Lasciando da parte considerazioni tecniche e scenari, outlook e previsioni per il 2023, che posticiperemo alla settimana prossima, in questa sede concentrerei l’attenzione sul primo ed essenziale proposito per un sano e proficuo rapporto con i propri risparmi: la centralità della “persona” e non dei mercati e dei prodotti. Una buona parte dei risparmiatori, anche quelli più avveduti, alfabetizzati e “vicini” ai temi economici e finanziari, scambiano il “mezzo” (le soluzioni d’investimento) per il fine (gli obiettivi di vita che si vogliono raggiungere). Quindi succede che in una corsa smisurata ed insensata ad azzeccare le previsioni (il mercato salirà o scenderà ancora?) non ci si concentri sull’unico strumento che abbiamo per governare i nostri risparmi: la sincerità con noi stessi, la chiarezza, il mettersi allo specchio e pianificare cosa vorremmo o non vorremmo fare da qui al futuro.
Ed è così che risparmiatori apparentemente prudenti facciano le scelte più speculative, come uscire sui minimi, spinti dalla paura; ed investitori apparentemente speculativi facciano scelte attendiste, non approfittando, con metodo, dei grossi sconti dei mercati.
Emozioni, errori cognitivi, perdite vs guadagni: le evidenze della Finanza Comportamentale
Paura, insicurezza, avidità, orgoglio, rammarico. Sono alcune delle emozioni che possono incidere sulle decisioni degli investitori. Soprattutto nelle fasi più concitate delle contrattazioni possono portare a scelte irrazionali e il ricordo di scelte sbagliate può influenzare anche le strategie future.
Gli errori cognitivi, a differenza di quanto avviene con le emozioni, albergano nella razionalità, ma non per questo influenzano meno i comportamenti in ambito finanziario. L’eccessiva sicurezza o l’eccessivo ottimismo, o l’illusione di avere il controllo su fenomeni che in realtà sono incontrollabili sono solo alcune delle maggiori evidenze evidenziate dalla finanza comportamentale. L’avversione alle perdite è una tematica più volte analizzata dagli studiosi di finanza comportamentale. Secondo una teoria accettata da più parti, questa avversione è così forte che una perdita pesa 2,5 volte più di un guadagno della stessa entità.
Buone prassi nell’approccio al proprio patrimonio
Gli obiettivi finanziari derivano dalle esigenze future di spesa e dalla capacità di risparmio. Nella definizione degli obiettivi bisogna quantificare (quanto posso investire?), definire l’orizzonte, o meglio, gli orizzonti temporali, i rendimenti a cui si aspira e il rischio che si disposti ad assumere. Questi sono gli elementi che definiscono il profilo finanziario. Infatti, rischio e rendimento (atteso), crescono sempre di pari passo. Non esistono investimenti che rendono tanto e sono poco rischiosi. E questo vale in qualunque settore: quello immobiliare; quello finanziario; e tanti altri.
Si arriva così alla diversificazione: non investire tutto in un solo titolo o in titoli emessi dalla stessa società. L’ideale è scegliere investimenti diversi tra loro (per emittente, settore e scadenza). La diversificazione permette di ridurre il rischio complessivo del portafoglio di investimenti. La decorrelazione, legata a doppio filo alla diversificazione, è un tema di grande attualità, soprattutto nell’era globalizzata che stiamo vivendo, in cui le crisi dei singoli Paesi spesso poi si ripercuotono su tutti i mercati finanziari. Un investimento è detto decorrelato rispetto a un altro quando le variazioni dei rispettivi rendimenti non sono collegate. Ma in un mondo sempre più globalizzato, il tempo è un fattore determinante per decorrelare.
In un intervista del 2021 a Wall Street Italia, il Professor Legrenzi, professore emerito di scienze cognitive all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha spiegato come il tempo e la decorrelazione siano le variabili più preziose per ottimizzare i propri investimenti.
Secondo il Professore “In quasi tutti i campi della vita umana è più facile prevedere a breve che a lungo termine. Paradossalmente, solo in campo finanziario dovremmo badare alle previsioni che si rivelano con il passare del tempo. E quindi con lo scorrere dei trienni, dei lustri, dei decenni. Perché lì ci sono delle previsioni molto stabili. Il modo più semplice per capirlo è guardare i tassi americani che guidano tutti i tassi del mondo occidentale: se restano bassi, anche il costo del denaro resta basso e così i mercati continuano a restare alti”. E ancora, sull’importanza del lungo termine in ambito finanziario: “Se si pensa alle cose più significative dell’esistenza, un partner, i figli, il lavoro, queste hanno tutte un raggio temporale molto lungo.”