Lo scorso anno il numero di nascite in Cina è crollato del 10%, raggiungendo il livello più basso mai registrato. Un calo che arriva nonostante una serie di sforzi del governo per sostenere i genitori in mezzo a un crescente allarme per un paese diventato demograficamente squilibrato. Secondo un rapporto pubblicato dalla National Health Commission, nel 2022 la Cina ha avuto solo 9,56 milioni di nascite. Si tratta della cifra più bassa da quando sono iniziate le registrazioni nel 1949. Gli alti costi dell’assistenza all’infanzia e dell’istruzione, la crescente disoccupazione e la precarietà del lavoro, nonché la discriminazione di genere, sono tutti fattori che hanno contribuito a dissuadere molte giovani coppie dall’avere più di un figlio o addirittura dall’averne affatto.
Economia in calo
L’anno scorso, anche la popolazione del Paese è diminuita, per la prima volta in sessant’anni, scendendo a 1,41 miliardi di persone. Ciò ha portato i demografi nazionali a lamentarsi del fatto che la Cina invecchierà prima di arricchirsi, rallentando l’economia con il calo delle entrate e l’aumento del debito pubblico a causa dell’impennata dei costi sanitari e sociali. Gran parte della recessione demografica è il risultato della politica cinese del figlio unico imposta tra il 1980 e il 2015. Quasi il 40% dei neonati cinesi lo scorso anno erano il secondo figlio di una coppia sposata, mentre il 15% proveniva da famiglie con tre o più figli. Per stimolare il debole tasso di natalità del Paese, Pechino ha varato una serie di misure, come sforzi per aumentare l’assistenza all’infanzia e incentivi finanziari. Il presidente Xi Jinping, a maggio, ha presieduto un incontro per studiare l’argomento.