venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

Mes: l’ultimo tabù dei 5 stelle

Il Movimento 5 Stelle ha costruito per anni la sua potenza elettorale su una valanga di NO. La politica del gran rifiuto in certe fasi storiche crea consenso, perché è più facile dire di NO che proporre alternative credibili. Ma dire NO va bene fino a quando sei all’opposizione; quando i cittadini, dandoti la maggioranza relativa, ti obbligano a governare devi prendere decisioni e non continuare a dire solo NO.

Il Movimento 5 Stelle si è trovato nell’infelice posizione di dover, progressivamente, cambiare i vari NO, solennemente proclamati nei comizi e nei talk show, prima in NI e poi in SI.

È quello che è successo per l’ILVA, che doveva chiudere e trasformarsi in un parco giochi, ed invece è sempre lì.

È successo con il TAP (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che dall’Azerbaijan porta il gas in Europa facendo a meno della Russia. Non doveva essere completato e invece il tubo che passa 16 metri sottoterra, non disturba i bagnanti della spiaggia di san Foca a Melendugno tra i quali a prendere il sole, immaginiamo ci siano parecchi elettori, militanti e dirigenti dei 5 Stelle

E che dire della TAV, la tratta ad alta velocità Torino-Lione? Il Governo Conte1 si pronunciò a favore e fu bocciata la mozione dei 5 Stelle: non ci fu nessuna crisi di governo su questo tema. I lavori vanno avanti.

Rimangono ancor a vari NO sul tavolo, tra cui quello contro i termovalorizzatori che consentirebbero di liberarci di immondizia che o giace nelle strade con gioia di topi, gabbiani e cinghiali, oppure mandiamo all’estero a nostre spese per generare energia a favore di altre economie.

Ma il NO grande come un macigno sembra essere quello contro il MES. Diciamo la verità, è il NO più incompressibile anche per gli elettori dei 5 stelle.

Si può capire che il No all’ILVA poteva rispondere in modo sbagliato all’esigenza della popolazione di Taranto di liberarsi dell’inquinamento. Si può capire che il NO al TAP poteva sbandierare vessilli ambientalisti suscitando paure infondate negli abitanti del Salento. Stesso discorso poteva valere per la TAV e tutte le angosce sollecitate negli animi della Val Susa.

Ma il MES? Cosa gli importa ai cittadini, al popolo italiano del MES? Tutti i Governatori delle Regioni, che amministrano direttamente la sanità non vedono l’ora di ricevere miliardi preziosi per rafforzare le strutture sanitarie non solo per fronteggiare un’eventuale seconda ondata del Covid ma anche per eliminare le principali storture del servizio che crea profonde ingiustizie sociali.

Tutti i vertici delle istituzioni europee e dello stesso MES da due mesi hanno spiegato in tutte le salse che non ci sono trucchi, che non ci sarà nessuna Troika che l’unica condizione posta è che quei soldi dovranno servire solo per la sanità. Niente da fare. La forza del tabù oscura la ragione e anche il buon senso.

Che a dire non al MES sia Salvini insieme a Meloni è comprensibile: non amano l’Europa e devono continuare a raccontare la fiaba dell’Europa cattiva e ora perfino strega che tende trappole e porge mele avvelenate…

Ma che i 5 Stelle, partito di Governo, continuino a venerare questo tabù come un simulacro di chissà quale intuizione geniale che solo loro hanno avuto e altri non hanno è davvero fuori da ogni logica.

Gli è stato spiegato che l’Italia è l’unico Paese europeo che ha interesse ad accedere ai 36 miliardi del MES che, se restituiti in 7 anni, ci costano meno di quello che riceviamo, se ripagati in 10 anni ci fanno risparmiare 5 miliardi rispetto a quello che ci costerebbe la stessa somma presa a debito con l’emissione di BTP. Gli è stato spiegato che l’Italia non si prende nessuno “stigma” di negatività accendendo al MES, soprattutto adesso che abbiamo ottenuto 209 miliardi dal Recovery Fund. Se accedessimo al MES gli investitori non cambierebbero in negativo l’idea che hanno dell’Italia e forse penserebbero che avendo più risorse a disposizione l’Italia potrà performare meglio. Niente.

Qualcuno ha spiegato ai 5 Stelle che nel Recovery Fund sono stati tagliati i programmi per la sanità? Crimi e i suoi lo sanno che quando il governo dovesse andare a proporre di spendere 36 miliardi del Recovery Fund per la sanità l’Europa potrebbe obiettare dicendo: no, per la sanità potevate usare i fondi del MES che avete rifiutato? I 5 Stelle sanno che da qui a ottobre se vorremo spendere soldi per la Sanità dovremo attingere al bilancio statale aumentando il debito che costa più del MES che invece sarebbe subito disponibile?

Il tabù resiste, ma prima o poi crollerà miseramente togliendo ancora più credibilità ad una classe dirigente che si aggrappa a slogan privi di senso e non si misura con la concretezza dei problemi, preferisce tenere il punto con ostinazione fino a quando la realtà li costringe alla sconfitta.

Conte finora le ha tentate tutte per convincerli. ma alla fine dovrà aspettare che l’Europa spieghi che neanche un euro del Recovery Fund potrà essere speso per la Sanità. Solo allora forse il tabù sarà rapidamente occultato e prevarrà, finalmente, l’interesse del popolo e non quello di una politica demagogica e populista ma non a favore del popolo.

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