sabato, 20 Aprile, 2024
Lavoro

Lavoro. Aumentano gli infortuni. Si muore ancora di amianto

La Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro

È Francesco, operaio di trentuno anni, l’ultimo morto sul lavoro mentre aggiustava un tetto insieme al padre. È accaduto proprio nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto, celebrata perché queste morti non cadano nel silenzio e per riflettere sull’assurdità che nella nostra epoca – che si dice civilizzata – gli incidenti siano ancora così numerosi. Invece, le disgrazie sono in continuo aumento. I dati provvisori INAIL del 2022, riguardanti gli infortuni sui luoghi di lavoro in Italia, rilevano 697.773 denunce di infortunio, di cui 1090 con esito mortale, in aumento del 25,7% rispetto al 2021, del 25,9% rispetto al 2020 e dell’8,7% rispetto al 2019. A livello nazionale i dati presentano un aumento dal 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0%) sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+11,9%). E l’assurdità più grande è che molti casi siano ancora attribuibile all’esposizione all’amianto, che sembrava eliminato da almeno un ventennio

Nel 2022, 125 milioni di persone ancora esposti all’amianto nel mondo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone ancora esposte a questo materiale altamente cancerogeno nei luoghi di lavoro in tutto il mondo sono circa 125 milioni. Solo in Europa sono oltre 15mila le morti che avvengono ogni anno per l’amianto, responsabile di circa la metà di tutti i decessi per cancro sviluppati sul posto di lavoro. Nonostante questi allarmanti dati, nel mondo si lavorano ancora oggi oltre due milioni di tonnellate di amianto, soprattutto in Russia, Cina e Brasile. Anche in l’Italia, nonostante la Legge n. 257 del 1992 abbia vietato l’estrazione, l’importazione e la commercializzazione del materiale, ci sono ancora tante, troppe vittime da esposizione al materiale. Il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, ha reso noto che nel 2022 sono state registrate almeno settemila vittime fra esposizione per lavoro e quella ambientale. La situazione è particolarmente preoccupante in quanto gli effetti dannosi del materiale sono spesso visibili solamente dopo molti anni. Secondo le ultime stime del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e di Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) in Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto, con 38 mila siti a rischio e un miliardo circa di metri quadrati di coperture in amianto.

Oltre al danno risarcimenti lenti

Ai danni alla salute si aggiunge anche che “le vittime, nonostante debbano affrontare indicibili sofferenze, non riescono neanche a veder riconosciuti i propri diritti – denuncia Bonanni -. Servono, infatti, lunghissimi procedimenti giudiziari per ottenere i benefici amianto e i risarcimenti”. Un piccolo passo in avanti, fanno sapere i sindacati, è stato fatto per i titolari di una malattia professionale per esposizione all’amianto con la Legge di Bilancio 2023 che ha previsto un incremento del beneficio erogato dall’Inail dal 15% al 17% della rendita. Quello che chiedono Cgil-Cisl e Uil è che si faccia quanto prima il censimento dei siti inquinati da bonificare. Il problema attuale è la sicurezza di lavoratori che devono sapere come maneggiare l’amianto ancora presente in molti manufatti e smaltirlo senza provocare effetti dannosi per la salute. Va considerato, ad esempio, che quasi tutti gli impianti, prima del 1992, venivano isolati termicamente con l’amianto per renderli ignifughi e per fornire maggior resistenza termica, per cui lo si può ritrovare anche in strumenti agricoli, manufatti meccanici di automobili, o macchinari nel mondo dello spettacolo. Oltre che nella industria manifatturiera, cantieri navali e rotabili ferroviarie.

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