venerdì, 13 Settembre, 2024
Lavoro

Cnel: approvato il documento sul salario minimo. Brunetta: necessaria la contrattazione collettiva

Il Cnel ha votato il documento sul salario minimo: 39 voti a favore e 15 contrari su 54 votanti. I presenti erano 62 pertanto 8 consiglieri non hanno espresso nessuna preferenza. Nel documento approvato si valorizza “la via tradizionale” della contrattazione collettiva. Sindacati non allineati; tra i contrari i rappresentanti di Cgil, Uil, Usb e anche 5 consiglieri di nomina presidenziale. Mentre la Cisl ha parlato di “un’impostazione, condivisibile” con chi “continua a ritenere che il tema del salario minimo, del salario dignitoso o del salario massimo possibile, va affrontato e risolto restando nella cornice delle buone relazioni sindacali e nella contrattazione collettiva.”

Cnel: ampliare contrattazione collettiva

“Sono certo”, ha detto il presidente del Cnel, Renato Brunetta, “che una volta affievolita la contesa politica, che vede una estrema e ingiustificata polarizzazione tra chi è a favore e è chi contro il salario minimo, sarà possibile apprezzare il documento approvato a larga maggioranza dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro”. Il documento arriva dopo l’iter che si è avviato all’indomani della richiesta della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’11 agosto scorso, e poi in modo formale dal 22 settembre, giorno di insediamento della nuova consiliatura Cnel. Entro i 60 giorni indicati da palazzo Chigi. Il documento è costituito da una prima parte di inquadramento e analisi e una seconda parte con conclusioni e proposte. Il contributo prospetta un “piano nazionale di azione” che tende a far leva su un ampliamento e consolidamento degli spazi della contrattazione collettiva di qualità. Anche se lascia comunque spiragli per il salario minimo riguardo situazioni di “criticità”; lavoro povero o dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori (non solo i dipendenti e non solo i livelli più bassi delle scale di classificazione contrattuale) che “non possono certo essere risolti attraverso soluzioni semplicistiche”. Ambiti che riguardano in modo più accentuato lavoratori temporanei, parasubordinati, lavoratori fittiziamente autonomi, lavoratori occasionali, stagisti, lavoratori con mansioni discontinue o di semplice attesa o custodia e lavoratori a tempo parziale involontario.

Confintesa: no a “salari da fame”

Cristian Camisa, presidente di Confapi, approva e commenta: “la contrattazione collettiva è la strada maestra. I contratti che Confapi sottoscrive da ben 75 anni nei tredici settori produttivi più importanti sono sopra la soglia dei nove euro l’ora e non ignoriamo il fatto che il documento del Cnel prevede indicazioni per tutelare quei settori e quei lavoratori che non sono coperti dalla contrattazione collettiva.” Massimo Visconti, presidente di Confintesa e consigliere del Cnel ha dichiarato che “Confintesa dal 2018 si è dichiarata favorevole a rivedere i meccanismi che, ancora oggi, mantengono livelli salariali da fame e completamente insufficienti a garantire una vita dignitosa come prevede l’articolo 36 della Costituzione. Di contro partiti e sindacati che oggi si stracciano le vesti chiedendo il salario minimo per legge, all’epoca, pur essendo al Governo del Paese, non ritenevano di alcun interesse l’argomento del salario minimo, anzi erano contrari”.

L’astensione delle Coop

Legacoop ha fatto sapere di non aver votato: “Abbiamo deciso di astenerci dal voto poiché siamo convinti che questi contenuti non possano essere posti in secondo piano rispetto ad un dibattito politico nel quale si sono evidenziate visioni strumentali e forzate sul ruolo del Cnel che poco hanno a che fare con la necessità di modificare le dinamiche salariali e del mercato del lavoro e con le funzioni costituzionalmente attribuite all’ente”, ha detto il presidente Simone Gamberin.

Opposizioni: Cnel ha lavorato per il Governo

La segretaria del Pd Schlein sfida la maggioranza: “abbiano il coraggio di dire ‘no’ sui 9 euro l’ora che abbiamo proposto per i 3.5 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri in Italia” e poi aggiunge che il “tentativo di usare il Cnel per affossare la proposta di salario minimo delle opposizioni è miseramente fallito. L’esito delle votazioni sul documento finale sancisce una divisione così forte all’interno del Cnel da far si che le conclusioni offerte al governo ne risultino fortemente indebolite.” Carlo Calenda, leader di Azione usa argomenti simili: “il Cnel si è spaccato sul salario minimo. Ora tocca a Giorgia Meloni dire una parola sulla posizione del governo e su come affrontare il problema del lavoro povero. Della Vedova di +Europa parla di “Parlamento umiliato se a Meloni basta il Cnel”, mentre il Movimento 5 Stelle definisce “lavoro sporco” quello eseguito “dal Cnel per conto del Governo” e Giuseppe Conte dice: “Meloni fa tante passerelle, ma sul salario minimo non ci mette la faccia.”

L’attacco a Brunetta

Infine Franco Mari, copogruppo di Avs se la prende con Brunetta che “scarica sulla Cisl la responsabilità della divisione all’interno del Cnel, che invece è stato incapace di svolgere un ruolo autonomo nel rispetto della Costituzione. Oltretutto ignorando la sentenza della Cassazione. Brunetta è evidentemente il primo responsabile di questo corto circuito.” Ora la maggioranza starebbe studiando il rinvio in commissione del documento del Cnel per un approfondimento: la richiesta potrebbe arrivare la prossima settimana, quando è prevista la discussione in Aula alla Camera del ddl sul salario minimo mercoledì mattina.

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