venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Anche la corruzione causa dell’assenteismo elettorale

L’assenteismo registratosi in maniera preoccupante nelle ultime elezioni regionali in Lombardia (siamo al 41,69%) e nel Lazio (la partecipazione è ancora più bassa, al 37,20% contro il 66,55% della tornata precedente), hanno indotto molti osservatori ad avanzare ipotesi circa le cause principali di questo fenomeno.

Sabino Cassese nella sua analisi di qualche giorno fa sul “Corriere della Sera” parte da alcuni dati che rendono bene l’idea del calo della partecipazione alla vita politica degli italiani: “Nei primi decenni della Repubblica si recava alle urne più del 90% degli aventi diritto al voto… ora sono scesi a poco più del 60%. Gli iscritti ai partiti erano più dell’8% della popolazione; sono ora meno del 2%. I partiti erano associazioni ramificate nella società, complesse; sono ora dei comitati elettorali… La lotta politica si svolgeva intorno a grandi problemi… La comunicazione era fatta con note stampa… ora è affidata a estemporanei tweet”… “L’offerta di candidature abbondava, perché saliva dall’interno dei partiti”.

Le cause: “La funzione legislativa si è trasferita dal Parlamento al governo”… I primi (n.d.a.: i parlamentari) non sono prescelti dall’elettorato, ma nominati dai segretari delle forze politiche”…, “quelli che chiamiamo “rappresentanti” non riescono a rappresentare il Paese, che se ne allontana, per colpa della inconsistenza dell’offerta politica di forze, prigioniere del solo quotidiano e dell’incapacità dei futuri governanti, pronti solo a fare proposte “mordi e fuggi”, invece di elaborare un programma con obiettivi di legislatura.

Qualche giorno dopo, sempre sul quotidiano milanese, Maurizio Ferrera notava che, dietro l’astensione c’erano tanti giovani senza partito e denunciava che: “Una democrazia che perde la voce dei suoi giovani è malata, soffre di un deficit di rappresentanza che può eroderne le stesse fondamenta”… “Ad essere in crisi è dunque la partecipazione politica “istituzionale”, quella che in passato era addirittura obbligatoria: il voto”… Oggi “fonti principali di informazione sono i social media e i siti web. La televisione è indicata solo dal 34%, la radio dal 20%, la carta stampata (giornali e riviste) dal 14% degli intervistati”… “I social sono diventati brodo di coltura della politica “negativa”, quella che si focalizza solo sulla contrapposizione, e vede dappertutto cospirazioni e nemici da combattere. Col risultato di alimentare una crescente sfiducia nelle istituzioni, comprese appunto le elezioni”… “Molti giovani non votano, pochi si candidano o vengono candidati, ancor meno vengono eletti”.

In tutte queste brillanti analisi manca, però, un’altra delle cause – ed è forse la principale – che può aver causato l’assenteismo di queste elezioni del 12/13 febbraio scorso. Ed è il livello di percezione che l’Italia ha della corruzione, nella società e nelle istituzioni, “che la pongono nella parte bassa della graduatoria nell’area dell’Europa occidentale e dell’Unione Europea e in posizione non particolarmente soddisfacente nel più ampio panorama internazionale, – lo dichiara Gian Luca Trequattrini nel suo intervento al “Master anticorruzione” “La Banca d’Italia e la prevenzioni dei rischi corruttivi”.
Questa percezione non fa altro che allontanare sempre più l’elettorato dalla politica. La corruzione, infatti, prevalentemente investe il sistema istituzionale ed assume un’importanza cruciale, anche perché spesso innesca decise reazioni della società civile.

“Esempi nella storia passata e recente del nostro Paese, purtroppo, non mancano; a fine Ottocento le irregolarità emerse nella gestione della Banca Romana”… In anni più recenti, Tangentopoli ha provocato la scomparsa dei partiti nati nel dopoguerra e la fine della prima Repubblica. Ai casi più conosciuti, del pagamento di una tangente a politici e a funzionari pubblici in cambio di un vantaggio, “si è aggiunto quello più subdolo dei personal contacts, i rapporti di conoscenza con coloro che sono investiti di poteri di decisione nel settore pubblico o privato, rapporti che si rivelano determinanti per ottenere posti di lavoro, incarichi o altri benefici. I favoritismi, pur indipendenti da illeciti penali, sono anch’essi parte della corruzione”.

È sufficiente, perciò, che l’opinione pubblica abbia anche la sola percezione di condotte non regolari per mettere a repentaglio la credibilità di intere istituzioni, ed una volta intaccata e compromessa la loro reputazione non ci si può meravigliare poi che se ne allontani se non addirittura le si contestino. Di qui l’assenteismo ed il non voto ad elezioni pur importanti per la vita di interi territori e di grandi comunità.
Per questi motivi – conclude l’intervento del “Responsabile per l’etica e la prevenzione della corruzione di Bankitalia” – “è indispensabile che alla presenza di efficaci presidi specifici si accompagni la diffusione nella cultura di cittadini e imprese dei valori della legalità e della correttezza. L’istruzione svolge sotto questo profilo un ruolo essenziale”.

Le iniziative di educazione alla legalità e, in particolare, di quella economica – rivolte non solo ai giovani – sono importanti per promuovere comportamenti individuali improntati a correttezza e integrità, per combattere la corruzione, favorendo, altresì, la chiarezza delle regole, la semplificazione della burocrazia, l’affermazione di una cultura della concorrenza e della logica meritocratica.
Ecco questa potrebbe essere una delle strade da imboccare per contrastare innanzitutto ed in particolare l’allontanamento dei giovani dal voto e per tentare di riconciliare la società civile con la politica.

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