giovedì, 25 Aprile, 2024
Economia

Massimiliano Giansanti (Confagricoltura): “l’agricoltura ha una missione, salvaguardare la sicurezza alimentare dei cittadini”

Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura

L’Europa e l’Italia devono sostenere imprese e produzioni. Si fa ancora troppo poco per un settore vitale. Bisogna fare di più, lo dobbiamo agli agricoltori che fanno sacrifici e a quanti credono in un futuro migliore.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha la saggezza della tenacia, al pari degli agricoltori che rappresenta. Per lui impegno e pazienza sono il pane quotidiano, nel contempo con una lucidità esemplare scandaglia norme, leggi e iniziative europee e nazionali a favore dei lavoratori dei campi e dei loro prodotti.

Presidente Giansanti come vanno le cose a Bruxelles, quali progetti ci sono per la nostra agricoltura che lei considera il primo settore strategico per tutti i cittadini. Può raccontarci le novità?
“In primo luogo gli agricoltori vanno messi nella migliore condizione possibile per svolgere la loro missione principale: garantire la sovranità alimentare dell’Unione europea in un quadro di crescente sostenibilità ambientale e valorizzazione delle aree interne”.

È ciò che lei ha sottolineato in videoconferenza con il commissario UE per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Janusz Wojciechowski, dopo il patto tra i capi di Stato e di governo sul “Recovery fund” e sul bilancio dell’Unione per il periodo 2021-2027. Cosa si aspetta come Confagricoltura ?“La conferma delle risorse finanziarie per la Pac in termini reali anche in considerazione dei nuovi compiti che la Commissione ha proposto di assegnare al nostro settore; ma è senz’altro positiva la scelta fatta dal Consiglio europeo, fortemente auspicata da Confagricoltura, di non rendere obbligatorio il massimale sui pagamenti diretti destinati alle imprese di maggiore dimensione, il cosiddetto capping”.

Cosa c’è che non va?
“Resta la nota negativa rappresentata dalla convergenza tra gli importi dei pagamenti nei diversi Stati membri che, a nostro avviso, non ha alcuna giustificazione in termini economici”

Eppure ci sono sul tappeto tante proposte. Ci può indicare quelle più importanti?
“Da parte dei membri della Giunta è stata richiamata, tra l’altro, l’attenzione del Commissario sulla necessità di un’iniziativa della Commissione in materia di gestione dei rischi in agricoltura, sulle difficoltà legate al commercio internazionale e al riconoscimento della reciprocità degli standard produttivi e sull’avvio di una riflessione a livello europeo sulle potenzialità delle aree interne, montane, rurali, con un focus particolare sul ruolo che le attività agricole giocano e possono ancora giocare a tal fine.
Wojciechowski ha messo in particolare evidenza la necessità di rilanciare la promozione dei prodotti agroalimentari europei sui mercati internazionali, puntando sulla valorizzazione della qualità e della sicurezza garantita ai consumatori. Altro tema da approfondire, ha indicato il Commissario, quello dei controlli di conformità sulle merci importate dai Paesi terzi.
Il commissario ha poi toccato il tema della costante diminuzione del numero delle imprese agricole a livello europeo, che rischia di approfondire le distanze tra aree urbane e rurali e abbassare il potenziale produttivo della Ue”

Qual’è il vostro giudizio?

“Secondo Confagricoltura, la diffusione delle innovazioni tecnologiche può consentire di arrestare la tendenza segnalata dal commissario, che ha negative conseguenze a livello sociale e di consumo di suolo agricolo”.

Tema cruciale sono i fondi Pac e le strategie future. Ci può fare il punto su questo fronte?
“Per la PAC, le risorse assegnate per il periodo 2021–2027 aumentano rispetto alle proposte originarie della Commissione del maggio 2018; rileviamo tuttavia che saranno comunque inferiori, in termini reali, a quelle messe a disposizione per il periodo in scadenza alla fine di quest’anno”.

Presidente Giansanti lei ha posto però delle osservazioni critiche. Su cosa?
“L’aspetto negativo dell’intesa raggiunta tra i capi di Stato e di governo è costituito dalla conferma del processo di convergenza tra gli importi dei pagamenti diretti erogati nei diversi Stati membri, la cosiddetta ‘convergenza esterna’. E’ una scelta contraria ai principi dell’economia, perché vengono ignorati i divari esistenti a livello nazionale in termini di costi di produzione e potere d’acquisto”.

Mentre lei ha sottolineato un lato positivo, quale?
“E’ decisamente positiva la scelta che ha accolto le richieste di Confagricoltura, di non rendere obbligatorio il taglio dei pagamenti diretti alle imprese di maggiore dimensione che producono per il mercato e più integrate con le altre parti della filiera agroalimentare. Con l’approvazione del bilancio pluriennale può essere finalizzato il regolamento che rinvia di due anni l’entrata in vigore della nuova PAC.
La proroga dovrà essere finalizzata a verificare quelle che sono le scelte migliori da fare per la sovranità alimentare, alla luce del quadro di grandi incertezze che caratterizza le prospettive del settore agricolo: dall’impatto della pandemia, alla situazione del commercio internazionale, fino al futuro delle relazioni commerciali tra la UE e il Regno Unito”.

