Va fermato il declino di una forza sociale che produce idee, stabilità e ricchezza. Famiglie, imprese e professionisti devono tornare protagonisti nella società
Il 66% degli italiani si ritiene di farne parte a pieno titolo, ma il cosiddetto “Ceto medio”, quella maggioranza di cittadini fulcro di politiche moderate e liberali sembra scomparso dai radar della politica, dell’economia, delle decisioni che nel Paese contano.
In crisi di identità, di valori e di ruolo il Ceto medio avverte una perdita di potere, da quello di un significativo ruolo sociale a quello economico. I suoi rappresentanti famiglie, imprese, lavoratori autonomi, dirigenti e funzionari del sistema pubblico e privato, si sentono assediati, da un mondo che cambia e da un potere d’acquisto inferiore alle aspettative, e una pressione fiscale che li proietta al centro di tutte le riforme ma che alla fine saranno proprio loro a pagarne il peso e conto anche per gli altri.
Un ruolo da ex protagonisti
Famiglie e imprese, che rappresentano corpo e visione del Ceto medio vivono in silenzio, il declino come ex protagonisti della politica e della storia d’Italia.
Persa la centralità acquisita e una volta ben salda nei partiti politici di centrodestra e centrosinistra (quando i partiti investivano nel ceto medio e ne traevano personalità e stimoli di idee, crescita e consenso elettorale) oggi questa vasta categoria di italiani ha visto offuscarsi anche una visibilità mediatica. Infatti non ne parla quasi più nessuno. Come sottolinea un acuto commentatore politico, come Dario di Vico, che osserva:
“È passata l’idea che si possa tranquillamente vivere senza un baricentro politico-sociale”, ossia senza quella maggioranza silenziosa operosa e psicologicamente estranea alle avventure.
Alla ricerca della stabilità
Storicamente considerato il motore della stabilità e dello sviluppo economico e sociale del Paese, il Ceto medio come evidenzia il Centro studi investimenti sociali, (Censis) – che sul tema ha prodotto l analisi e rapporti che erano alla base di riflessioni e azioni politiche – oggi pone in luce, invece, la caduta di aspettative e le preoccupazioni di un’area sociale sotto pressione dall’incedere di temi più urgenti e planetari. I conflitti alle porte dell’Europa, le vicende internazionali che impattano pesantemente sul sistema economico. Quei cittadini una volta riferimento della politica moderata vivono oggi un profondo disorientamento. Vivono il disagio la messa in discussione di consolidati riferimenti culturali e politici, ora scossi dall’affermarsi di nuove dirompenti leadership mondiali.
Timori, dubbi e attenzione al futuro
Il Ceto medio vive con redditi considerati stagnanti, alle prese con una stretta sui consumi, una crescente preoccupazione per il futuro dei figli.
Se poi dalle famiglie passiamo alle imprese e ai professionisti il clima non cambia. Timori e nuovi dubbi fanno leva sulla crescente insicurezza lavorativa e quindi di introiti economici. Da questo sentimento nascono la rinuncia di migliori aspettative abitative, di vita per sé stessi, di scalata sociale e di carriera, la ricerca di una migliore qualità degli studi per i figli cercata all’estero. Dalle delusioni alle rinunce il passo è molto breve.
Arretramento che non fa bene al Paese
Finito in un cono d’ombra il Ceto medio non è più percepito come protagonista del cambiamento. Se prima i suoi rappresentanti erano eminenti esponenti in tutte le sfere sociali, presenti nella politica attiva, nella vita della finanza, nelle università, nelle attività produttive e nella ricerca, oggi questa assenza è vissuta anche come arretramento culturale e di protagonismo civile. L’incertezza del futuro unita alla mancanza di una visione collettiva condivisa genera quella frammentazione in atto che rende quasi irriconoscibile questa area sociale che una volta custodiva con orgoglio il suo perimetro di conoscenza e si proiettava nella partecipazione della crescita della Nazione. A cascata questa perdita di gravità è vissuta anche dalle nuove generazioni con giovani che faticano a migliorare la propria condizione di vita rispetto ai loro genitori. Si è ampliato quel senso di sfiducia verso il merito, l’impegno, dí prospettive verso nuovi orizzonti e opportunità.
Il Governo tuteli il Ceto medio
Fatto questo quadro c’è da chiedersi come è possibile ridare forza e prospettiva ad un contesto sociale che dentro di sé ha forze ed energie per far crescere il Paese. C’è da interrogarsi, su chi deve oggi sostenere questo rilancio? Noi crediamo che la politica possa fare di più, il Governo certamente oggi è alle prese con impegno e successo con temi geo politici ed economici di rilevanza planetaria, tuttavia, deve considerare che in agenda tra le priorità va inserito un argomento cruciale per la stabilità del Paese.
Politiche economiche e sociali, e sull’energia puntare sul nucleare
Le cose da fare sono più di una, ne possiamo indicare alcune. In primo luogo riconoscere il Ceto medio come interlocutore chiave delle prossime politiche economiche e sociali.
È possibile sostenere iniziative dando slancio a Politiche attive per il lavoro e l’imprenditoria, con maggiori investimenti nella formazione continua, nel migliorare le competenze digitali e la transizione verde, in quest’ultimo caso puntando su nuove forme di energia come il nucleare, oggi abbiamo tecnologie e sistemi capaci di sostenere le richieste di minori costi e più opportunità di investimenti.
Più servizi, credito, sostegno ai redditi e inclusione femminile
È urgente una forte semplificazione burocratica e nel contempo migliorare i servizi pubblici territoriali, come scuola, sanità e trasporti. Favorire quell’ambiente economico stabile che premi chi investa e lavora. Bisogna che si organizzino politiche redistributive intelligenti, non assistenziali come abbiamo purtroppo visto in modo dissennato negli ultimi anni, servono iniziative capaci di sostenere chi è in difficoltà. Puntare a migliori sostegni alla natalità e all’inclusione femminile nel lavoro, per stabilizzare i redditi familiari.
Gli sgravi fiscali vanno dati in modo mirato e chiedere alle Banche nuove politiche di credito per incentivare le attività produttive che poi significa dare in futuro maggiori tutele previdenziale. Ma la cosa più importante è il saper ascoltare cosa hanno da dire le famiglie e le imprese come soggetti creativi, responsabili, capaci di innovare. Fare politica significa essere accanto ai ceti popolari, ai cittadini, alle imprese e a chi produce ricchezza e idee, se vogliamo rafforzare l’intero sistema Paese abbiamo una opportunità in più e questa passa per il Ceto medio, non perdiamo questa occasione che rafforzerà la meritocrazia e la nostra democrazia.