venerdì, 19 Aprile, 2024
Ambiente

Aziende agricole. Più verde contro il CO2. E ci si guadagna

La decisione dell’Unione europea è corale: l’agricoltura sarà sempre più un alleato contro l’inquinamento. L’obiettivo ribadito a Strasburgo dai ministri dell’agricoltura dei Paesi Ue è accrescere e valorizzare il ruolo svolto dall’agricoltura e dalla silvicoltura in termini di assorbimento del carbonio. Progetto che permette alle imprese di ricavarne dei profitti in modo da incentivare produzione e azioni in favore dell’ecosistema

Obiettivo Zero emissioni

Il vertice è servito a fare il punto della situazione con una Comunicazione della Commissione europea sul ciclo del carbonio sostenibile con il programma in favore delle imprese agricole. Un impegno, è stato sottolineato, “per attivare ulteriori meccanismi per incentivare e remunerare le pratiche agricole e forestali che favoriscono l’assorbimento di carbonio”. L’incontro è stato aperto dal Ministro Francese Julien Denormandie, presidente di turno, che ha fornito indicazioni alla Commissione in vista della proposta di regolamento, che sarà presentata entro la fine dell’anno. Il programma proposto ruota attorno al varo di un sistema di certificazione capace di consentire la giusta remunerazione dei produttori agricoli per un servizio, è stato ribadito, “svolto nell’interesse della collettività”.

Come funziona il mercato

La sfida contro l’inquinamento che chiama in causa l’agricoltura si basa sempre più su metodi “sostenibili” che tuttavia devono essere remunerativi per le imprese più virtuose dal punto di vista ambientale. Il funzionamento del mercato del CO2 è relativamente semplice. Viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscono. Entro questo limite, le imprese ricevono o acquistano quote di emissione che, se necessario possono scambiare. In altri versi, semplificando, chi inquina deve pagare chi disinquina l’aria, come è noto il verde, alberi, boschi e foreste disinquinano assorbendo il CO2 così l’agricoltura orientata in questo senso potrà avere un ruolo non solo da protagonista dal punto di vista ambientale ma per le imprese un effetto altamente remunerativo.

Giro d’affari stellare

Secondo alcuni analisti il mercato della CO2 potrebbe superare le dimensioni del mercato petrolifero entro il 2030 o anche entro il 2025 se le normative arriveranno abbastanza velocemente e saranno abbastanza rigide e chiare. Ed è l’obiettivo a cui hanno aderito i ministri dell’agricoltura convocati a Strasburgo che valutano regole applicabili in modo semplice.
Sempre in tema di risorse economiche a luglio dello scorso anno un gruppo di gestori di patrimoni con 6 trilioni di dollari di asset ha chiesto di riconoscere un prezzo globale per le emissioni di carbonio.

I calcoli di Confagricoltura

“Dai dati resi noti dalla presidenza francese del Consiglio”, spiega il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, “a livello globale nel 2020 il mercato della compensazione volontaria del carbonio ha riguardato circa 190 milioni di tonnellate di C02. Il doppio rispetto all’anno precedente. E per il 2030 è prevista un’espansione di 15 volte”. Per Confagricoltura per le imprese sarebbe un incentivo formidabile con grandi margini di crescita per le imprese.
Le prospettive per il nostro settore sono di assoluto rilievo”, evidenzia Giansanti, “considerato che attualmente l’agricoltura rappresenta meno dello 0,1 per cento dei crediti di carbonio scambiati globalmente”.

Il piano italiano

Il programma italiano che ha avuto il sostegno del ministro dell’agricoltura Patuanelli, rientra
nel piano per la transizione ecologica. Confagricoltura ricorda che il progetto si avvarrà della fotosintesi. Nei calcoli fatti le foreste assorbono ogni anno circa 40 milioni di tonnellate di C02, pari al 10 per cento dei gas ad effetto serra emessi nel nostro paese. “Un quantitativo”, sottolinea Giansanti, “che supera di circa 10 milioni di tonnellate le emissioni totali del settore agricolo. Le cifre dimostrano che il nostro settore ha un ruolo di primo piano nella transizione verso la neutralità climatica. È perciò di fondamentale importanza la messa a punto di una metodologia comune per la certificazione degli assorbimenti di carbonio che consentirà di assegnare la giusta remunerazione agli agricoltori”.

Necessarie imprese innovative

Il piano di recupero di CO2, tuttavia, oltre alle indicazioni tecniche e finanziarie della Ue, dovrà far nascere imprese altamente specializzate. Ed è questo un passo importante per l’agricoltura italiana.
“Occorre però puntare sulle imprese professionali”, ammette il presidente di Confagricoltura, “che sono in grado di investire sulle innovazioni tecnologie e di intercettare, allo stesso tempo, la domanda dei consumatori di prodotti agroalimentari e le esigenze della società in termini di crescente sostenibilità ambientale”.

Il piano Europeo

A Strasburgo durante il vertice sono stati indicati i numeri del programma. Le imprese coinvolte ad oggi sono circa 11mila in 31 Paesi d’Europa (il mercato include anche Islanda, Liechtenstein e Norvegia). A loro, è stato concesso di acquisire le quote in tre modi. Comprandole direttamente da altre imprese che ne hanno in eccedenza, passando per un intermediario finanziario o attraverso una Borsa come BlueNext. Ciascuna nazione stabilisce un Piano nazionale di Allocazione delle quote e lo fa approvare dalla Commissione europea. Quest’ultima, vigila dunque affinché il tetto globale non venga sforato. Le proiezioni di mercato, inoltre, rimangono positive.

È probabile che il prezzo del carbonio aumenti ulteriormente, soprattutto quest’inverno, quando le scarse forniture di gas naturale potrebbero rendere l’Europa più dipendente dalla produzione di energia a carbone, spingendo i gestori di centrali ad acquistare più permessi di emissione. A lungo termine, tuttavia, l’impennata del prezzo dei permessi per il rilascio di anidride carbonica dovrebbe aiutare le aziende a investire di più in tecnologie a basse emissioni di carbonio per ridurre la propria impronta. Ed è così che si otterrà l’obiettivo di arrivare ad emissioni zero.
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