’obiettivo della Russia era spazzare via l’Ucraina dalla mappa”, ha poi sottolineato la presidente della Commissione europea, “se la Russia avesse avuto successo, potete immaginare cosa avrebbe significato per la nostra sicurezza. È positivo che la Russia abbia fallito nel raggiungere i suoi obiettivi strategici. Al contrario, l’Ucraina come nazione è più forte che mai. E questo dimostra”, ha concludo Ursula von der Leyen, “quanto sia importante stabilizzare la democrazia ucraina, stare al loro fianco e assicurarsi che superino questa questa aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina”.

Tragitti diversi per le adesioni

I passaggi saranno distinti per i quattro Paesi. La Commissione europea ha proposto al Consiglio europeo tre diversi percorsi per l’Ucraina e la Moldavia, Bruxelles raccomanda l’apertura dei negoziati, ma condiziona il benestare europeo al successivo quadro negoziale a nuove specifiche misure in particolare nei campi del sistema giudiziario, della lotta alla corruzione, e della regolamentazione delle lobbies. Lo stato delle riforme verrà fatto nella prossima primavera, precisamente nel marzo del 2024. Diverso il percorso per la Georgia, che ha avuto dal Consiglio lo status di candidato, ma dovranno essere rispettate molte indicazioni, l’ingresso è condizionato al fatto che “vengano adottate una serie di misure”. Indietro invece la pratica di ingresso per la Bosnia-Erzegovina, le misure finora adottate dal Paese sono insufficienti. Per Bruxelles i negoziati di adesione con Sarajevo non avranno luogo fino a quanto non sarà “raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”.

Cautela sui tempi

È evidente che le condizioni diverse di ingresso imporranno tempistiche diverse. I passi sono improntati alla cautela, Commissione e Consiglio Ue non hanno ancora una visione univoca, pesano le differenze e le valutazioni dei Paesi vicini dove le relazioni non sono sempre tranquille, così come emergono dubbi negli stessi Paesi dell’Unione. Non si tratta di ostacoli insormontabili, per l’Ucraina e la Moldavia l’obiettivo potrebbe essere centrato già dal prossimo anno. Tempi diversi per la Georgia e la Bosnia-Erzegovina.

Massicci processi di riforme

L’entrata nell’Unione dell’Ucraina è il passaggio più impegnativo, la guerra con la Russia è in corso, e l’ingresso nella Ue è una svolta geo politico non indifferente. L’Europa è fortemente schierata con Kiev, tuttavia il dibattito al di là della solidarietà finora espressa senza esitazioni, potrebbe avere spunti e sfaccettature diverse. C’è chi ha superato la freddezza iniziale, come la Danimarca o l’Olanda, e chi osserva che per Kiev l’ingresso nelle democrazie ed economie occidentali rappresenta un verso salto impegnativo verso “massicci processi” di riforme democratiche interne. In più su alcuni settori come l’agricoltura, l’Ucraina rappresenta un competitore importante, soprattutto per i paesi confinanti come Polonia e Romania.

Cosa manca ancora a Kiev

Restando agli “step” da centrare Kiev deve ancora completare i capitoli relativi a diverse priorità. Entrando nel dettaglio: “Step 3: rafforzare ulteriormente la lotta contro la corruzione, in particolare ad alto livello, attraverso indagini proattive ed efficienti e un track record credibile di procedimenti giudiziari e condanne; completare la nomina di un nuovo capo della Procura specializzata anticorruzione certificando il vincitore identificato del concorso e avviare e completare il processo di selezione e nomina di un nuovo direttore dell’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina”. Rimangono poi da raggiungere lo “step 5: attuare la legge anti-oligarchi per limitare l’eccessiva influenza degli oligarchi nella vita economica, politica e pubblica; ciò dovrebbe essere fatto in modo giuridicamente valido, tenendo conto del prossimo parere della Commissione di Venezia sulla legislazione pertinente” e lo “step 7: “finalizzare la riforma del quadro giuridico per le minoranze nazionali attualmente in preparazione, come raccomandato dalla Commissione di Venezia, e adottare meccanismi di attuazione immediati ed efficaci”.

Balcani inquieti

Altro scenario è quello dei Balcani le trattative con Albania, Serbia, Montenegro e la Macedonia del nord sono in salita, e in alcuni casi in piena difficoltà. Le relazioni tra Belgrado e la Russia, ad esempio, o ancora i ripetuti scontri etnici in Kosovo, preoccupano e allontanano la possibilità di rapidi colloqui di ingresso. Tuttavia le relazioni diplomatiche ed economiche proseguono, e la possibilità di una accelerazione non viene esclusa.

Nella famiglia europea

“Presentando il pacchetto Allargamento Ue. L’Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea”, ha osservato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, “Questo è già un dato di fatto. Oggi compie un altro passo fondamentale nel suo cammino verso l’Ue: la Commissione europea raccomanda l’apertura dei negoziati di adesione. Continueremo a lavorare insieme per la futura adesione dell’Ucraina”.

L’Ungheria dice no

Il governo ungherese del primo ministro Viktor Orban minaccia di bloccare l’avvio dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea.
Budapest sostiene che Kiev violi i diritti degli ungheresi, ma Bruxelles sospetta che l’Ungheria stia dando vita a un ricatto per ottenere sussidi. Lo scrive l’emittente pubblica olandese Nos.

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