martedì, 19 Marzo, 2024
Salute

Priorità al vaccino anticovid per malati oncologici e cardiologici

Il Tavolo Tecnico, istituito fra FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi), il Governo e Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), ha stilato il Documento di indirizzo e di raccomandazioni per garantire ai pazienti più fragili la continuità di cura in emergenza Covid. Si tratta di linee guida ufficiali, che impegnano le Regioni nella tutela di 11 milioni di persone con tumori e malattie del cuore. FOCE, inoltre, ha richiesto al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, che venga assegnata priorità assoluta (T1a) nella vaccinazione anti Covid a 392.600 pazienti con malattie oncologiche, cardiologiche e ematologiche, inserendoli nella stessa categoria degli operatori sanitari. A seguire, vi sono circa 3 milioni e 820mila (3.817.400) cittadini colpiti da queste grandi malattie che, come richiesto da FOCE, dovranno essere vaccinati nella fase immediatamente successiva del programma di immunizzazione (T2a) e, in ogni caso, prima delle persone di eta’ compresa fra 60 e 69 anni non affette da patologie.

“L’attuale fase epidemica richiede un profondo cambiamento organizzativo dell’offerta assistenziale da parte dei servizi sanitari delle Regioni – afferma il Presidente FOCE, Francesco Cognetti -. I punti chiave del Documento di indirizzo e di raccomandazioni sono dieci. Innanzitutto, viene prevista la completa separazione dei percorsi fra pazienti Covid e non Covid, includendo in questa distinzione anche il personale dedicato e i relativi servizi ospedalieri. Deve essere mantenuta la piena operatività delle attività di degenza ordinaria, day hospital e ambulatoriali delle strutture di oncologia medica, di chirurgia oncologica e di ogni altro ambito clinico-assistenziale, come quelle di oncoematologia, di trapianto di midollo e di cardiologia, incluse le terapie intensive cardiologiche. Vanno stabiliti standard per il fabbisogno di personale per adeguarlo alle nuove modalità organizzative e, laddove vi sia un’effettiva carenza, è necessario reclutare medici specialisti. Gli screening oncologici devono riprendere, in modo omogeneo, a pieno regime in tutte le Regioni, monitorando l’effettiva ripresa dei volumi di attività col ritorno ai livelli pre-pandemici e recuperando al più presto i ritardi accumulati”.

“Inoltre – continua Cognetti -, va ripensata la medicina del territorio, tramite nuove modalità assistenziali di integrazione tra servizi ospedalieri e territoriali che possano, con personale dotato di specifiche competenze, svolgere funzioni oggi affidate solo agli ospedali, come le attivita’ di screening oncologico, di follow up e riabilitazione dei pazienti oncologici, cardiologici ed ematologici, di assistenza domiciliare e cure palliative. Per questo è necessario sviluppare le cure intermedie. Va potenziato l’ampio impiego degli alberghi Covid per i positivi paucisintomatici o in dimissione dai reparti. Il Documento chiede, inoltre, alle Regioni di attivare e diffondere l’uso della telemedicina in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, con programmi strutturati, con norme specifiche che li regolino, anche a tutela dei medici coinvolti in queste attività. Alla base di tutte queste raccomandazioni, vi è la richiesta di sostenere con maggiori finanziamenti i nuovi servizi, incentivando programmi innovativi che potenzino le Reti oncologiche e cardiologiche esistenti e stimolino l’istituzione di quelle ancora non attivate”.

“Tutti gli studi pubblicati sulla pandemia mostrano che i pazienti affetti da patologie oncoematologiche rappresentano una popolazione particolarmente vulnerabile all’infezione – spiega Paolo Corradini, Vice Presidente FOCE -. Esiste una confluenza di fattori di rischio per entrambe le patologie (tumori ematologici e Covid-19), i trattamenti chemio-immunoterapici aumentano la probabilita’ di contrarre il virus e ne incrementano la letalità, attraverso una diminuzione della risposta immune. I pazienti colpiti da queste malattie devono essere considerati ad alto rischio e candidati a un accesso prioritario alla vaccinazione anti Covid. Uno studio tutto italiano, promosso dalla Societa’ Italiana di Ematologia (SIE) e pubblicato su ‘The Lancet Hematology’, ha evidenziato un altissimo tasso di mortalità, pari al 37%, nei pazienti ematologici contagiati dal Covid-19 nel periodo da febbraio a maggio 2020. Una percentuale nettamente superiore rispetto a quella della popolazione generale che ha contratto il virus”.

“La stessa priorità assoluta devono avere i pazienti cardiologici più gravi, per i quali è prevedibile anche una lunga sopravvivenza – continua Ciro Indolfi, Vice Presidente FOCE -.
Sono le persone con scompenso cardiaco in classi avanzate, con trapianto di cuore e con post-shock cardiogeno, pari a circa 162.600 persone nel nostro Paese. In analogia alle categorie previste per gli oncologici e gli ematologici, questi pazienti mostrano un elevatissimo rischio di letalità da Covid. Infatti, nel Documento di indirizzo e di raccomandazioni, è richiesto che vengano rafforzate le attività assistenziali per le degenze cardiologiche e per le unità di terapie intensive cardiologiche, garantendo l’erogazione delle prestazioni con la massima priorità e salvaguardando la rete dell’emergenza cardiologica”.

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