venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

Piccole e micro imprese in affanno. Silvestrini: tagliare fisco e burocrazia

Dare risposte all’altezza della gravità della situazione. È l’imperativo del momento, tutti chiedono risposte per una situazione che rimane fragile, mutevole e, se ci si spinge avanti nella riflessione, ci sono silenzi e attese che rischiano di essere ingannevoli. Non c’è aspetto in questi mesi di pandemia, dalla politica alla scienza, dell’economia al sociale dove non convivano idee ed esperienze contrastanti, e per ora sopite nell’attesa della svolta.

A farsi sentire con insistenza sono le piccole e micro imprese che rappresentano il tessuto economico e occupazionale dell’Italia. Sono loro a chiedere più spazio e decisioni univoche. Il progetto di rilancio nel panorama economico nazionale è ora nella governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che a giudizio degli artigiani, categoria tra le più colpite dalle chiusure, può funzionare solo con l’istituzione di una cabina di regia permanente tra Governo e Parti sociali con l’obiettivo di connettere gli investimenti al mondo produttivo che in Italia è largamente composto da attività di micro e piccole dimensioni. A farsi portavoce della richiesta è Sergio Silvestrini, Segretario Generale della Confederazione nazionale artigiani, che propone: “dobbiamo affrontare una sfida colossale che ci obbliga a dare risposte all’altezza della gravità della situazione”. Ora i tempi di un percorso di rilancio saranno dominati dalla campagna vaccinale, il cui completamento è la precondizione per poter liberare le energie del Paese e guardare con fiducia al futuro. Dal momento che tutti navigano a vista per le piccole imprese si offre la grande occasione di cambiare invocando “una netta discontinuità” nella capacità di programmare e realizzare riforme e investimenti orientati alla modernizzazione del Paese e al rafforzamento del potenziale di crescita. Oltre al Governo Draghi una spinta ulteriore alla svolta potrebbe arrivare dal nuovo corso europeo, l’Ue ha abbandonato il rigorismo ponendo le basi per politiche fortemente espansive. Occasione inaspettata che sarebbe da cogliere subito.

“A noi, però, spetta la responsabilità di individuare le priorità, selezionare gli obiettivi e impiegare al meglio le risorse nella ricostruzione”, osserva Sergio Silvestrini con orgoglio e con un ammonimento, “Ricostruire non vuole dire, tornare ad essere come eravamo ma immaginare e agire concretamente per realizzare una nuova Italia al passo con le trasformazioni epocali di questo secolo”. Non è infatti scontato che il Paese possa uscire rafforzato dalla crisi, più moderno e contro le aumentate disuguaglianze, per farlo servono riforme che il Piano di Conte e quello di Draghi per ora non ancora mettono in chiaro. Il PNRR, infatti, risulta incompleto sul tema delle riforme ed ha “evidenziato”, spiega Silvestrini “che per le piccole imprese le priorità si chiamano ammodernamento della pubblica amministrazione e contrasto radicale alla cattiva burocrazia e profonda revisione del fisco per rendere il prelievo più equo e il sistema tributario più semplice. Per ridurre il carico fiscale sulle imprese occorre partire dall’eliminazione dell’Imu sui capannoni”.

In questo contesto le cose da mettere a punto c’è il Superbonus 110% che deve essere migliorato per sfruttarne le grandi potenzialità. Al riguardo si propone l’estensione agli immobili strumentali, una proroga della misura almeno fino al 2023 e semplificazione delle procedure. Su alcuni temi per ora ci sono più parole che fatti. Ad esempio sulla transizione ecologica nel Piano emergono alcune criticità come l’assenza di riferimenti al ruolo essenziale della piccola impresa nel percorso di decarbonizzazione.

Ad esempio il piano può costituire l’occasione per rinnovare l’intero parco mezzi pesanti italiano con effetti virtuosi per la riduzione di emissioni e per la competitività delle aziende. Le piccole imprese inoltre sono anche convinte che una migliore ricerca e istruzione siano gli elementi necessari per il rilancio “la missione decisiva per rimettere in moto l’Italia”. È urgente un raccordo tra istruzione e imprese, in particolare nel rilancio degli istituti tecnici per formare figure professionali ad elevata specializzazione nel digitale e nell’ambiente. Proposte ci sono, idee per migliorarle anche ma forse il problema che non tutti avvertano la “gravità della situazione”, con il rischio di inceppare una crescita e un rilancio di cui oggi nessuno sa dire tempi e percorsi.

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