lunedì, 4 Novembre, 2024
Politica

È partita la “caccia a Draghi” tra finti amici e nemici giurati

I finti amici sono quelli che vorrebbero promuoverlo per rimuoverlo (promoveatur ut amoveatur). Eleggerlo Presidente della Repubblica con due obiettivi: rendere impossibile qualsiasi maggioranza e andare ad elezioni anticipate con un governo elettorale controllato dai partiti.
I nemici giurati, soprattutto alcuni giornali, non avendo argomenti contro la persona di Draghi, attaccano i suoi collaboratori come sta succedendo col capo di Gabinetto Antonio Funiciello oggetto di una pesante e immotivata campagna di stampa che mira a delegittimare lui e il Presidente.
Come succede spesso ai pifferi di montagna, vanno per suonare e finiscono suonati.

Draghi non è il tipo da farsi usare o intimidire da chicchessìa. Ha ricevuto un mandato da Mattarella, sancito da un voto di fiducia del Parlamento. Sta governando molto bene, col plauso non solo dell’Europa. Il suo compito non è certo finito. Anzi, col peggiorare del Covid, l’amento dell’inflazione, degli spread e il rallentamento inevitabile dell’economia, c’è sempre più bisogno di lui.

Se i partiti non pregheranno Mattarella di restare dov’è, Draghi si troverà senza l’ombrello protettivo del Quirinale. Ma questo non è un buon argomento per mollare proprio adesso o cedere alle lusinghe per essere “spostato” sul Colle più alto.

Se fra due mesi a Palazzo Chigi dovese sedere un’altra persona, ancorché vicina a Draghi, sarebbero pesanti le ripercussioni sui mercati e nella clemenza finora mostrata dalla Commissione europea verso l’Italia.

I tentativi di delegittimare Draghi attaccando il suo entourage sono fin troppo scoperti e strumentali.

L’offensiva contro il capo di Gabinetto Funiciello, per quel che risulta da ciò che è stato pubblicato, è del tutto fuori luogo. Lo si accusa di aver accolto alcune richieste provenienti da soggetti privati. E dove sta il peccato, prima ancora dell’ipotetico reato?

Ascoltare gli interessi privati non è un abuso è un dovere del decisore pubblico. Se egli si convince che quella richiesta è giusta e corrisponde all’interesse generale perché non dovrebbe accoglierla? Per il solito manicheismo per cui “privato è male”?

Chi vede in ogni decisione influenzata da interessi privati qualcosa di disdicevole, un malaffare o un traffico illegale sbaglia due volte. La legge (art. 346 bis) punisce non le influenze in quanto tali ma solo quelle illecite. Il che significa si può influenzare lecitamente una decisione pubblica. E poi, nessuna decisione pubblica può essere adottata senza conoscere e valutare gli interessi privati in campo. O si vuol mettere l’orologio indietro e sostenere ancora che l’attività di rappresentanza di interessi è di per sé illegale? La democrazia non ha bisogno dei Savonarola da strapazzo.

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