Si è aperta una timida finestra sul fronte diplomatico tra Russia e Ucraina, dopo l’incontro diretto avvenuto a Istanbul, il primo dal 2022. Un evento accolto con cauto ottimismo dalla comunità internazionale, ma che resta avvolto da molte incognite. Secondo il Cremlino, eventuali nuovi negoziati potranno essere messi in calendario solo dopo che sarà completato lo scambio di prigionieri concordato ieri: 1.000 detenuti da ciascuna parte. Anche l’ipotesi di un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky viene subordinata dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, al raggiungimento preliminare di accordi concreti. “È possibile, ma solo come risultato di intese già raggiunte”, ha affermato. Da parte ucraina, però, le posizioni restano ferme. Kiev accusa Mosca di avanzare richieste “inaccettabili”, riferendosi in particolare alla pretesa russa di riconoscere le quattro regioni occupate come parte integrante della Federazione.
Il pressing diplomatico
L’Unione Europea mantiene alta la pressione. Il presidente ucraino Zelensky ha ribadito ieri, dopo l’incontro con i vertici europei Ursula von der Leyen e Antonio Costa, la necessità di nuove sanzioni “che colpiscano tutto ciò che alimenta la macchina bellica russa: banche, petrolio, energia, metallurgia e flotta fantasma”. Si tratta del 17° pacchetto in via di definizione a Bruxelles. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato che “l’Europa non può e non potrà mai essere marginale”, citando il recente vertice del ‘Quint’ – Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti – come segnale di un coordinamento crescente in vista di eventuali nuove misure contro Mosca. “Dobbiamo insistere con le pressioni”, ha dichiarato il capo della Farnesina da Noto. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso più scetticismo sulle reali intenzioni di pace da parte di Putin: “Non ho mai visto segnali concreti. Invece di presentarsi a Istanbul, ha lanciato nuove campagne di reclutamento e aumentato la produzione di armi”. Tuttavia, per Crosetto, è necessario continuare a insistere: “Si deve provare, intanto proteggendo chi lui vuole distruggere”.
Mediazioni internazionali
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, al ritorno dalla sua visita in Albania, ha assicurato che Ankara “farà tutto il possibile per mantenere aperti i canali di dialogo tra le parti e far progredire i negoziati”. Anche le Nazioni Unite hanno accolto con favore i colloqui di Istanbul. La portavoce Stéphanie Tremblay ha espresso la speranza che “possano condurre a un cessate il fuoco completo e incondizionato, nel rispetto della Carta dell’ONU e del diritto internazionale”. L’ONU ha precisato di non aver partecipato direttamente, ma si è detta pronta a sostenere “qualsiasi sforzo credibile” verso la fine delle ostilità. Tremblay ha anche elogiato il ruolo di mediazione svolto da Stati Uniti e Turchia, che ha reso possibile l’accordo preliminare sullo scambio dei prigionieri.
Trump: “Putin è stanco, ma servono sanzioni”
Dal fronte statunitense, Donald Trump ha commentato i nuovi colloqui in un’intervista a Fox News. Secondo il tycoon, “Putin è stanco della guerra. Non ci fa una bella figura e tiene molto alla sua immagine. Pensava di arrivare a Kiev in poche ore, invece si è impantanato”. Il presidente americano ha quindi minacciato nuove sanzioni contro Mosca nel caso non si trovi un accordo: “La Russia è in difficoltà economica. Se non si chiude la trattativa, sarà colpita duramente. Ma io ho un buon rapporto con Putin e penso che un’intesa si possa raggiungere”.
Attacchi e ritorsioni
Intanto, sul campo, la guerra continua con il suo carico quotidiano di vittime. Ieri, nove civili sono morti e quattro sono rimasti feriti nell’Ucraina settentrionale, quando un drone russo ha colpito un minibus nei pressi di Bilopillia, nella regione di Sumy. Kiev ha reso noto che, nella notte, le sue forze hanno abbattuto 36 droni su un totale di 62 lanciati dalla Russia, in un attacco che ha interessato le regioni di Odessa, Kharkiv, Sumy, Donetsk e Dnipropetrovsk. Mosca, dal canto suo, ha riferito di aver intercettato due droni ucraini: uno nella regione di Belgorod e uno in quella di Kursk. Sul fronte crimeano, un attacco ucraino ha preso di mira un deposito di munizioni russo nei pressi del villaggio di Perevalne, provocando una violenta esplosione e un incendio. L’attacco, che avrebbe causato vittime tra i soldati russi, ha spinto le autorità locali a bloccare il traffico su una strada strategica tra Simferopoli e Alushta.