Per il personale sanitario esposto ai contagi del Covid, Regione che vai bonus che trovi. C’è infatti chi ha diviso i premi in 2 fasce, chi in 3 e chi addirittura in 5. Poi con ulteriore perizia c’è chi ha stanziato le risorse per le aziende Asl ma ha delegato sui criteri e poi c’è chi paga in base ai turni lavorati e chi invece eroga il bonus secco. Sui premi economici per gli operatori sanitari impegnati nell’emergenza Coronavirus ogni Regione si aggiusta come può e vuole, ma in ballo ci sono 700 milioni che devono essere erogati. Non sarà semplice dal momento che non mancheranno carte e timbri.
In questo scenario già complicato solo 9 Regioni hanno deciso di aderire al patto sottoscritto con i sindacati per l’erogazione: Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte (accordo solo con i sindacati del comparto), Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Insomma malgrado l’idea di fondo sia lodevole e giusta, quella di dare un incentivi a tutto il personale sanitario che nell’emergenza si è sottoposto a turni fuori orario e difficoltà crescenti, era da attendersi un qualche intoppo di natura burocratica o di visioni diverse tra regioni. Così si è sconfinato nella confusione e già si registrano le polemiche.
“Il sistema dei bonus così com’è stato messo in piedi ha generato delle disuguaglianze sia tra il personale sanitario che tra le diverse Regioni”, fa presente il segretario dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo. “Vi sono stati diversi errori, il primo è quello di aver messo insieme le risorse per comparto e dirigenza e aver diviso le stesse in base ai professionisti. Poi le Regioni hanno fatto un accordo con i sindacati confederali della Funzione pubblica, da cui noi siamo stati volutamente esclusi, con cui si è allargata la platea anche ai non sanitari. Ma poi il sistema così com’è stato messo in piedi non tiene conto delle diverse trattenute fiscali che sono maggiori per i medici e i dirigenti e del fatto che per il comparto sia prevista un’indennità infettivologica che nel nostro contratto non c’è”.
“La cosa più semplice”, spiega Palermo, “sarebbe stata quella di fare tre fasce per intensità epidemia e distribuire le risorse pro capite tra il personale con un’aliquota fiscale unica. Insomma senza fare differenziazioni”.
“In questo quadro”, ricorda infine il segretario dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo, “abbiamo cercato d’intervenire sia negli accordi regionali che presentando emendamenti e auspichiamo che le differenze tra i vari bonus possano essere colmate”.
Queste le decisioni delle Regioni che hanno aderito all’accordo con i sindacati.
Emilia Romagna: bonus da 400 a 1.000 euro. La Regione lascia ampio spazio alle singole aziende sui criteri e indica solo come vadano premiati i contesti organizzativi e le aree professionali nelle quali si sono riscontrate le maggiori criticità, con particolare riferimento alle seguenti: le unità operative maggiormente coinvolte dalle attività di cura e diagnosi; le unità operative nelle quali gli specialisti hanno dovuto gestire pazienti che associavano alla terapia di base anche una infezione da Covid-19; gli specialisti, territoriali e non, chiamati a svolgere la propria attività al di fuori del proprio ordinario contesto lavorativo, a supporto dell’assistenza ai pazienti ricoverati. I bonus andranno da un minimo di 400 euro fino ad un massimo di 1.000 euro.
Lazio: Bonus da 1.000 o da 600 euro. La Regione adotta il metodo meno complesso. Sono due le fasce, nella A sono compresi i lavoratori delle Unità Covid, le terapie intensive Covid, Dea di I e II livello, Servizio di Igiene pubblica e attività territoriale Covid, Trasporto sanitari e pazienti Ares 118, laboratori Rete Covid e radiodiagnostica Rete Covid. Per loro si ha diritto ad un bonus di 1.000 euro per chi ha prestato almeno 20 turni dal 10 marzo al 30 aprile. La seconda fascia, la B, è invece composta dai lavoratori delle Camere operatorie e aree sub intensive di pazienti Covid, Pronto soccorso con Dea, Dialisi Rete Covid, Camere mortuarie in ospedali aree Covid, farmacie in ospedali Covid e Centrali operative Ares 118. Per questa fascia di lavoratori il bonus è di 600 euro.
