venerdì, 29 Marzo, 2024
Salute e Lavoro

Unicef: lavoratori minorenni, ridurre rischi psico-sociali

Per la valutazione del benessere psicofisico degli oltre 50.000 minorenni che lavorano con contratti regolari, Unicef Italia ha elaborato un percorso metodologico attraverso il Laboratorio di Sanità Pubblica per l’analisi dei bisogni di Salute della Comunità dell’Università degli Studi di Salerno.

Il documento messo a punto, che ha raccolto consensi dall’Associazione Italiana degli Ospedali Pediatrici e dalla Federazione Nazionale degli Ordini Professionali dei Consulenti del Lavoro, è da considerarsi un indispensabile strumento di riferimento messo a disposizione gratuitamente dall’Osservatorio Nazionale di Unicef Italia per la prevenzione dei danni da lavoro minorile istituito a giugno dello scorso anno.

Si riportano, in sintesi, alcuni criteri da tenere in considerazione al fine di minimizzare i potenziali fattori di rischio psico-sociale del lavoro minorile, partendo dal presupposto che non esistono in Italia, ricerche di natura psicologica, che si occupano delle ricadute psico-sociali del lavoro minorile:

Età di ingresso nel mondo del lavoro:  i rischi aumentano progressivamente con il diminuire dell’età;

Qualità del lavoro (tempo e mansioni)è necessario prestare attenzione alle tipologie di lavoro che richiedono turni molto lunghi, un impegno fisico gravoso e costante, l’isolamento dalla famiglia o l’assunzione di responsabilità non calibrate in base all’età e alle peculiarità fisiche, emotive e psicologiche proprie dell’adolescenza, in quanto questi aspetti possono influire negativamente sulla qualità di vita del minore;

Equilibrio scuola-lavoroè importante che l’attività lavorativa non interferisca eccessivamente con la formazione scolastica. Il lavoro deve prevedere fasce orarie, durata dei turni e mansioni che permettano all’adolescente la regolare frequenza scolastica e la possibilità di disporre di un tempo adeguato per lo studio ed attività extracurriculari.

Relazioni sociali intra-lavorative: risulta fondamentale garantire spazi e tempi, anche brevi, per creare relazioni al lavoro, sia con i pari che con le figure di riferimento (tutor, etc..). Il confronto con le figure di riferimento adulto, adeguatamente formate, ha lo scopo di evitare forme di isolamento relazionale e sociale e di cogliere espressioni di disagio al lavoro quali maltrattamenti, bullismo. Queste ultime possono incidere sia su autostima ed autoefficacia, sia sull’insorgere di disturbi psicologici, soprattutto in adolescenti che stanno costruendo un quadro identitario e risultano essere in fase di fragilità;

Relazioni sociali extra-lavorative: il lavoro deve permettere, nella strutturazione dei suoi tempi, orari consoni con l’integrazione della vita sociale del minore (es. giorni di riposo, flessibilità oraria), consentendo un’adeguata gestione del tempo libero e possibilità di relazione con il gruppo dei pari, in quanto il confronto sociale con essi rappresenta una dimensione centrale nella costruzione del Sé e dell’Identità; Risorse personali: è utile effettuare un colloquio pre-lavorativo in cui è possibile rilevare una conoscenza del minore e delle sue skills, al fine di garantire compiti sfidanti ma non eccessivamente distanti dalle competenze in possesso. È importante che le mansioni affidate all’adolescente siano adeguate e stimolanti, in quanto in questo modo si sentirà in grado di gestire la situazione e ciò attiva in lui un atteggiamento costruttivo. Se, invece, le richieste non sono adeguate alle risorse e capacità attuali dell’adolescente, quest’ultimo va incontro ad una diminuzione del senso di autoefficacia e dell’autostima;

Presenza di barriere sociali di tipo strutturale e culturale di natura economica, geografica e connesse con stereotipi e discriminazioni di genere o di etnia.

Si tratta di elementi utilissimi per elaborare compiutamente il Documento della Valutazione del Rischio (VDR) da parte dei datori di Lavoro che hanno tra le proprie maestranze lavoratori minorenni. Solo attraverso l’analisi non solo dei rischi fisici ma soprattutto di quelli legati allo stress da lavoro correlato e di quelli psicosociali, si riescono ad evitare non solo infortuni sul lavoro ma anche malattie professionali.

“Anche il recente Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, ha precisato Carmela Pace presidente Unicef Italia, persegue il generale obiettivo di promozione della salute e prevenzione delle malattie, attraverso una declinazione territoriale ed azioni di tipo trasversale che garantiscano uno sviluppo equo e partecipato. Nello specifico, la linea di intervento sullo stress e sui rischi psicosociali, Programma Predefinito n.8, si propone di innalzare gradualmente il livello di attenzione intervenendo in comparti identificati “a rischio” attraverso l’attuazione di Piani Mirati di Prevenzione. Attraverso il monitoraggio attento del nostro Osservatorio, vengono avviate concrete misure di prevenzione e protezione dei lavoratori minorenni”.

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