Negli ultimi vent’anni le energie rinnovabili in Italia hanno compiuto un lungo cammino, fatto di buone pratiche, innovazione diffusa e partecipazione dei territori. Lo certifica la ventesima edizione del rapporto ‘Comuni rinnovabili’ di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Gse, che fotografa una realtà in movimento ma che ha bisogno ora di una decisa accelerazione. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è intervenuto direttamente sul tema, ma il suo richiamo recente alla responsabilità ambientale e al dovere intergenerazionale di tutelare il clima ben si collega alla riflessione offerta da questo nuovo report.
Dal 2004 al 2024 la potenza installata da fonti rinnovabili è passata da 20.222 MW a 74.303 MW, con un incremento del 267%, pari a oltre 54.000 MW aggiuntivi. Anche il numero degli impianti è esploso: da 2.452 installazioni nel 2004 a quasi 1,9 milioni nel 2024.
I numeri della crescita
A guidare questa rivoluzione silenziosa è il solare fotovoltaico, che ha raggiunto 37.085 MW distribuiti in 1,8 milioni di impianti, di cui 276mila installati solo nell’ultimo anno. Da 74 Comuni attivi nel 2004 si è passati a ben 7.873 Comuni con almeno un impianto fotovoltaico nel 2024. L’eolico ha seguito un trend simile: da 120 impianti nel 2004 si è arrivati a 6.130, con un totale di 11.890 MW installati. Nel solo 2024 sono stati realizzati 84 nuovi impianti, che hanno coinvolto 66 Comuni, nonostante le frequenti opposizioni locali.
L’idroelettrico si conferma una risorsa importante, passando da 17.055 MW a 18.992 MW su quasi 5.000 impianti. In crescita anche geotermia ad alta entalpia (+136 MW) e bioenergie, che hanno più che raddoppiato la propria presenza, raggiungendo i 3.802 MW distribuiti in oltre 3.000 Comuni.
Le eccellenze premiate
Nel contesto del report sono state anche premiate cinque esperienze virtuose nell’ambito delle Comunità energetiche rinnovabili e solidali, realtà locali che coniugano sostenibilità, partecipazione e inclusione sociale. Sono esempi concreti di un’Italia che crede nell’energia condivisa, accessibile e generativa. Ma Legambiente lancia un appello chiaro: per combattere la crisi climatica, abbattere i costi energetici e rispettare gli obiettivi europei al 2030, è necessario fare di più, e più in fretta.
Il ritardo italiano non è tecnico né industriale, ma burocratico e politico. L’organizzazione ambientalista punta il dito contro l’inefficienza degli iter autorizzativi, i decreti poco coerenti, come quello sulle “Aree idonee” recentemente bocciato dal Tar del Lazio, e la mancanza di strategie coordinate tra livelli di governo. Legambiente chiede che il Ministero dell’Ambiente non ricorra al Consiglio di Stato, ma modifichi rapidamente il decreto, recuperando il tempo perso.
Il confronto europeo
Guardando all’Europa, il paragone è impietoso. In Spagna e Germania, dove le rinnovabili coprono oltre il 60% della produzione elettrica, le bollette sono decisamente più basse che in Italia. Anche rispetto alla Francia nucleare, l’Italia appare in ritardo, nonostante un potenziale tecnico molto elevato. Il settore delle rinnovabili impiega già oggi oltre 212.000 persone in Italia, secondo solo alla Germania in Europa. Di queste, 135.000 sono nel settore delle pompe di calore, dove l’Italia detiene il primato continentale. L’eolico e il fotovoltaico generano insieme oltre 35.000 posti di lavoro.