giovedì, 28 Marzo, 2024
Attualità

Infortuni e morti: Nell’Italia fragile troppe le vite perdute

Mentre emergono particolari sconvolgenti sulla tragedia di Stresa, l’Inail diffonde dati raccapriccianti: i morti sul lavoro nei primi 4 mesi  del 2021 sono 306, il 9,3% in più rispetto allo scorso anno. E si tratti di numeri ancora provvisori.

Oltre 3 mila vittime annue per i 172 mila incidenti stradali. Il conto davvero incredibile del 46% degli accessi al Pronto soccorso per incidenti domestici, cadute, lesioni e ferite responsabili del 69% dei decessi avvenuti per una disgrazia fra le mura di casa. C’è da rimanere sconvolti nello sporgersi verso il pozzo oscuro delle disgrazie.

Fatti di cronaca che sono specchio di una Italia dalle troppe fragilità dove tutto diventa precario, approssimativo. Basta ricordare le tante tragedie, tutte evitabili, perché non parliamo di terremoti, o disastri naturali, ma solo di incidenti dove la mano umana ha un ruolo significativo nella catena di sottovalutazioni, negligenze, interessi.

UN ELENCO MOLTO LUNGO

Tra i tanti episodi, quello che spiega meglio, le terribili conseguenze delle concause è il crollo del Ponte Morandi avvenuto nel 2018 a Genova C’è poi il deragliamento del treno Frecciarossa nel lodigiano a febbraio 2020, – incidente subito dimenticato per l’arrivo della pandemia – con due morti, che solo per caso fortuito non si è trasformata in una disgrazia di ben altre proporzioni. La cadenza degli incidenti è scandita da drammi che rimangono nella mente, come il convoglio ferroviario passeggero tra Andria e Corato, in Puglia, che nel 2016 è costato la vita a 23 persone. Il crollo nel 2018 della scala mobile nella stazione romana della metropolitana Repubblica, che causò 24 feriti di cui molti gravi. Ancora la caduta di viadotti, ponti, delle vie interrotte. Dei danni arrecati all’ambiente con aree dove il carico antropico e la presenza di troppe opere fatte male determinano frane, smottamenti, crolli.

 

LIVELLI BASSI DI SICUREZZA

Lo straripamento dei fiumi, le voragini che si aprono finora hanno graziato vite umane. Da tempo in Italia si parla del “problema infrastrutture”, di come la sicurezza ha costi elevati e di come spesso sono aggirati da ditte che fanno ribassi miracolosi per partecipare a bandi, per poi tagliare i costi per prevenire incidenti. Il Paese ha il triste primato in Europa di avere

infrastrutturale vecchie, con quella rischiosa obsolescenza che mina la sicurezza. C’è un problema di una manutenzione che deve essere svolta con tempi cadenzati, servono controlli e sostituzioni di materiali usurati che hanno pure vita non certo lunga e costi elevati. Nei prossimi mesi arriveranno i miliardi del Recovery Plan. Ci saranno soldi e progetti per realizzare, costruire, abbattere ciò che non va e non funziona, e costruite ciò che fronteggiare il caso. Sarà necessario fare uno sforzo comune per non ridurre sicurezza e qualità. Per rispettare ambiente e sviluppo. E, soprattutto, salvaguardare, i cittadini che credono in una Nazione moderna e piena di vita.

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