sabato, 27 Luglio, 2024
Economia

Politica energetica per uscire dal tunnel

Anche nell’ultima “Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita” della Banca d’Italia, curata da Alez Tagliabracci, Marco Fruzzetti e Tullia Padellini, pubblicata pochi giorni fa, si confermano i segnali non rassicuranti per la nostra economia. Le imprese dell’industria e dei servizi, infatti, continuano a segnalare difficoltà per l’incertezza economica e politica pur essendo migliorate le attese sulla domanda e l’occupazione che dovrebbe continuare a crescere. I prezzi rimarrebbero sostenuti nei prossimi 12 mesi ed in sostanza l’inflazione verrebbe ancora sostenuta dai rincari dei prezzi alla produzione.

In particolare la grande maggioranza delle imprese (86,1%) non ritiene possibile che il quadro economico generale si evolva positivamente nel primo trimestre del 2023.

Per il 41,6% nel quarto trimestre del 2022 i rincari energetici hanno arrecato difficoltà analoghe o superiori rispetto ai tre mesi precedenti. Per effetto degli elevati costi energetici, quasi due imprese su tre intendono alzare i prezzi di vendita nei prossimi tre mesi.

Il saldo tra giudizi di miglioramento e peggioramento delle condizioni per investire nel quarto trimestre è rimasto ampiamente negativo e le condizioni di accesso al credito sono ritenute stabili da circa i tre quarti delle imprese, a fronte però di un peggioramento per il 21 per cento (come nel trimestre precedente).

Gli aspetti positivi fortunatamente restano quelli relativi alla crescita degli investimenti che proseguirebbero anche nel 2023.

Quelle che preoccupano di più sono “le attese sull’inflazione al consumo che sono cresciute in misura marcata sui diversi orizzonti di previsione, raggiungendo in tutti i comparti i livelli massimi dall’inizio della rilevazione nel 1999. Il tasso atteso di inflazione al consumo si attesta, in media, a 8,9 per cento tra sei mesi (da 7,5 nella precedente rilevazione), a 8,1 tra 12 mesi (da 6,9), a 6,7 tra 2 anni (da 5,7) e a 5,7 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (da 4,9)”. La dinamica dei prezzi di vendita rimane sostenuta, pur se in attenuazione nelle costruzioni e soprattutto nell’industria.

Negli ultimi giorni il rincaro dei carburanti sta minacciando significativamente i redditi dei consumatori, incentiva l’inflazione e mette in difficoltà per la prima volta, da quando si è insediato, il Governo di centrodestra.

È vero che la coperta è corta e che quindi bisogna compiere scelte drastiche ed anche impopolari, ma non basta prendersela con la speculazione, perché la vera responsabile è la crisi energetica scoppiata lo scorso anno. Gli idrocarburi fanno solo da segnalatori, perché reagiscono con grande rapidità e a loro volta innescano nuove crisi.. Occorre al più presto presentare un nuovo modello di formazione dei prezzi, introducendo criteri di proporzionalità ed equità.

Anche in questo settore, come in tanti altri, l’Europa non c’è e solo il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, socialista, ha aperto la porta a un fondo comune europeo finanziato da titoli di tutti i Paesi Eu, ma con il vincolo che siano prestiti e non erogazioni di risorse a fondo perduto.

Certo, i Paesi che hanno maggiore capacità di spesa, quelli che hanno i bilanci in ordine, sono in grado di erogare bonus carburante, sussidi e sostegni più consistenti rispetto a quelli decisi in extremis dal governo italiano. Ma ciò non ci esime di operare perché venga condivisa in Europa la necessità e l’urgenza di una politica energetica comune, nella consapevolezza che l’utopia verde è finita e che il mondo sta continuando ad andare a idrocarburi: il Giappone è ritornato al nucleare dopo il disastro di Fukushima, viene rilanciata ovunque l’energia atomica, la Germania ha fermato la dismissione delle centrali a carbone, anzi le sta riaprendo ed ampliando, anche in Italia si è tornati a utilizzare più carbone per la produzione elettrica.
Per vivere occorre energia e tanta, altrimenti dovremmo sopportare il freddo e il caldo. Per questo bisognerà accelerare i tempi per varare una politica nazionale energetica a tutto campo.

Sarebbe dunque il caso, nell’interesse del Paese, appoggiare e spingere per varare gli “eurobond energetici”.

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