venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

La crisi italiana è sociale ed economica. Serve una grande riforma del welfare

Progettare occupazione e sviluppo deve essere un impegno primario. Ci sono settori come industria, agricoltura, sanità, cultura, che possono offrire grandi opportunità. Seguiamo l’esempio della ministra Dc, Tina Anselmi che fece delle riforme un fiore all’occhiello del lavoro e democrazia sociale in Italia.

La crisi di Governo si intreccia con la caduta economica ed occupazionale del Paese. La politica si divide, litiga, si accapiglia, il presidente Mattarella saggiamente invita al rispetto dei cittadini che chiedono l’impegno delle istituzioni nella soluzione dei problemi, del rispetto delle regole del gioco e delle procedure della Costituzione. Vedremo nei prossimi giorni che piega e sviluppi prenderà la rottura tra alleati di governo, cosa faranno le opposizioni, che spiragli ci sono per ridare un esecutivo alla Nazione.

Tutto questo avviene mentre il Paese reale si dimena tra una tragedia sanitaria, la speranza che i vaccini riducano la forza devastante della pandemia, mentre una crisi economica che sta travolgendo famiglie e imprese, e qua ti non hanno garanzie del posto fisso nella pubblicità amministrazione. Noi oggi vogliamo parlare di una crisi sociale che superate le apparenze si mostra come devastante, una vera mina sociale. Parliamo di un ceto medio in grave crisi acuita dalla perdita del lavoro per tanti padri di famiglia, di donne che già faticavano prima a trovare e mantenere un impiego. In più occasioni ci siamo chiesti cosa può uno Stato e fare un Governo fare in concreto per imprimere una svolta alla crescente povertà figlia di una disoccupazione che ha l’ambito il ceto medio.

Solo i più attenti tra i commentatori televisivi e nei ragionamenti dei cittadini più avveduti, comprendono di quale portata è la lesione che si sta provocando alla tenuta democratica del Paese. Noi lo ribadiamo convinti che soluzioni proficue e concrete ci sono, ma bisogna perseguire la strada di riforme vere e non fasulle. Diciamo con estrema chiarezza il no, al Reddito di cittadinanza, misura che non ha prodotto nulla di stabile e nessuna ricchezza al Paese. L’Italia ha bisogno di una politica del lavoro che sappia creare una grande rete di opportunità in tutti i campi. Ci sono settori produttivi in cui c’è bisogno di giovani che sappiano impegnarsi e avere le garanzie salariali e di stabilità.

Ci sono fasce sociali di uomini e donne, di un ceto medio scolarizzato e capace di affrontare ogni genere di occupazione e impiego. Possono essere realizzati contratti veri, economicamente vantaggiosi, per dare una occupazione stabile e che dia soddisfazioni. Un progetto di welfare che deve essere attuato subito in tutti i settori di cui l’Italia ha un urgente bisogno. È necessario fare politiche di grande apertura al lavoro, con centinaia di migliaia di assunzioni in tutti i settori primari: sanità, scuola, pubblica amministrazione, forze dell’ordine, agricoltura, industria. Servono scelte coraggiose e politiche sociali innovative, aperte al contributo di tutti. Una società inclusiva come quella italiana non può fermarsi di fronte agli ostacoli di politiche incerte, di burocrazie assurde, di una ricchezza sempre più blindata e nelle mani di pochi. Siamo una Nazione che dei valori del lavoro ha fondato la sua Carta Costituzionale. La Democrazia Cristiana ebbe grandi ministri del lavoro, come Tina Anselmi, che adottò riforme e iniziative di grande impegno civile, morale e sociale. Seguiamo questi esempi e non le chimere di chi sta portando l’Italia ad una pericolosa deriva sociale ed economica.

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