sabato, 27 Aprile, 2024
Società

Garlati: Giustizia riparativa per i minori, non è uno sconto di pena

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, presentando un’indagine sulla Giustizia riparativa ha ripetuto che “non è uno sconto di pena,” “funziona” e “favorisce la ricostruzione della coesione sociale.” L’indagine dell’Autorità ha preso in considerazione i 36 enti, pubblici e privati, attivi in questo campo in Italia. Ne è emerso che dei 782 programmi di Giustizia riparativa, portati a termine nel 2021, il 75,8% è costituito da mediazioni penali, seguono poi i “circle” (17,4%) e le conference (6,8%). Un altro aspetto che si ricava dall’indagine è che si ricorre ai programmi di Giustizia riparativa prevalentemente nei casi di “messa alla prova.” Altra ipotesi ricorrente è l’accesso allo strumento nel corso delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare. Meno frequente, infine, l’inserimento nella fase esecutiva della pena. Quanto all’accesso ai percorsi di Giustizia riparativa da parte dei minorenni non imputabili, questo avviene oggi in 13 distretti di corte d’appello (Torino, Milano, Brescia, Trento, Bolzano, Bologna, Sassari, Cagliari, Salerno, Lecce, Catanzaro, Reggio Calabria e Palermo).

Se ne occupano i privati

Dei 36 centri oggetto dell’indagine oltre il 70% appartiene a una cooperativa o a un soggetto del privato sociale. Quelli istituiti dalla pubblica amministrazione sono composti per la quasi totalità da personale dell’ente e da mediatori penali privati in convenzione. Sono 15 i distretti di corte d’appello con due o più centri di Giustizia riparativa minorile, mentre ne hanno uno soltanto 13 distretti (il dato di Campobasso non è stato rilevato). Nella maggioranza dei casi (77,8%) il servizio è disponibile per l’intero territorio di competenza del Tribunale per i minorenni.

Aiuta anche le vittime

“La Giustizia riparativa produce effetti positivi – sia rispetto alla considerazione che si ha di sé sia in termini di relazione con l’altro e con la giustizia – nella vittima, in chi viola la legge, nelle famiglie coinvolte e nella comunità”, spiega l’Autorità garante Carla Garlatti. “Da un lato, attraverso l’incontro con l’altro, il ragazzo che sbaglia prende consapevolezza dell’errore commesso e questo contribuisce a evitare che lo ripeta in futuro. Dall’altro, la vittima che sceglie di partecipare trova finalmente un suo spazio, si sente ascoltata e compresa e questo può aiutare il suo percorso di recupero. In termini più generali, poi, si favorisce la ricostruzione della coesione sociale e si contribuisce ad aumentare il senso di sicurezza nella comunità”.

Molti Tribunali mancano all’appello

Secondo le conclusioni dell’indagine occorre estendere il ricorso ai programmi di giustizia riparativa per gli autori di reato che non sono imputabili perché questo “è il modo per far prendere consapevolezza anche a chi ha meno di 14 anni dell’azione compiuta.” In Italia già accade, si legge nel Rapporto dell’Autorità, ma non in tutti i tribunali per i minorenni. Le rilevazioni dicono che se nel 2018 ciò avveniva in 8 distretti di Corte d’Appello, nel 2021 è accaduto in 13: ne mancano ancora 9 e per i restanti 7 il dato non è disponibile”. Dunque bisogna “aumentare il numero dei centri” per agevolarne l’accesso, anche da parte delle vittime e non solo dell’autore del reato, e inoltre si permetterebbe di realizzare la maggior parte degli incontri in presenza, evitando il ricorso all’online che rende meno efficace l’incontro.” Va diffusa la cultura della “Giustizia riparativa” e bisognerebbe promuovere la mediazione scolastica quale strumento di risoluzione dei conflitti.” Poi coinvolgere le famiglie che hanno “un ruolo fondamentale”: la ricerca, infatti, mostra come questo abbia un evidente effetto moltiplicatore dell’efficacia del percorso e della soddisfazione di chi vi ha preso parte.

Sostituire la mediazione penale

Insomma sarebbe opportuno, secondo l’Autorità garante dell’infanzia e e adolescenza, diffondere il ricorso ad altri strumenti di Giustizia riparativa, diversi dalla mediazione penale. Sul totale di 782 programmi di giustizia riparativa portati a termine nel 2021, più di tre quarti (75,8%) è costituita da mediazioni penali. “L’indagine, invece, sottolinea l’utilità di ricorrere ad altri strumenti, come il circle e il dialogo riparativo, vale a dire la community conference (mediazione di comunità) e la family group conference (mediazione estesa ai gruppi parentali)”. Quasi inutile aggiungere che andrebbero incrementare le risorse; “servono finanziamenti adeguati a formare i mediatori, diffondere la conoscenza dello strumento tra operatori e istituzioni e realizzare programmi che coinvolgano direttamente la comunità”.

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