venerdì, 19 Aprile, 2024
Economia

Evasione “indecente”, ma la giungla legislativa colpisce solo i deboli

Un richiamo sacrosanto quello del presidente Mattarella: “L’evasione fiscale è grave e indecente”, un messaggio che il presidente della Repubblica ha pronunciato davanti agli studenti di alcune scuole di secondo grado in visita al Quirinale. Le parole del Capo dello Stato hanno avuto una scia di considerazioni positive e unanimi da parte di commentatori politici, e complessivamente dei media. Come spesso accade, tuttavia, il giorno dopo ci sono altre priorità mediatiche e l’argomento finisce subito in sordina, in soffitta come tante altre “priorità”. Eppure le parole del Presidente meritano qualche approfondimento.
È vero che l’evasione fiscale secondo i dati del ministero dell’Economia parlano di tasse e contributi evasi pari a 109 miliardi di euro, che sono soldi sottratti a chi produce seriamente, al migliorare le condizioni di lavoro, ad aumentare le pensioni, gli stipendi, ad abbassare le tasse quelle che i bravi cittadini pagano, ma bisogna pur ricordare che ogni medaglia ha un suo rovescio. E le cose in Italia non sono mai così rettilinee e oggettive. Se c’è una evasione di 109 miliardi che non fa onore al Paese e che il presidente ha giustamente e con forza sottolineato con disappunto, ci sono pure 260 mila leggi, che sono una ipertrofia legislativa, di norme, codici, codicilli, commi, deroghe, incoerenze. Una ipertrofia forse unica al Mondo e di sicuro in Europa. Tanto per fare qualche esempio, di quelli assurdi, di fatti saliti agli onori delle cronache nazionali (ma nessuno poi è riuscito a metterci mano) in Italia l’esame di maturità viene regolato da 59 atti normativi (leggi, decreti, circolari, protocolli). Oppure, esiste disciplinato dell’articolo 66 del Codice della strada, che fa divieto d’usare ruote quadrate. L’insieme di leggi, norme e interpretazioni del Codice degli appalti possono gareggiare per ampiezza con l’enciclopedia Treccani, mentre le successive “semplificazioni” secondo una indagine del settimanale L’Espresso, “ospitava 181 errori nei suoi 220 articoli, e ha ricevuto 131 modifiche nel giro d’un anno”. Per non parlare di ciò che regola il lavoro, in una Nazione dove le occasioni di occupazione a tempo indeterminato scendono di anno in anno, nel contempo aumentano norme e leggi, riforme che per paradosso si rivelano spesso contro gli stessi lavoratori.
Quanti precari a tempo determinato, ad esempio, dopo le riforme a “tutela dei lavoratori”, sono stati stabilizzati (o messi alla porta) dopo aver lavorato per alcuni anni in modo continuativo in una azienda? Oppure tutte le regole, con una sovrapposizione di norme, (ci sono inoltre 70 mila regolamenti di ogni tipo) su lavoro, sicurezza, ambiente, e fiscali per ciò che sono gli adempimenti di un povero artigiano o di un lavoratore autonomo, con una enorme perdita di tempo, di soldi e di tutto ciò che lascia un senso di isolamento e amarezza nel vedere il profondo, incolmabile distacco, tra pubblica amministrazione e cittadino.
Si arriva a casi grotteschi anche per le cose più marginali, in Italia le norme di sicurezza,fiscali e di lavoro, che regolano un mega concerto di big come Vasco Rossi sono le stesse di quelle di un gruppetto di amici che si esibiscono in una piazzetta di un paesino con trenta sedie e venti spettatori. Oppure che un esercizio commerciale in una zona ad alto spopolamento e rischio sismico come accade sull’Appennino, debba sottostare agli stessi obblighi legislativi e fiscali di un esercizio posto in una via centrale di una grande città.
Sulla produzione legislativa, sulla introduzione di norme e regole, che vanno da quelle Europee a quelle dei Comuni, delle Regioni, di vari Enti fino alla Agenzia delle entrate, si è scritto tantissimo, lo hanno fatto giuristi, costituzionalisti, associazioni di categoria, associazioni e ordini professionali, ma il “mostro” giuridico non ha subito rallentamenti, non è stato neppure scalfito. Così è andata a vuoto anche l’annunciatissima “Taglialeggii”, che è stata emendata, rivista, riformulata ed infine è rispuntata con un decreto dal titolo significativo di “Salvaleggi”, tanto da complicare ancora di più le leggi e norme per la loro sovrapposizione tra quelle abrogate e quelle salvate. Generando un caos di bizantinismi legislativi in cui forse nemmeno i legislatori riescono ad orientarsi. Così ogni anno è più arduo per i Commercialisti tenere il passo con gli obblighi fiscali. Naturalmente un tal peso di incertezze e complicazioni grava sulla testa di tutti, ed ha conseguenze non da poco sulla vita degli italiani, sui rapporti tra persone e tra queste con lo Stato, con i diritti e i doveri.
Uno scenario dove evidentemente i furbi, o quanti conoscono i limiti dei percorsi legislativi e normativi, si avvantaggiano a scapito dei deboli che non possono far altro che soccombere sotto il peso di una cieca burocrazia. Una disuguaglianza sociale che genera altri mali come quella diffidenza verso tutto e tutti, verso lo Stato, la politica e soprattutto le regole. Vanno in crisi così la certezza dei diritti e il senso stesso della legalità che si fonda su principi chiari, obiettivi, che valgano per tutti. In una lucidissima, amara, analisi del Costituzionalista, giurista Michele Ainis apparsa sulle colonne de L’Espresso poneva alcuni fatti generati da questo caos. “Farò solo alcuni vari esempi, tra i tanti”, scriveva Ainis, “Vi pare normale che in Italia che la benzina aumenti sempre ancorché il prezzo del petrolio cali, o che la crisi delle banche e di Alitalia l’abbiano pagata i contribuenti? È normale avere Leggi di Stabilità composte da centinaia di articoli scritte in aramaico e cirillico? È normale avere circa 800 normative fiscali che impongono a chiunque il tutor Commercialista (sempre più smarrito pure lui) e le insidie che espongono chiunque ad un inadempimento?”.
Da uomo delle istituzioni Michele Ainis, ha dato anche delle indicazioni e soluzioni per cercare di regolare l’assedio legislativo. “La vera rivoluzione sarà dunque quella, non di cancellare 400 leggi, ma di: 1) organizzare un “mese bianco” di riordino (e riscrittura) dell’ordinamento intero (introducendo Testi Unici) e spazzando via migliaia di (ab)norme; 2) rendere comprensibili e chiare le norme a chiunque; 3) legiferare solo se strettamente necessario, rendendo libere le persone e non chiudendole in camicie di forza. Questo è quello che propongo ai prossimi governanti”. Era il 2017, ma nulla è stato fatto o preso in considerazione dai “Governanti”.
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