venerdì, 3 Maggio, 2024
Politica

Via l’abuso d’ufficio, più rigore per custodia cautelare e intercettazioni

CdM. Giustizia garantista, passa la riforma Nordio

Via libera alla riforma della giustizia. Una svolta ampiamente garantista con uno sfondo politico che supera il Centrodestra e arriva fino ad Azione e Terzo Polo. Da questa maggioranza ideale è scaturito un Consiglio dei ministri che ha varato decisioni che ribaltano molti ferrei paradigmi giudiziari su cui sono fondate indagini, reati, arresti e appelli.

Giustizia la linea Nordio

Il Cdm è unito permettendo al ministro Carlo Nordio di tirare diritto su una linea di fermezza nel ridefinire i perimetri di azione in particolare della pubblica accusa. In primo luogo con l’abolizione dell’abuso d’ufficio e della possibilità per il pubblico ministero di impugnare le sentenze di assoluzione, tranne che per i reati più gravi. Decisa una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni da parte dei giornali. Via libera anche alle norme che riguardano le misure di custodia cautelare. Al termine del Cdm lo stesso ministro della giustizia Carlo Nordio ha illustrato la riforma e puntualizzato su alcune polemiche scaturite con questi giorni da parte dei partiti della  sinistra, del M5S e della stessa magistratura. “Ho sentito inesattezze”, osserva Nordio, “sul vuoto di tutela che si realizzerebbe con l’abolizione dell’abuso d’ufficio che non c’è affatto, il nostro arsenale è il più agguerrito d’Europa. Nella riforma approvata non c’è un bavaglio alla stampa”. “Spero che l’approvazione della riforma avvenga nel più breve tempo possibile”, auspica il ministro, “mi auguro che l’opposizine sia fatta in termini razionali e non emotivi. Il Parlamento deve essere disposto ad ascoltare. Il mio auspicio è che si argomenti con le ragioni del cervello”.

I giudici e le interferenze

Su un punto il ministro, magistrato di lungo corso, è chiarissimo: la riforma non può essere oggetto di valutazioni dei magistrati.
“E’ patologico che in Italia molto spesso la politica abbia ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Questo è inammissibile. Il magistrato non può criticare le leggi, come il politico le sentenze”, sottolinea Nordio, “Ascoltiamo tutti, ma il governo propone e il Parlamento dispone. Questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze”.

Riforma dedicata a Berlusconi

Il ministro Nordio sottolinea un passaggio della scelta garantista della riforma, esprimendo il “rammarico” che l’ex premier Silvio Berlusconi non possa “assistere al primo passo verso una riforma radicale in senso garantista “. “Il reato di abuso d’ufficio è stato modificato varie volte per circoscriverne i limiti, ma sono continuate iscrizioni nel registro degli indagati e informazioni di garanzia che costituivano il vero motivo della paura della firma per cui sindaci e amministratori non firmavano nulla e questo è un grande danno economico che si riversa sui cittadini”.

I giudici all’attacco

Immediata la replica dell’Associazione nazionale dei magistrati che ribadisce le critiche all’eliminazione dell’abuso ufficio. A scendere in campo il presidente Giuseppe Santalucia. “Il ministro Nordio sembra dimenticare che la riforma del 2020 punisce la violazione dolosa della legge, non di altre norme, quando la legge non consente alcuna valutazione discrezionale: cioè dice al pubblico ufficiale ‘deve fare questo o devi omettere di fare quest’altro’. Come si può pensare che un comportamento di questo tipo in palese violazione di legge, fatta per avvantaggiare se stesso o i propri amici o danneggiare altri, possa sfuggire alla norma penale, io sinceramente non capisco”. Secondo Santalucia l’abrogazione del reato non potrà avere l’effetto di fermare le indagini su questo tipo di condotte. “Quando il privato si sente violato dal pubblico ufficiale che secondo lui ha sfruttato l’ufficio per vantaggi personali, le indagini vanno fatte”. Anzi “l’abrogazione del reato, di fronte a una denuncia, costringerà il pm a trovare nel sistema una norma diversa con cui poter far luce su quanto avvenuto”. “Credo si vada incontro a una nuova pronuncia di incostituzionalità”, dice poi Santalucia sull’eliminazione del potere di appello del pm contro le sentenze di assoluzione per i reati non particolarmente gravi, contenuta nel ddl Nordio. “Questa norma era stata introdotta dalla cosiddetta legge Pecorella già nel 2006 e appena un anno dopo bocciata dalla Corte Costituzionale, che disse non si può alterare la parità delle condizioni tra pm e imputato”. E ora “si comprime il potere del pm e non si interviene sull’altro versante.E’ uno sbilanciamento a danno dell’accusa pubblica”.

