sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Da “Fratelli tutti” di Papa Francesco la difesa delle donne contro violenze e disuguaglianze

“La condizione delle donne e alla tutela dei loro diritti e dignità in questo periodo di pandemia”. È l’iniziativa della Caritas italiana che dedica alle donne con il focus del mese di novembre. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Caritas e Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, (Focsiv) nell’ambito della Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. L’iniziativa, infatti, trae spunto dalle parole di Papa Francesco, “l’organizzazione delle società in tutto il mondo”, ricorda Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti”, “è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio. È un fatto che doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti”.

“Le parole del Papa sono drammaticamente confermate”, si spiega nella nota di presentazione, “soprattutto in questo tempo nel quale la pandemia sta aumentando disuguaglianze e vulnerabilità in ambito sociale, politico e nei sistemi economici”, sottolineano Caritas e la Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, “Le donne e le ragazze, in particolare, sono sempre più vittime di sistemi ingiusti e discriminatori: guadagnano meno, risparmiano meno e sono occupate in lavori precari e informali, spesso condannate a vivere in povertà. Secondo una recente analisi pubblicata dalla rivista scientifica Lancet Global Health stima che una riduzione dei servizi per la salute materna, pari al 10-18%, può portare a 12 mila morti in più in sei mesi nei paesi più poveri”. C’è dietro l’impegno delle donne anche un mondo di sfruttamento e sofferenza.

“Il lavoro di assistenza e cura, in gran parte sulle spalle delle donne, si aggrava, mentre continua ad essere scarsamente retribuito”, sottolinea la Caritas, “Le donne devono seguire i bambini che non possono più andare a scuola, devono offrire assistenza ai più anziani, che sono più colpiti dalla pandemia, devono tenere unite famiglie divise dalla pandemia, mentre i servizi sanitari sono sotto pressione e insufficienti. Le donne nei paesi impoveriti, in Asia, America Latina e Africa, sono lavoratrici fondamentali, nel settore agricolo e nei servizi, per la sussistenza delle famiglie”.

La Caritas annota come l’effetto negativo della pandemia si sovrapponga ai già tanti problemi irrisolti, generando maggiore incertezza e frustrazione. “Ora il blocco delle attività le limita, le porta fuori dal mondo lavorativo e provoca loro forti stress psicologici. Una situazione che già prima della pandemia indicava come fossero le donne coloro che lavorassero di meno nel mondo”, calcolano Caritas e Focsiv, “il 94% degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione contro il 63% delle donne nella medesima fascia di età, queste ultime percepiscono uno stipendio minore rispetto a quello dei loro colleghi. Gli ultimi dati Eurostat sulla disparità salariale tra uomo e donna fotografano una situazione, in Europa, che vede una differenza media nello stipendio del 15%, seppure questo dato sia in costante diminuzione negli ultimi anni.  In Asia del Sud oltre l’80% delle donne, nell’Africa sub-sahariana il 74% e in America latina il 54% delle donne lavorano in occupazioni informali senza alcuna protezione e con una retribuzione minima”. C’è poi il grande terribile capitolo della violenza che le donne subiscono. I numeri raccolti sono impressionanti per ampiezza e problematiche, nel 2019 sono state 243 milioni le donne che hanno subito violenze e restrizioni.

“La violenza di genere”, si legge nella presentazione del Focus, “a causa dei limiti alla mobilità e all’isolamento sociale, è aumentata. Molte donne sono state costrette a una “coesistenza domestica obbligatoria” con i loro maltrattanti, nello stesso momento nel quale i servizi a difesa di queste donne sono in sofferenza o inaccessibili.  Nel 2019 sono state 243 milioni le donne vittime di abusi e violenze, un numero che si stima sia in forte aumento a causa della pandemia. In Francia, ad esempio, si è stimato un aumento del 30%, il 25% in Argentina e così in Cipro e Singapore. Ancora più difficile analizzare la situazione nei paesi impoveriti, dove molte donne sono escluse dai sistemi di protezione sociale.  Senza contare”, sottolinea la Caritas, “che alcuni studi stimano che nel 2020 quasi 500 mila ragazze in più nel mondo potrebbero essere state costrette al matrimonio forzato per effetto delle conseguenze economiche della pandemia, alle quali si aggiungeranno 1 milione in più di gravidanze precoci, causa principale di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni”.

I governi, ricorda la Caritas, hanno adottato pacchetti di promozione di prevenzione e misure di emergenza per colmare le lacune in materia di sanità pubblica, prestando però poca attenzione alla cosiddetta questione di genere. “È fondamentale che tutti gli Stati”, osservavo Caritas e Focsiv, “diano risposte collocando le donne e le ragazze – la loro inclusione, la loro rappresentanza, i loro diritti, i loro diritti sociali ed economici, i risultati in termini di uguaglianza e protezione – al centro delle loro politiche. Non si tratta solo di rettificare gli effetti di lunga data delle disuguaglianze, ma di costruire una società più giusta e un mondo resiliente perché le donne sono le più colpite da questa pandemia, ma possono essere la spina dorsale della ripresa e della resilienza delle comunità”.

Come ha sottolineato Papa Francesco nel recente messaggio alla Consulta Femminile del Pontificio Consiglio della Cultura, le donne possono essere, “portatrici di pace e di rinnovamento, una presenza che, con umiltà e coraggio, sa comprendere e accogliere la novità e generare la speranza di un mondo fondato sulla fraternità”.

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