Il progresso tecnologico, con l’avvento del 5G, i Big Data e l’uso sempre più massiccio dei social network hanno cambiato le caratteristiche e le modalità della nostra quotidianità. Diffusione e condivisione di dati e informazioni attraverso internet hanno portato a una crescita del crimine informatico, con attacchi che provocano gravi danni anche nel mondo reale.
“Negli ultimi cinque anni, almeno un’azienda ogni tre ha subito un qualche tipo di attacco informatico. E questo numero fa riferimento solo alle piccole e medie imprese, perché le grandi fanno più fatica a fare outing dichiarando pubblicamente di aver subito attacchi. Secondo il report di ENISA, l’Agenzia europea per la cybersecurity, il 36 per cento delle piccole e medie imprese ha riferito di aver subito un incidente informatico negli ultimi due anni. L’85 per cento delle intervistate concorda sul fatto che una minaccia cyber avrebbe un grave impatto negativo sulle attività e addirittura il 57 per cento afferma che se dovesse subire un attacco informatico molto probabilmente fallirebbe”, spiega Annalisa Alberti, Human Resources, Facility Management, ICT & Compliance Director di Rheinmetall Italia.
La sicurezza informatica deve quindi essere uno dei pilastri della strategia aziendale. Ma non bastano i firewall e i sistemi di protezione: anche le procedure più stringenti rimangono carta morta infatti se non si genera la consapevolezza della pericolosità e dell’impatto. “Io credo che a contare di più siano le connessioni interpersonali, le uniche che possono garantire la robustezza di un sistema. Senza di esse, qualunque organizzazione non ha alcuna forza”, ha aggiunto.