martedì, 19 Marzo, 2024
Politica

Stati generali, così Conte blinda il governo e se stesso a Palazzo Chigi

Il premier Giuseppe Conte lancia gli Stati generali dell’economia per favorire la ripartenza del Paese.

L’idea è stata illustrata nel corso della conferenza stampa, indetta proprio nel giorno in cui è stata riaperta definitivamente l’Italia con la possibilità degli spostamenti fra regioni. Da qui quindi la proposta di un tavolo di confronto, aperto alle opposizioni e alle parti sociali, per elaborare quello che definisce un “piano di Rinascita”.

Si tratta in pratica di un tavolo di lavoro dove saranno studiati e approvati i progetti da presentare all’Europa per poter ottenere le risorse che saranno messe in campo con il Recovery Fund, il piano straordinario per lo sviluppo, dimostrando come l’Italia sia unita nel fare sistema.

Gli obiettivi elencati da Conte sono ambiziosi. “Si tratta – ha spiegato – di superare i problemi strutturali e ridisegnare il Paese”: dall’alta velocità a tasse più basse e progressive, da burocrazia più snella e riforma dell’abuso di ufficio alla fiscalità di vantaggio per il Sud. La prossima settimana, a Villa Pamphili, Conte convocherà gli Stati generali formati da governo, maggioranza, opposizione, associazioni di categoria, parti sociali, terzo settore ecc. La discussione partirà da una bozza di programma realizzata dalla task force economica guidata da Vittorio Colao.

Ma cosa c’è realmente dietro l’iniziativa del premier? Non sfugge a nessuno come la stessa nasconda in realtà il tentativo di “blindare” il governo almeno per i prossimi mesi.

Finita l’emergenza sanitaria rappresentata dal coronavirus, terminato il lungo lockdown, adesso il pericolo maggiore è che nella maggioranza possa ripartire quella “resa dei conti” che in questi mesi, complice proprio la necessità di fronteggiare l’epidemia, era stata rinviata. Con la riapertura delle attività e in ultimo delle regioni, la politica si sta gradualmente riprendendo gli spazi occupati dalle task force sanitarie e si stanno nuovamente mobilitando le piazze; non soltanto quella simbolica dell’opposizione di centrodestra, ma quelle “arrabbiate” dei gilet arancioni del generale Pappalardo. E ora, terminata la fase critica dell’emergenza, da più parti anche alla luce delle conseguenze economiche che il lockdown ha determinato, si stanno muovendo forti critiche circa le modalità con cui il governo, e lo stesso Conte, hanno operato.

Il premier quindi ha inteso bruciare le tappe e con la convocazione degli Stati generali dell’economia obbligare tutti, partiti, sindacati, mondo imprenditoriale ecc. a collaborare con il governo e a scongiurare sul nascere eventuali rese dei conti all’interno della maggioranza.

E se da un lato Conte ha l’esigenza di difendere tutto il lavoro di contenimento degli ultimi mesi e le chiusure che hanno paralizzato il Paese, adesso che la paura della pandemia è diminuita e la gente vuole tornare alla normalità, a Palazzo Chigi hanno deciso di aprire una nuova partita, legata all’ottenimento in Europa dei fondi necessari per favorire la ripartenza economica. Una partita dove il primo ministro intende giocare il ruolo del regista senza dare spazio ad altri attori, ad iniziare da Mario Draghi gradito soprattutto al centrodestra. 

La convocazione degli Stati generali altro non è che il tentativo di bloccare le proteste sul nascere, obbligando tutti a confrontarsi con l’Esecutivo senza fughe in avanti. Sarà un caso che la proposta di Conte arrivi proprio nel momento in cui il mondo sindacale è in tensione, soprattuto i sindacati della scuola e delle aziende in crisi con i lavoratori in cassa integrazione che non hanno visto ancora arrivare un centesimo nelle proprie tasche? Proprio nel momento in cui gli stessi sindacati minacciano ondate di scioperi e la Confindustria punta pesantemente il dito contro il governo?

Perché scioperare nel momento in cui è operativo un tavolo di confronto per discutere, ascoltare e recepire le proposte che arriveranno da tutti gli attori in causa? E che motivo avrà l’opposizione istituzionale di protestare nelle piazze quando potrà far valere le sue esigenze nell’ambito degli Stati generali? E ancora, perché nella maggioranza si dovrebbero aprire crisi proprio nel momento della massima concertazione e condivisione delle decisioni? Per di più con la benedizione del Presidente della Repubblica che proprio in occasione del 2 giugno ha richiamato tutti alla responsabilità e ha chiesto di ritrovare quell’”unità morale” che deve prevalere sulle differenze politiche?

Ed è ancora un caso che la proposta di Conte sia arrivata proprio a poche ore dall’intervento del Capo dello Stato che a molti è sembrato preparare il terreno? Vedremo se la strategia del premier si rivelerà davvero vincente nel permettergli di tenere unita la maggioranza di governo e allontanare lo spettro di quel “governo istituzionale” o di “larghe intese” che è stato evocato spesso in questi ultimi mesi, proprio come essenziale per favorire la rinascita economica ottenendo la più ampia credibilità in Europa. 

(Lo_Speciale)

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