giovedì, 9 Maggio, 2024
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Fed: il morbido atterraggio rasserena i mercati

La domanda che tutti gli operatori del settore si pongono gira tutta intorno a  fino a quando e per quanto tempo ancora continuerà il rialzo dei tassi delle banche centrali. Il mercato si attende che la Fed possa alzare i tassi sotto il 5% a marzo 2023 e la BCE arrivare oltre il 3% nei mesi estivi. Gli ultimi dati suggeriscono che l’inflazione abbia intrapreso un percorso di discesa, ma in USA le pressioni salariali sono ancora forti. Una recessione in tempi brevi in Europa e più in là nel 2023 anche in USA, in entrambi i casi di entità e durata relativamente modesti sembrano mettere quasi tutti d’accordo.

Come sappiamo i dati economici si muovono con più lentezza rispetto a quelli finanziari, in particolare quelli sull’occupazione, ma finora i dati emersi da inizio anno indicano uno scenario in cui la politica della Fed sta sortendo gli effetti auspicati, abbassando così l’inflazione ma senza impattare negativamente sull’occupazione, che sarebbe ovviamente un risultato auspicabile. Diversi analisti ed operatori del settore propendono per uno scenario di base per il 2023 che prevede l’economia statunitense alle prese con un atterraggio “morbido” (una recessione lieve con tassi di disoccupazione e di insolvenza ben al di sotto dei livelli visti nei precedenti cicli recessivi).

Sarà realmente così? Tutto dipenderà dai dati.

Sicuramente, come hanno scritto su FirstOnline.info Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi “Finora, un mercato del lavoro teso era, per le Banche centrali, un’utile giustificazione per l’aumento dei tassi necessario a riportare l’inflazione sotto controllo. Ma, se il mercato del lavoro continua a essere teso e l’inflazione non dà segno di aggravarsi – anzi… – cade anche quella giustificazione. Certamente, è ancora troppo presto per far cambiare di passo o di segno alle restrizioni monetarie, ma i reggitori della moneta hanno un motivo in più per procedere con cautela.”

Il ritorno del caro vecchio reddito fisso

Nonostante siamo solo nella seconda settimana del nuovo anno, abbiamo già ricevuto alcuni dati economici significativi dall’Europa e dagli Stati Uniti, che hanno aiutato i mercati dei tassi a invertire parte del sell-off di fine anno. La scorsa settimana in Europa i dati sull’inflazione hanno sorpreso al ribasso per il secondo mese consecutivo, attestandosi al 9,2% su base annua contro il 9,5% previsto e il 10,1% del mese precedente, mentre il dato mensile è stato nuovamente negativo con un -0,3%. Finora, tuttavia, sono stati i dati sull’occupazione statunitense di venerdì scorso a dare spinta ai mercati, con le buste paga non agricole aumentate di 223.000 unità, ancora una volta al di sopra delle aspettative, e il tasso di disoccupazione sceso al 3,5% dal 3,6% rivisto del mese precedente. Tuttavia, sia la retribuzione media oraria mensile che quella annuale sono risultate inferiori alle aspettative e alle letture del mese scorso, anch’esse riviste al ribasso.

Il nuovo anno sembra riunire tutti gli ingredienti per la rinascita del reddito fisso: rendimenti reali positivi, un contesto economico incerto e il probabile raggiungimento del picco della stretta monetaria. Gli indicatori tecnici dei trend di breve termine sono, a loro volta, positivi. Dopo il recente rally dei mercati del debito, le valutazioni di molte asset class del reddito fisso sono un po’ meno interessanti, ma ancora sufficientemente solide da sostenere una posizione ampiamente positiva per l’obbligazionario.

Ed un occhio all’azionario. Come sempre, l’imperativo è diversificare

Se si pensa che nelle prime due settimane borsistiche di gennaio il Ftse Mib è balzato dell’8,7%, poco sotto quota 26.000 dopo un anno terribile partito con la guerra in Ucraina, ci si trova di fronte un avvio tanto importante quanto inatteso, corroborato  da un’inflazione negli Usa in calo a dicembre al 6,5% e da un indice sulla volatilità, il Vix, che subito dopo la  pubblicazione sul dato del costo della vita negli Stati Uniti è calato verticalmente (-10,7%) a 18,8, un livello che non si vedeva da fine 2021. I mercati stanno annusando profumo di liberazione dalle strette monetarie di Fed e Bce, prezzando che il picco sia ormai vicino (e quindi, finanziariamente, alle spalle).

Una buona occasione per iniziare a comprare? Con cautela, dicono gli esperti, e con rispetto del proprio profilo d’investimento e dei propri obiettivi, dice il buon senso.

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