Lei insiste sulla “chiarezza” e necessità per gli agricoltori di un quadro stabile. Può spiegarci?
“Se parliamo del cosiddetto ‘regolamento transitorio’, relativa alla proroga di due anni dell’entrata in vigore della nuova PAC. E’ stato concordato che il nuovo sistema sarà operativo non prima del 1° gennaio 2023. E soprattutto viene garantita la base legale per l’erogazione dei pagamenti diretti agli agricoltori nel prossimo biennio. Avremo anche il tempo per discutere sull’efficacia della proposta di riforma presentata dalla Commissione nel giugno 2018 rispetto alle prospettive nuove determinate dall’emergenza Coronavirus, a partire dalla salvaguardia della sovranità alimentare dell’Unione”.

Sulle misure di emergenza per fronteggiare la crisi innescata dal Covid, lei si è dichiarato, favorevole ma con riserva. Per quali motivi?“Un pacchetto di misure importanti, ma senz’altro da migliorare a favore delle produzioni tipicamente mediterranee. Le misure annunciate dalla Commissione
riguardano il varo di aiuti allo stoccaggio privato per latte in polvere, burro, formaggi, carni bovine e del settore ovi-caprino. Prevista, inoltre, la distillazione di crisi per i vini e la possibilità di realizzare iniziative straordinarie come, ad esempio, la distribuzione gratuita, a sostegno delle produzioni colpite dalla crisi, anche se non rientranti nell’organizzazione comune dei mercati”.

Tuttavia la commissione anche dopo le sollecitazioni sue e di Confagricoltura ha preso atto che servono risorse aggiuntive. Lei è soddisfatto ?
“La Commissione ha preso atto della necessità di mobilitare risorse finanziarie aggiuntive a favore del settore che sta garantendo, in piena emergenza sanitaria, la sicurezza alimentare ai cittadini europei. Tuttavia, i fondi supplementari risultano insufficienti e, secondo le nostre valutazioni, troppo sbilanciati sulle produzioni più tipiche dei Paesi membri del Nord Europa. Notiamo che non è stato considerato il settore suinicolo. E’ una lacuna che va colmata, tenendo conto della specificità della nostre produzioni”.

Sull’emergenza lei si era dichiarato critico osservando che la risposta Ue era al di sotto delle reali esigenze. Puoi spiegarci?
“Prendiamo atto della decisione, ma la nostra posizione non cambia. La risposta della UE per limitare le conseguenze economiche della pandemia sul settore agricolo resta vistosamente inadeguata. Ringraziamo il Parlamento europeo per il lavoro svolto al fine di migliorare il progetto iniziale della Commissione, ma dobbiamo rilevare che le risorse finanziarie restano invariate. Non sono stati mobilitati fondi aggiuntivi. All’atto pratico, è stata data agli Stati membri la facoltà di modificare la destinazione di fondi già messi a disposizione dall’Unione”.

Di che cifre parliamo?
“Stando alle cifre diffuse dall’Europarlamento, in Italia potranno essere nel complesso riassegnati circa 420 milioni di euro. Una somma insufficiente, basti ricordare che solo per gli aiuti al reddito degli agricoltori gli Stati Uniti hanno disposto uno stanziamento straordinario di 16 miliardi di dollari. C’è poi un altro aspetto da sottolineare. Non potranno, di fatto, beneficiare del nuovo regolamento varato a Bruxelles le imprese agricole localizzate nelle regioni che hanno impegnato puntualmente i fondi per lo sviluppo rurale. E, quindi, non ci sono risorse finanziarie da rimodulare. E’ una situazione che lascia perplessi, perché sarebbe penalizzata l’efficienza amministrativa. Da parte nostra, continueremo a premere sulle Istituzioni dell’Unione per aumentare i fondi della Ue per l’emergenza Coronavirus che restano fermi a circa 80 milioni di euro. Nonostante la fine del lockdown, la riapertura delle frontiere e del canale HoReCa, l’impatto economico della pandemia continuerà a farsi sentire almeno fino alla fine dell’anno. Ecco perché va rafforzata l’azione in chiave europea in termini di risorse e strumenti. Il ricorso agli aiuti pubblici differenziati a livello nazionale, se prolungato nel tempo, contrasta con i principi del mercato unico”.

Presidente Giansante come sta l’agricoltura italiana, e che prospettive ha di crescita?
“Nonostante il lieve calo del valore della produzione agricola italiana nel 2019 (-0,6%), l’Italia si conferma al primo posto in Europa per il valore della produzione delle attività agricole connesse (trasformazione, vendita diretta, agriturismo, ecc.) e al terzo posto, dopo Francia e Germania, per il valore della produzione in generale.
Anche per quanto riguarda il lavoro in agricoltura, la Penisola mantiene il primato in Europa per numero di occupati nel settore primario con 1 milione e 125.000 lavoratori, seguita da Spagna e Francia; così come resta pressoché stabile l’impiego di manodopera, con una variazione del -0,1%. E’ questa l’analisi del Centro Studi di Confagricoltura in relazione alle stime Istat sull’andamento economico–produttivo dell’agricoltura.
Sempre dai dati Istat risulta che il comparto vitivinicolo segna un importante calo dei volumi di produzione (-12%) e dei prezzi di mercato (-6%) e un -17,2% del valore complessivo del comparto. Si tratta di sfide da affrontare quanto prima con politiche adeguate ed in linea con una visione moderna del settore, com’è emerso nel corso del primo appuntamento per il centenario di Confagricoltura. In caso contrario si perderebbero quei primati che il sistema agricolo nazionale ancora può vantare ma che, come è evidente dall’andamento negativo del valore aggiunto e della ragione di scambio che pure l’Istat prefigura, nel 2019 i prezzi dei prodotti agricoli sono cresciuti meno dei costi di produzione, sono pericolosamente messi a rischio”

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