giovedì, 25 Aprile, 2024
Attualità

Il diritto in mascherina

Sono a Saint-Vincent, come annunciato, a sentire parlare di ambiente in un approccio al problema da parte dei cattolici laici di inizio millennio, dopo l’impegno alla “conversione ecologica” invocata da Papa Francesco, nell’enciclica «Laudato si’».

Ho portato pure il mio modestissimo contributo al dibattito, accennando a come il diritto consideri l’ambiente nell’Unione Europea e in Italia, in primo piano nei principi generali, spesso subordinato agli interessi economici nelle applicazioni specifiche. Ma soprattutto ho ribadito la mia denuncia ormai usuale: gettiamo nella pattumiera ricchezza che non merita di divenire rifiuto.

Intanto devo subito annotare di aver gioito dell’ambiente, in un viaggio per me non consueto: verso il Nord, innanzitutto; e in auto, anziché in treno o in aereo; da passeggero, invece che impegnato nella guida. Godendomi così, in un bel pomeriggio di sole, i giravolta del Tevere nell’alto Lazio; la rocca di Orvieto e gli oliveti risalendo verso la Toscana; i bei vigneti (invidia!) e le colline del senese, eleganti per gli alti cipressi; la corona delle Alpi e poi, appena fatto buio, l’intelligente e bella illuminazione di antichi castelli dominanti le pianure su cui corre l’autostrada verso Aosta.

Viaggio – a parte il fastidio di indossare la mascherina – disturbato soltanto dalla trasmissione via whatsapp della Gazzetta Ufficiale datata 7 ottobre 2020, recante il decreto legge n. 125, di pari data, rubricato: «Misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid 19 e per la continuità operativa del sistema di allerta Covid, nonché per l’attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020».

Nome che è una promessa, mantenuta, di contenuti oscuri e di articoli incomprensibili, fatti di rinvii ad altre leggi, cambiandone spesso completamente il senso, con una parolina tolta o aggiunta. Un esempio? Ecco il comma 4 dell’art. 1 «All’articolo 87, comma 8, del decreto legge 17 marzo 2020, numero 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, numero 27, le parole “del comma uno, primo periodo,” sono sostituite dalle seguenti: “dei commi 6 e 7”»

Ma che vuol dire? Ma si può in un decreto che impone restrizioni personali – di dubbia costituzionalità, consentitemi, per il loro essere divenute regola e non eccezione temporanea – dare delle leggi che nessuno comprende, non laiche? Dove laico – l’ho compreso quasi mezzo secolo fa nel mio primo viaggio a Parigi, rigirandomi tra le mani una chiara e facilmente comprensibile piantina della metropolitana – significa non dover chiedere spiegazioni al prete: la libertà di recarmi in qualsiasi punto della città, senza dover ricevere istruzioni.

Un decreto che mi ha fortemente irritato anche per altre considerazioni.

In primo luogo perché, a mio avviso, sancisce la resa dello Stato (debole) di fronte al potere amministrativo (forte) delle Regioni – o, meglio, dei c.d. “governatori” – che con la facoltà loro riconosciuta di imporre misure più restrittive, tra non molto metteranno dogane ai confini.

Infine per la non considerazione, in esso, dell’ambiente.

Si impone a sessanta milioni di residenti in Italia l’uso della mascherina e neppure un rigo sull’impatto ambientale che ciò comporta, né qualche provvidenza eccezionale: circa 900 tonnellate al mese da smaltire, secondo un calcolo per difetto di circa dieci milioni di mascherine al giorno (pesano 3 grammi ognuna). Si deve pensare al Covid-19, ma anche all’ambiente: non c’è salute in un ambiente degradato.

Mi preoccupa poi l’ulteriore occasione per porre limiti alle libertà per ragioni sanitarie.

La conquista della libertà è il risultato di un impegno comune: lo si è visto nel secolo scorso. Ma quando il potere ammonisce il popolo, privato di diritti fondamentali della persona, che «la libertà si realizza… con responsabilità e collaborazione» occorre stare all’erta. Non vorrei che fosse il preannuncio di nuove chiusure, con un addebito di responsabilità al popolo che non avrebbe saputo – non è vero: siamo stati esemplari – meritarsi la libertà.

A meno che l’obbligo della mascherina non serva a chi pensa a soluzioni non in linea col Diritto e abbia perciò bisogno di coprirsi un po’ il viso. O di mascherare il Diritto stesso.

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