domenica, 3 Novembre, 2024
Considerazioni inattuali

(Ma)donne di tutto il mondo, unite(vi)!

“Né puttane né madonne, finalmente solo donne”. Questo il manifesto o meglio il moto propulsore del movimento femminista: quello per l’autodeterminazione femminile, la sua emancipazione e liberazione; una liberazione del corpo che è spirituale al contempo. Mai in effetti il corpo sarà più emblematicamente legato allo spirito come in questo caso: nel caso femminile e femminista. Perché nell’affermazione apparentemente pratica, poiché di un solo genere sessuale, è intrinseco il suo riconoscimento individuale, dunque della persona e della sua anima in quanto tale. Come l’urgenza di decretarne a priori l’inviolabilità, perché ogni violenza perpetrata su quel corpo assumesse i parametri di un reato contro la persona, non contro la morale comune, come era stato prima dell’epocale rivoluzione femminile: potente e prepotente sotto il profilo culturale, giuridico, sociale.

NEL RISPETTO DI TUTTI I MODI DI ESSERE DONNA

Eppure, la violenza fisica contro una donna è solo il primo passo, la base e il presupposto essenziale da cui partire. Il contorno esacerbante che la cinge è quello della violenza psicologica: la più subdola, che umilia e svilisce, ed il cui approfondimento è invece assai più fronteggiato al giorno d’oggi. Ma non basta. Ed è dal grido che è stato principio formale e sostanziale di questo articolo che voglio trarre il mio motivo di riflessione. E lo voglio dedicare, oggi più che mai, alle madonne. La mia è naturalmente una provocazione linguistica: categorizzare attraverso una scissione di questo tipo il genere femminile rappresenta esattamente la ragione di anni di lotta femminista. Ma, proprio per questo, perché non si dia più luogo a becere distinzioni di sorta, è necessario rispettare tutti, proprio tutti, i modi di essere donna.

IN DIFESA DELLE (MA)DONNE

Mi rendo conto che per quanto possa apparire paradossale, nel mondo moderno, a subire le discriminazioni più avvilenti sono proprio le donne che col genere maschile – da molteplici punti di vista – hanno meno a che fare. Mi spiego: il fatto che nella società di un tempo fosse evidentemente più urgente tendere alla difesa di quelle che, in contrasto con il costume di allora, assumevano un comportamento classificato come più disinvolto, disinibito, libero, con il passare degli anni e con i naturali cambiamenti e progressi avvenuti in questo senso, ci si è dimenticati di tutelare quelle che per natura – e non per dettami o imposizioni moralistiche – sono monogame o semplicemente molto meno volubili, magari perché più orientate verso la costruzione di rapporti profondi e perciò più rari da coltivare, quindi assai pochi nell’arco dell’esistenza di una donna. Senza per questo tacciare di superficialità quelle che tra le donne scelgono di sperimentare con meno fatica.

LA LIBERTA’ DI DIRE DI NO SENZA ESSERE SPECIALI

Essere libere non significa soltanto libertà di costume – come la società arcaica ci ha sempre condotto a pensare – in quanto libere di darsi senza essere giudicate. Dobbiamo tutelare, oggi più che mai, chi invece vuole essere libera di non darsi o di scegliere un solo uomo senza per questo considerarsi fuori dai canoni della società civile o dal campo del lavoro o come una persona particolare o speciale. Esatto, avete letto bene: le donne dovrebbero avere il diritto di essere “madonne” (per rappresentare le sciocche etichette di una volta) senza per questo essere giudicate, né positivamente né negativamente.

ABBIAMO SCELTO DI SCEGLIERE

Non siamo soltanto stanche di non poter mettere una minigonna rischiando l’etichetta di poco di buono, ma anche di essere inquadrate come una specie protetta se abbiamo scelto di essere più ‘rigide’, se abbiamo scelto di scegliere, di essere difficili, senza per questo sentirsi dare della suora o della stronza (situazione assurda ma garantisco ad oggi plausibile). Se non ci piacete o se semplicemente crediamo di non dover avanzare nella nostra carriera utilizzando il nostro fascino – perché non c’entra niente e perché se abbiamo merito non ce n’è proprio alcun bisogno (altro discorso per chi, senza meriti, di necessità fa virtù…ma non si tratta solo di donne) – o se siamo lesbiche o già impegnate e fedeli: ecco, in tutti questi casi non siamo suore, acide o madonne ma anche oggi, lo gridiamo a gran voce, siamo solamente donne!

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