venerdì, 29 Marzo, 2024
Attualità

Popolazione in calo soprattutto nel Mezzogiorno

Secondo i dati provvisori dell’Istat, il 2019 si conferma un anno nel quale le tendenze demografiche risultano in linea con quelle mediamente espresse negli anni più recenti.

Le evidenze documentano ancora una volta bassi livelli fecondità, un regolare quanto atteso aumento della speranza di vita, cui si accompagna, come ormai di consueto, una vivace dinamica delle migrazioni internazionali. Il riflesso di tali andamenti demografici comporta nel complesso un’ulteriore riduzione della popolazione residente, scesa al 1° gennaio 2020 a 60 milioni 317mila. La popolazione, che risulta ininterrottamente in calo da cinque anni consecutivi, registra nel 2019 una riduzione pari al -1,9 per mille residenti. La riduzione si deve al rilevante bilancio negativo della dinamica naturale (nascite-decessi) risultata nel 2019 pari a -212mila unità, solo parzialmente attenuata da un saldo migratorio con l’estero ampiamente positivo (+143mila). Le ordinarie operazioni di allineamento e revisione delle anagrafi (saldo per altri motivi) comportano, inoltre, un saldo negativo per 48mila unità. Nel complesso, pertanto, la popolazione diminuisce di 116mila unità.

Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille). Al contrario, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille).
Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle Province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con tassi di variazione pari a +5 e +3,6 per mille. Rilevante anche l’incremento di popolazione osservato in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+2,8). La Toscana, pur con un tasso di variazione negativo (-0,5 per mille), è la regione del Centro che contiene maggiormente la flessione demografica e comunque l’ultima a porsi sopra il livello di variazione medio nazionale (-1,9).

Totalmente contrapposte le condizioni di sviluppo demografico nelle quali versano le singole regioni del Mezzogiorno, la migliore delle quali – la Sardegna – viaggia nel 2019 a ritmi di variazione della popolazione pari al -5,3 per mille.

Particolarmente critica, infine, la dinamica demografica di Molise e Basilicata che nel volgere di un solo anno perdono circa l’1% delle rispettive popolazioni.

Nel 2019 si registra in Italia un saldo naturale pari a -212mila unità, frutto della differenza tra 435mila nascite e 647mila decessi. Preannunciato dall’antitetica dinamica prospettiva di nascite e decessi nell’ultimo decennio, si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. Ciò comporta che il ricambio per ogni 100 residenti che lasciano per morte sia oggi assicurato da appena 67 neonati, mentre dieci anni fa risultava pari a 96. Il saldo migratorio con l’estero nel 2019 risulta positivo per 143mila unità, in virtù del fatto che a fronte di 307mila iscrizioni anagrafiche dall’estero si hanno solo 164mila cancellazioni. Il dato risulta in evidente calo se confrontato con quello del biennio precedente (in media oltre 180mila unità aggiuntive annue) e persino al di sotto della media degli ultimi cinque anni (+156mila).

Nonostante l’ennesimo record negativo di nascite, la fecondità rimane costante al livello espresso nel 2018, ossia 1,29 figli per donna. Nell’ultimo biennio, in particolare, tra le donne residenti in età feconda (convenzionalmente di 15-49 anni) si stima una riduzione di circa 180mila unità. In aggiunta a tale fattore va poi richiamato che i tassi specifici di fecondità per età della madre continuano a mostrare un sostanziale declino nelle età giovanili (fino a circa 30 anni) e un progressivo rialzo in quelle più anziane (dopo i 30). L’età media al parto ha toccato i 32,1 anni.

Circa un quinto delle nascite occorse nel 2019 è da parte di madre straniera. Tra queste, pari a un totale di 85mila, 63mila sono quelle prodotte con partner straniero (che quindi incrementano il numero di nati in Italia con cittadinanza estera) 22mila quelle con partner italiano. I nati da cittadine italiane sono invece 349mila, di cui 341mila con partner connazionale e circa 8mila con partner straniero. Nel 2019, come ormai da qualche anno, la fecondità più elevata si manifesta nel Nord del Paese (1,36 figli per donna), ben davanti a quella del Mezzogiorno (1,26) e del Centro (1,25).

Il primato della zona più prolifica spetta alla Provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna. Il rallentamento dei ritmi di crescita della speranza di vita non pregiudica comunque l’evidenza che vede l’Italia tra i Paesi a elevata longevità, in grado di segnare ogni anno nuovi record di sopravvivenza, quali quelli riscontrati nel 2019. Particolarmente felice, sotto questo punto di vista, è la situazione che emerge un pò in tutto il Nord-est, dove si riscontrano condizioni di sopravvivenza assai favorevoli.

Al 1° gennaio 2020 gli stranieri residenti ammontano a 5 milioni 382mila, in crescita di 123mila unità (+2,3%) rispetto a un anno prima. (Italpress)

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