venerdì, 7 Marzo, 2025
Economia

La Bce taglia i tassi: mutui giù, risparmi fino a 2.400 euro l’anno

Il tasso sui depositi scende al 2,50%, sesta riduzione consecutiva dal giugno scorso. Lagarde: “Ma le tensioni internazionali ridurranno la crescita”

La Banca centrale europea ha deciso ieri di abbassare i tassi di interesse di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2,50%. Questa mossa, la sesta riduzione consecutiva dall’inizio del ciclo di allentamento monetario nel giugno scorso, avrà effetti concreti per milioni di cittadini e imprese dell’Eurozona. Difatti la riduzione dei tassi di interesse si traduce immediatamente in un alleggerimento del costo del denaro per chi ha mutui a tasso variabile o sta pensando di richiederne uno nuovo. Secondo le stime della Fabi il nuovo scenario potrebbe portare a una riduzione dei tassi di interesse applicati sui mutui dalle banche, favorendo così un calo delle rate e un risparmio consistente per chi ha già un finanziamento o sta pensando di accenderne uno.

L’analisi condotta dalla Fabi evidenzia che il tasso fisso medio potrebbe assestarsi attorno al 2,65%, in netta discesa rispetto al 4% di un anno fa. Questo si traduce in un vantaggio concreto per i cittadini, con un risparmio crescente all’aumentare della durata del mutuo. Per esempio per un mutuo da 100.000 euro a 20 anni la rata sarebbe ridotta di 76 euro al mese, per un mutuo da 100.000 euro a 30 anni il risparmio mensile sarebbe di 81 euro mentre per un mutuo da 250.000 euro a 30 anni la riduzione sarebbe di 203 euro al mese, pari a oltre 2.400 euro annui. Oltre ai benefici diretti sulle rate, il taglio dei tassi potrebbe incentivare la ripresa del mercato immobiliare. Nel periodo tra maggio e dicembre 2024, i prestiti per l’acquisto della casa sono già cresciuti di 5,3 miliardi di euro, passando da 420,8 miliardi a 426,1 miliardi di euro (+1,3%). La nuova riduzione del costo del denaro potrebbe dunque spingere ulteriormente questa tendenza, facilitando l’accesso al credito e stimolando la domanda di abitazioni.

Credito al consumo

Non solo mutui: il taglio dei tassi dovrebbe portare anche benefici sul fronte del credito al consumo, rendendo più conveniente l’acquisto di beni a rate. Sempre secondo l’indagine condotta dalla Federazione autonoma bancari italiani, il tasso medio sui finanziamenti al consumo potrebbe stabilizzarsi attorno al 7,65%, contro livelli ben superiori registrati negli anni scorsi. Il Segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha commentato positivamente la decisione della Bce, definendola “una scelta che finalmente dà respiro alle famiglie e alle imprese italiane”. Ma ha sottolineato anche l’importanza di valutare con attenzione eventuali nuovi finanziamenti, considerando la propria capacità di rimborso e il contesto economico in evoluzione. Infatti, nonostante la riduzione del costo del denaro, l’economia europea continua a mostrare segnali di rallentamento.

Il taglio dei tassi arriva in un contesto di crescita economica debole e inflazione in moderazione. La Bce prevede che l’inflazione media si attesterà al 2,3% nel 2025, per poi scendere all’1,9% nel 2026 e stabilizzarsi al 2,0% nel 2027. Ma la dinamica dei prezzi dell’energia potrebbe rendere l’inflazione più volatile del previsto. Sul fronte della crescita economica, le stime sono state riviste al ribasso: PIL 2025, 0,9% (in calo dall’1,1% previsto a dicembre 2024); Pil 2026, 1,2% (rispetto all’1,4% stimato in precedenza) e Pil 2027, 1,3%. Una revisione che riflette evidentemente la debolezza della domanda interna e il rallentamento degli investimenti, ostacolati dall’incertezza globale e dalle tensioni commerciali.

L’incognita delle tensioni

La Presidente della Bce, Christine Lagarde, ha messo in guardia sugli effetti negativi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa. Se i dazi imposti dall’amministrazione Usa dovessero intensificarsi, le esportazioni dell’Eurozona potrebbero subire un duro colpo, aggravando il rallentamento economico. Secondo Lagarde, un’eventuale escalation delle tensioni commerciali potrebbe deprezzare l’euro, aumentando i costi delle importazioni e creando pressioni al rialzo sull’inflazione; danneggiare le esportazioni, riducendo la domanda di beni europei a livello globale; aumentare l’incertezza economica, frenando ulteriormente gli investimenti. La stessa Lagarde ha ribadito che la Bce manterrà un approccio “dati alla mano”, decidendo i prossimi interventi riunione per riunione. La politica monetaria resterà meno restrittiva, favorendo una maggiore accessibilità al credito per famiglie e imprese. Ma l’effetto delle precedenti strette monetarie non si è ancora esaurito, e i volumi dei prestiti restano contenuti.

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