venerdì, 26 Aprile, 2024
Attualità

Xi arresta un vescovo. A dura prova l’accordo col Vaticano

Pechino torna a usare il pugno di ferro, immotivato e violento, nei confronti di esponenti della Chiesa cattolica sul territorio cinese. Sono stati arrestati il vescovo mons. Zhang  Weizhu, 10 seminaristi, 4 sacerdoti docenti del seminario, altri tre che svolgono attività pastorale a Shaheqiao (Hebei)

La motivazione  delle autorità cinesi: è del tutto pretestuosa “la prefettura apostolica di Xinxiang non è riconosciuta dal governo e quindi le attività di seminaristi, fedeli, sacerdoti sono considerate criminali e illegali”.

 

Atto di intolleranza contro i cattolici

È solo l’ultimo e più clamoroso atto di intolleranza e violenza contro chi professa la religione cattolica in Cina e dimostra quanto il regime di Xi, al di là delle apparenze, continui la linea dura tipica delle dittature che vogliono avere il controllo delle religioni.

La persecuzione dei cattolici sembrava essere ad una svolta positiva, dopo l’Accordo provvisorio firmato nel 2018 e rinnovato nell’ottobre del 2020, che riguardava esclusivamente le nomine episcopali. L’Accordo prevede che la nomina di nuovi vescovi  e l’istituzione di nuove diocesi la competenza non sia più esclusivamente della conferenza episcopale cinese( controllata dal governo) ma anche del Vaticano.

 

Accordo segreto

Il testo di quell’accordo è sempre stato tenuto riservato, data la sua natura sperimentale. Era stato accolto dall’opinione pubblica come un segnale positivo per costruire un dialogo positivo tra Santa sede e Pechino. Non c’era nulla di geopolitico in quell’intesa provvisoria, solo un fattore ecclesiologico. È vero che riguardava solo la nomina di nuovi vescovi. Ma nella premessa si diceva esplicitamente che il resto della situazione della Chiesa doveva rimanere in stand-by, in attesa di affrontare tutti i temi dei complessi rapporti diplomatici tra Vaticano e Pechino. Da parte vaticana non c’è stato nessuna forma di accondiscendenza verso il regime comunista cinese. Papa Francesco ha parlato a novembre scorso esplicitamente della persecuzione degli Uiguri, irritando non poco le autorità comuniste.

Di recente il Vaticano ha provato ad aprire un ufficietto informale a Pechino per poter monitorare da vicino anche l’attuazione dell’Accordo. Ma non ha ottenuto l’autorizzazione.

La nomina di pochi giorni fa di Stephen Chow nuovo vescovo di Hong Kong era stata accolta come una ulteriore manifestazione della volontà vaticana di mantenere un dialogo costruttivo con Pechino. Ma, a quanto pare, le buone maniere non sono particolarmente apprezzate dal regime comunista.

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