Tajani e la dedica a Berlusconi

“Ho voluto ricordare”, sottolinea il vicepremier Antonio Tajani aprendo la conferenza stampa al termine del Cdm, “l’umanità di questo uomo che si è battuto sempre per gli ideali in cui credeva, checché ne possano dire i detrattori: uno di questi era la giustizia giusta per ogni cittadino che potesse essere giudicato con le regole e le garanzie che in una democrazia spettano ad ognuno di noi. Berlusconi sarebbe soddisfatto se fosse qui ad ascoltare le parole del ministro Nordio per quanto riguarda le decisioni adottate dal cdm in materia di diritto penale”.

La riforma, cosa cambia

Tra le novità di rilievo prevista dalla riforma anche quella sulla carcerazione preventiva. Per applicare la detenzione in carcere si dovrà pronunciare un collegio di giudici e non basterà più un solo  magistrato. Prima della decisione, inoltre l’indagato dovrà essere interrogato dal giudice. Questa ultima norma entrerà in vigore tra 2 anni, bisognerà infatti prima ampliare gli organici dei magistrati in servizio con lo sblocco delle assunzioni.

Esce, inoltre, di molto ridimensionata la possibilità per i pubblici ministeri di impugnare le sentenze di assoluzione. Per gli imputati, quindi, le vicende giudiziarie si concluderanno già in primo grado in caso di sentenza favorevole, ma non per tutti. La novità si applicherebbe infatti solo aireati di “contenuta gravità”. Cambia anche il reato di traffico di influenze illecite, che colpisce chi, vantando rapporti privilegiati con pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, si facciadare o promettere, per sé o per altri, “denaro o altra utilità” per la “mediazione illecita”.

Ora potranno essere punite solo le “condotte particolarmente gravi”. Fuori anche tutti i casi di “millanteria”.

Via l’abuso d’ufficio

È il tema oggi varato dal Cdm più contrastato della riforma. Quello che più sta a cuore al ministro Nordio che, contro chi obietta sull’utilità del reato così come era formulato, contrappone i numeri. Per il titolare del ministero di via Arenula, i tanti rimaneggiamenti introdotti nel corso degli anni su questa fattispecie di reato, non hanno eliminato lo “squilibrio” tra le iscrizioni nel registro degli indagati: 3 mila 938 nel 2022 ne le archiviazioni 3mila 536, sempre nel 2022. Nel 2021 in primo grado ci sono state solo 18 condanne. L’abuso d’ufficio è uno dei reati più comuni per chi opera nella pubblica amministrazione e uno dei più temuti, specie da sindaci e amministratori locali.

Stop diffusione intercettazioni

Altra decisione rilevante che suscita critiche e polemiche riguarda le intercettazioni, sia come atto di indagine in sè che rispetto alla loro pubblicazione. Ce una stretta significativa rispetto alla possibilità per i giornali di pubblicare le conversazioni private raccolte in sede di indagine. L’ulteriore novità decisa dal Cdm  sta anche nella richiesta a pm e giudici di limitarsi in sede di indagine, stralciando dai brogliacci e dai loro provvedimenti iriferimenti alle persone terze estranee alleindagini.

Assunzioni di magistrati

Tra le decisioni prese dal Cdm per sopperire alla cronica carenza di personale giudiziario c’è il via libera alla assunzione di 250 nuovi giudici e un accorciamento sui tempi del concorso di accesso. E con una norma di interpretazione autentica si eviterà il rischio che siano dichiarate nulle sentenze pronunciate in procedimenti per gravissimi reati di criminalità organizzata e terrorismo alle quali hanno concorso giudici popolari con più di 65 anni, limite massimo fissato dalla legge per la loro nomina.

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