giovedì, 18 Aprile, 2024
Lavoro

Ammortizzatori sociali, licenziamenti e contratti. L’agenda di Confindustria per il nuovo Governo e sindacati

Per il mondo del lavoro sono tempi di riflessioni e riorganizzazioni davanti a problemi che si ergono come montagne difficili da scalare. L’obiettivo è cambiare ma non ci sono le risorse per tutti i settori produttivi, così bisogna rinnovare mezzi e obiettivi. È il caso degli ammortizzatori sociali che nella versione di Confindustria vanno cambiati o comunque aggiornati alla realtà di una pandemia che cambierà molto cose. La riforma dei sostegni sociali è nelle mani del Governo, l’ex esecutivo Conte aveva presentato una versione ai sindacati il 25 gennaio il giorno dopo toccava a Confindustria ma l’appuntamento è stato rinviato a dato da destinarsi.

Fatto che ha messo in allarme gli industriali che invece vogliono vedevi chiaro. I dati non sono rassicuranti e sono cifre mai registrate prima. I dati per comprendere le difficoltà danno ragione agli industriali: fino ad oggi sono state autorizzate 375 milioni di ore di cassa Covid: il 46% sono andate ad aziende che avrebbero avuto diritto alla cassa ordinaria, e quindi versano già l’1,70% del monte stipendi se hanno fino a 50 dipendenti, il 2% dai 50 in su. Il 34% erano aziende che contribuiscono al Fis, il Fondo integrazione salariale, o ad altri fondi. In questo caso versano per gli ammortizzatori lo 0,45% fino a 15 dipendenti, lo 0,65% dai 15 in su. Per finire, segnala Confindustria spiegando così le disparita, c’è un 20% di aziende che non avrebbe avuto diritto a nulla perché non ha mai fatto alcun versamento. Ed è questo un primo nodo da risolvere che tuttavia è nato all’interno delle stesse imprese.

Una disparità di versamenti che secondo Confindustria va superata. La richiesta attiva da Maurizio Stirpe, Vice Presidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali che annuncia il cambio di rotta, con questa idea: se l’ammortizzatore deve essere universale, cioè uguale per tutti, allora tutti devono contribuire allo stesso modo. “Altrimenti”, osserva Stirpe “dobbiamo rinunciare a questa idea perché non si può chiedere a chi sta già pagando di più di finanziare gli ammortizzatori per le imprese che non hanno mai fatto un versamento”. Per Confindustria è il momento di fare chiarezza ma senza liti tra imprese grandi e piccole ma con “una soluzione condivisa”. Altra questione molto più complicata è la gestione del blocco dei licenziamenti che il Governo vuole prorogare da marzo a giugno. In questo caso con i sindacati la partita è aperta, i toni non sono concilianti. C’è da parte degli industriali una sottolineatura polemica.

Per Confindustria, infatti “è  facile e popolare da parte dei sindacati chiedere il prolungamento del blocco ma non è la soluzione migliore per il Paese”. Per Maurizio Stirpe il sostegno può esserci come per le attività che sono chiuse per decreto. “E a queste lo Stato deve garantire, oltre agli ammortizzatori, la sospensione degli obblighi fiscali. Ma le altre devono potersi ristrutturare”, sottolinea il Vice Presidente di Confindustria. Gli industriali osservano che la loro non è una posizione ideologica, ma solo un ragionamento per uscire prima dalla crisi. Il tono usato da Confindustria è collaborativo addirittura aperto al confronto senza pregiudizi.

Ma il Governo che verrà dovrà tenere conto di non attuare la tattica del “divide et impera” che a giudizio degli industriali non funziona. Il riferimento è alla vecchia ipotesi del Governo di incontrare in modo separato sindacati e industriali. Metodo che Confindustria boccia con la richiesta ufficiale di non convocare più incontri separati tra governo e sindacati e governo e imprese perché, per trovare soluzioni, “occorre che i tre attori siedano tutti insieme allo stesso tavolo”.

L’obiettivo è chiudere le questioni più spinose il prima possibile. Il tema degli ammortizzatori sociali avrà la priorità, ma finora gli industriali non hanno ricevuto nessuna bozza di riforma. Mentre fanno sapere che il testo lo vogliono analizzare prima per essere preparati poi. A dimostrazione che sono per il dialogo, rilanciano sul contratto dei metalmeccanici, augurando che “si giunga a una conclusione in tempi ragionevoli e nel rispetto del “Patto della fabbrica”. La svolta è ancora una volta per Confindustria nel confronto con una ammissione di buona volontà: “Confindustria non solo non ha mai remato contro il rinnovo degli accordi ma li ha addirittura favoriti”.

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