L’Italia apre il 2025 con una lieve ma significativa crescita economica. Secondo la stima preliminare diffusa dall’Istat, nel primo trimestre dell’anno il Prodotto interno lordo (Pil) è salito dello 0,3% rispetto agli ultimi tre mesi del 2024 e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Pil è l’indicatore che misura il valore complessivo dei beni e servizi prodotti in un Paese: in altre parole, rappresenta la ricchezza generata dall’economia.
Un segnale di tenuta in un contesto complesso
Questo dato, seppure contenuto, viene letto come un segnale incoraggiante in un periodo ancora influenzato da incertezze internazionali e da condizioni economiche complesse. La crescita rilevata è ancora provvisoria e potrebbe essere soggetta a revisioni, ma intanto registra una performance leggermente migliore rispetto a quanto osservato in altri grandi Paesi europei. In Germania, ad esempio, il Pil è salito dello 0,2%, mentre in Francia l’aumento è stato ancora più contenuto, pari allo 0,1%.
Agricoltura e industria trainano, i servizi si fermano
Entrando nel dettaglio, la crescita economica italiana è stata sostenuta in particolare dai settori dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, oltre che dall’industria. Questi comparti hanno visto un aumento del cosiddetto “valore aggiunto”, cioè la ricchezza effettivamente generata dalla produzione, al netto dei costi. Al contrario, il settore dei servizi, che comprende attività come commercio, trasporti, turismo e pubblica amministrazione, è rimasto sostanzialmente fermo, senza variazioni rilevanti rispetto al trimestre precedente.
Domanda interna in salita, scambi con l’estero in calo
Dal lato della domanda – ovvero da chi acquista beni e servizi – si segnala una crescita della componente interna. Ciò significa che famiglie, imprese e pubblica amministrazione hanno speso di più, spingendo così l’economia. Al contrario, il commercio con l’estero ha avuto un effetto negativo: le esportazioni non sono riuscite a compensare le importazioni, e la cosiddetta “componente estera netta” ha quindi frenato la crescita. Quando si parla di componente estera netta, si intende la differenza tra esportazioni e importazioni: se un Paese esporta più di quanto importa, questa voce è positiva; se accade il contrario, incide negativamente sul Pil.
Il commento di Giorgetti: “Italia meglio di altri Paesi UE”

Non si è fatto attendere il commento del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato l’importanza del dato diffuso: “Istat certifica una crescita positiva per il primo trimestre, migliore rispetto ad altri Paesi europei. Un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo”, ha dichiarato. Le parole del ministro evidenziano la volontà di leggere il dato come un segnale di stabilità e conferma delle misure adottate finora.
Una crescita “acquisita” per l’anno
La stima dell’Istat ha anche calcolato una “crescita acquisita” dello 0,4% per l’intero 2025. Con questa espressione si indica l’incremento minimo che si otterrebbe anche nel caso in cui nei prossimi trimestri non si registrasse alcuna ulteriore crescita. È un modo per misurare l’inerzia positiva con cui l’economia entra nei mesi successivi. Naturalmente si tratta di un dato parziale e soggetto a cambiamenti a seconda dell’andamento dei prossimi trimestri.
Dati storici in leggero progresso
Guardando ai numeri, il Pil italiano per il primo trimestre 2025 è stimato in 485.031 milioni di euro (a prezzi costanti 2020, per eliminare l’effetto dell’inflazione). Si tratta di un incremento rispetto ai 483.774 milioni registrati nel trimestre precedente. Si conferma così una tendenza di crescita contenuta ma regolare, che prosegue dai mesi finali del 2024, quando l’economia italiana aveva già registrato un +0,2%.
Una metodologia solida ma da confermare
L’Istat ha chiarito che la metodologia utilizzata per questa stima preliminare è la stessa impiegata per le stime complete dei conti trimestrali. Tuttavia, a causa della mancanza di alcuni dati completi al momento dell’elaborazione, è stato necessario ricorrere a strumenti statistici che integrano le informazioni disponibili. Per questo motivo, le stime preliminari possono subire revisioni anche significative nei mesi successivi.