Lombardia: 5 fasce per i medici e 4 per il comparto. La Regione ha previsto 5 fasce di bonus per i dirigenti medici: si va da un minimo di 375 euro per coloro che hanno lavorato in smart working fino ad un bonus massimo per chi ha lavorato nei reparti più a rischio di 1.730 euro. Per il comparto invece sono 4 le fasce individuate: si va dai 100 euro fino ad un massimo di 1250 euro.
Marche: 3 fasce per comparto e 2 per dirigenza medica. La Regione ha stanziato circa 20 mln di euro e il bonus medio dovrebbe essere di 1.000 euro. Nello specifico però sono previsti 3 fasce per il personale del comparto e 2 per la dirigenza medica.
Piemonte: 3 fasce per comparto. Per i medici accordo ancora non c’è. La Regione ha previsto per il personale del comparto tre fasce. Per la prima si va da un minimo di indennità giornaliera di 35,29 euro fino ad un massimo di 42,29 euro. Per la seconda da un minimo di 23,19 euro ad un massimo di 29,16 euro. Per la terza viene riconosciuto un premio di 5 euro per giornata lavorata. Per quanto riguarda la dirigenza medica ancora non c’è accordo in quanto i sindacati lamentano un premio che sarebbe loro destinato un premio più basso rispetto ad altre Regioni.
Puglia: bonus lordi da 400 a 2.520 euro. Lo schema prevede 4 fasce distinte: si parta dalla fascia più alta di chi ha lavorato in reparti a stretto contatto con il virus, la A dove il bonus può arrivare fino a 2.520 euro lordi.
C’è poi la fascia B dove il bonus massimo potrà essere di 1.480 euro lordi per chi ha lavorato in Ostetricia, Dialisi, Unità operativa Cure Palliative, personale dipendente della Medicina penitenziaria, nonché le Unità Operative e i Servizi afferenti a strutture Covid Acuzie pubbliche, come definite nella Dgr 525/2020, non inserite nella Fascia A. Mentre la fascia C prevede che il premio possa arrivare a 800 euro lordi per gli operatori di altre Unità operative e Servizi (non elencati nelle Fasce A e B e con particolare riferimento ai reparti di Medicina interna e Chirurgia, e all’impatto sul territorio), ma, in ogni caso, coinvolti nella emergenza Covid.
Infine c’è la fascia D, bonus massimo di 400 euro lordi per gli altri operatori del Servizio sanitario regionale che non sono compresi nelle fasce precedenti.
Toscana: Bonus da 20 a 45 euro per giorno lavorato. La Regione ha diviso il premio in tre fasce per il comparto (da 20 euro a 45 euro di indennità giornaliera) e in due fasce per la dirigenza medica e sanitaria (da 25 a 45 euro).
Nella Fascia più alta troviamo i lavoratori delle Malattie infettive, Dea, Degenze Covid, Terapie intensive, Usca, Laboratori e Radiodiagnostica. Nella Fascia B ci sono tutti coloro che non sono nei reparti della fascia più alta.
Umbria: 3 fasce con bonus da 20 a 45 euro al giorno. La Regione ha previsto tre fasce distinte di premio. La prima prevede un bonus giornaliero di 45 euro ed è riservata ai lavoratori prevalentemente e continuativamente impegnati in assistenza, emergenza, diagnostica e attività territoriali a favore pazienti COVID-19.
La seconda fascia riguarda i lavoratori prevalentemente impegnati in altre tipologie di assistenza, diagnostica e attività territoriali anche occasionalmente o incidentalmente a favore pazienti COVID-19 e dà diritto ad un bonus giornaliero di 25 euro. La terza fascia riguarda il rimanente personale per cui il bonus è di 20 euro al giorno (di 10 euro se si è lavorato in smart working).
Veneto: bonus da 500 a 2000 euro per i medici. La Regione per i dirigenti medici ha scelto anche lei la strada delle tre fasce. Si va dalla fascia C per un si può arrivare ad un bonus massimo di 500 euro, c’è poi la fascia B che arriva fino a 1.100 euro e la fascia A fino a 2.000 euro. Per il personale del comparto il bonus va dai 600 ai 1.200 euro.