Le Asl nel mirino dei medici che presentano 50 denunce per inefficienze e mancate tutele per operatori e pazienti
Riportare la sanità pubblica dalle Regioni a una gestione centralizzata da parte dello Stato. È un tema che più volte abbiamo dibattuto e che ora diventa una necessità. Siamo per questo alleati delle richieste delle Associazioni dei medici e dirigenti, delle sigle sindacali come l’Anaao Assomed che ha ora annunciato azioni legali contro 50 Aziende sanitarie che risultano – dopo una approfondita rilevazione di merito – inadempienti nell’applicare gli strumenti legislativi e contrattuali per garantire le migliori condizioni di lavoro possibili ai medici e cure ed eque ai pazienti sempre più disorientati da una crisi degli ospedali pubblici.
I medici denunciano le Asl
L’annuncio del segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio è un fatto eclatante, il leader dei medici ospedali senza mezzi termini spiega le motivazioni delle denunce.
“Diamo il via ad azioni concrete, a partire dalla denuncia alle autorità giudiziarie competenti di 50 aziende sanitarie. E non ci fermeremo qui, andremo avanti coinvolgendole tutte, perché questa situazione non è più sostenibile in nessuna realtà del nostro Paese.
Vogliamo che tutti vengano a conoscenza di cosa accade realmente all’interno dei nostri ospedali”. Non è solo una questione di ripicche burocratiche, di carichi di lavoro e di remunerazioni insoddisfacenti, nella presa di posizione delle Associazioni dei medici si apre uno scenario inquietante.
“Ci troviamo di fronte a una realtà inaccettabile”, sottolineano i medici del Servizio sanitario nazionale, “dove le difficoltà quotidiane superano di gran lunga la gratificazione di curare e assistere i cittadini e ci saremmo aspettati che le aziende sanitarie fossero al nostro fianco, dalla parte di chi ogni giorno si impegna per garantire la salute della collettività”.
Dal Governo fondi per gli ospedali
Che la sanità sia in affanno e che le Asl “siano distanti” dai problemi, – si può dire che il Servizio pubblico è in pericolosa caduta -, è un fatto quotidiano. A cercare una svolta è il Governo che ha annunciato investimenti per rilanciare una settore cruciale per i cittadini. “Stanziamenti record”, sottolinea il premier Giorgia Meloni, che porteranno, “nel 2025 il Fondo sanitario nazionale a 136,5 miliardi di euro e ad una spesa pro-capite di 2317 euro”. Con gli Accordi di Coesione inoltre Governo e Ministero della Salute hanno messo a disposizione, 1,3 miliardi per investimenti negli ospedali, così come sono attesi dal Pnrr altri 750 milioni da destinare alla sanità. Se la parte finanziaria c’è, bisogna ora riflettere su chi deve assumersi la responsabilità della gestione della sanità pubblica.
Troppe Regioni a Asl fai da te
C’è un punto che oggi va chiarito e sul quale torniamo. La Sanità deve essere riaffidata allo Stato in modo che si evitino le troppe disfunzioni e decisioni in contrasto tra Regioni e Regioni, e tra le diverse Asl, come per l’appunto, denunciato dall’Associazione dei medici e dirigenti sanitari. Ma c’è di più e ci poniamo dalla parte dei cittadini che vedono le disuguaglianze di cure, di servizi, e di tecnologie, tra le Regioni.
Un unico sistema di controllo
Bisogna, invece, soffermarsi sui vantaggi che offre una ri-centralizzazione. Il primo, ad esempio, è una equità nell’accesso alle cure. La gestione dello Stato può garantire un livello uniforme di assistenza sanitaria in tutto il Paese, riducendo le tante divisioni territoriali. Ci sarebbe nel contempo un maggiore coordinamento, lo Stato centrale può gestire meglio le emergenze sanitarie (come pandemie e il Covid ci ha insegnato come siano pericolose le uscite fai da te) coordinando risorse e risposte in modo più efficace e rapido.
Lo Stato garante di equità
Sul piano finanziario solo lo Stato può garantire una migliore efficienza economica centralizzando gli acquisti, gli investimenti e le infrastrutture sanitarie. C’è in questo modo la possibilità di generare economie di scala per ridurre sprechi o duplicazioni inutili di servizi. Così come per i pazienti è possibile coinvolgerli in un migliore controllo della qualità. Lo Stato può applicare standard unici di qualità, monitorando in modo uniforme le performance dei servizi sanitari. Con lo Stato garante sarà possibile avere una omogeneità nei diritti. Va infatti assicurati a tutti i cittadini gli stessi diritti e tempi di attesa, indipendentemente dalla Regione di residenza. Non è il libro dei sogni che lo Stato torni protagonista ma sarà una necessità.
Emergenza terza età
Ci chiediamo cosa accadrà nell’immediato futuro (ma già siamo in questa emergenza) quando la popolazione anziana avrà bisogno di cure e una assistenza dedicata? Studi e dibattiti segnalano che saremo costretti ad affrontare una situazione complessa se non drammatica. Le Regioni e le Asl cosa faranno? Come si stanno attrezzando? Non si hanno notizie in merito e nemmeno sono segnalate particolari iniziative. Quando si precipiterà nella emergenza vera, allora si darà poi la responsabilità ai medici, allo Stato, al Governo e alla politica.
Rischio di ingiustizie sociali
Sarebbe giusto affrontare oggi e decidere bene che strada intraprendere. Il Parlamento e il Governo possono investire le migliori risorse economiche ma la gestione della sanità pubblica a garanzia di tutti e della Costituzione deve essere affidate allo Stato. Per evitare quella profonda e intollerabile ingiustizia sociale per cui chi ha i soldi può curarsi, mentre gli altri resteranno soli, affidati ai famigliari o alla bontà di qualche associazione di volontariato.