giovedì, 18 Aprile, 2024
Politica

Di che Lega è fatta la destra

Chi si illudeva che, passando dal Governo all’opposizione, Salvini cambiasse registro si è sbagliato. Il leader leghista non aveva freni inibitori quando ricopriva l’incarico di Ministro dell’Interno figurarsi adesso, che è senza ruoli istituzionali e ha davanti a sé la vasta prateria dell’opposizione su cui esercita ormai il monopolio assoluto.

La Lega delle origini, non ha nulla a che vedere con la il partito che Salvini ha preso da un misero 4% e ha portato alla soglia del 35% con la concreta possibilità di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento se si fosse andati oggi alle elezioni anticipate.

A cosa è dovuto questo successo?

Gli ingredienti di quello che ormai possiamo chiamare “salvinismo” sono tanti e tutti mescolati in modo tale da apparire non una brodaglia indigesta ma un ammaliante piatto per palati magari poco fini ma numerosi.

Salvini dopo aver offeso per anni i meridionali ha capito che la Lega doveva diventare un partito nazionale. Il nemico non era più la Roma ladrona di Bossi e i meridionali sfaticati e poco propensi alla pulizia contro ii quali Salvini aveva invocato flagelli biblici, per metafora si intende. Il nuovo nemico era rappresentato da tutti coloro che potevano dar fastidio al presunto quieto vivere della classe media impoverita dalla crisi e dei ceti sociali più disagiati: gli immigrati, gli zingari i soggetti borderline.

Salvini è entrato a gamba tesa su questo terreno che il centrodestra berlusconiano aveva per 20 anni completamente trascurato e che la sinistra, per snobismo o per schematismo paraideologico, riteneva un tema tabù.

Salvini ha capito che poteva guadagnare consenso non risolvendo il problema della sicurezza ma aumentando la paura per l’insicurezza e cavalcando il risentimento di larghe fasce di cittadini che si sono sentiti abbandonati dallo Stato o addirittura scavalcati in alcuni benefici da rom, e immigrati.

A questo nemico ben identificato Salvini ha aggiunto un’altra serie di nemici di comodo: l’Europa, la politica di bilancio in ossequio alle regole europee, la politica estera ostile alla Russia.

Per comunicare questo insieme di paure e per rendere efficace la sua offensiva politica Salvini ha fatto ricorso a modi di presentare la propria persona e linguaggi che dovevano farlo apparire quanto più distante dalle istituzioni e quanto più vicino al sentire comune alla gente semplice. Così, in un crescendo rossiniano Salvini ha propinato sui social usati e abusati slogan aggressivi, simbologie religiose impropriamente strumentalizzate, espressioni brutali, atteggiamenti di politica “machista”, nulla a che vedere con il “celodurismo” goliardico di Bossi, ma molto più simile al caudillismo della destra populista tipico di regimi sudamericani d’altri tempi.

A questi ingredienti Salvini ha aggiunto tanto zucchero, promettendo mirabilanti tagli delle tasse e pensioni facili per tutti

La sinistra non ha saputo opporre nulla se non il tradizionale e ritrito antifascismo mescolato ad un generico perbenismo politico; Forza Italia è stata colta da una crisi di invecchiamento rapido che l’ha resa impotente  e priva di iniziativa politica; il Movimento 5 stelle ha, involontariamente, arato col suo populismo estremo e confuso il terreno su cui Salvini ha seminato cinicamente il suo “credo”, mietendo nel giro di poco più di un anno un raccolto enorme.

La destra italiana che dai tempi di Alleanza nazionale era stata sempre moderata e tenuta agganciata ad un centro consistente rappresentato da Berlusconi, si è improvvisamente identificata nel modello estremista di Salvini. Così, non è stata la Lega a conquistare la destra, ma la cultura politica della destra a impossessarsi della Lega attraverso un leader che da leghista tradizionale è diventato leader populista, sovranista, ammiratore della democrazia autoritaria di Putin e spregiudicato sfruttatore di tematiche basate sull’intolleranza.

L’ultimo raduno di Pontida, con  l’intervento di Salvini, è stato il certificato finale della reincarnazione della destra estrema italiana all’interno di un partito -la Lega- che Bossi, pur con le sue smargiassate, aveva sempre  tenuto lontano  dalle posizioni che Salvini  oggi ha fatto proprie, tuonando durante i governi Berlusconi, in tante occasioni, “coi fascisti mai” , e quando Bossi parlava dei fascisti non si riferiva a casa Pound ma più modestamente a certe sfrangiature di Alleanza nazionale….

La destra italiana rappresentata da Salvini è la peggiore che l’Italia abbia mai conosciuto dal 1970 ad oggi. Possiamo dire che questa destra è fatta di una pessima Lega.

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