martedì, 11 Febbraio, 2025
Esteri

Tra Ucraina e Russia le condizioni per un accordo restano incompatibili

Il consigliere ucraino Podolyak reclama Nato, scudo missilistico o armi nucleari. Il viceministro russo Ryabkov: i presupposti non cambiano, niente ambizioni atlantiche e ritiro da quattro regioni

Nessun negoziato Usa-Russia che lasci da parte l’Ucraina, no alla richiesta russa di elezioni come condizione per la pace. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhajlo Podoljak, intervistato ieri al Tg1, è categorico: “Non abbiamo ancora un formato per i negoziati, con Trump si sta cercando di definire una roadmap ma senz’altro Ucraina ed Europa non possono rimanere fuori, devono anzi avere una posizione forte. Le richieste russe sono solo ultimatum”. Alla domanda quali siano invece le condizioni di Zelensky, spiega: “Sono tre: diritto internazionale, responsabilità dell’aggressore, garanzie di sicurezza, che vuol dire il nostro ingresso nella Nato, oppure un accordo simile a quello Usa-Israele che prevede lo schieramento in alcuni paesi di missili che partono verso la Russia alla prima minaccia oppure lo schieramento in Ucraina di armi nucleari di deterrenza”. Sui giacimenti ucraini che Zelensky offre agli Stati Uniti, le cosidette terre rare in cambio di protezione e per condizionare i negoziati? “È un approccio pragmatico – afferma Podolyak – la Russia prova a occupare territorio in cui si trovano importanti giacimenti, perché dovremmo permetterglielo? Con gli Stati Uniti c’è la possibilità di sviluppare insieme quei giacimenti, convenienza economica e anche la possibilità di ridurre l’influenza russa in mercati come quello delle armi”

Le condizioni di Mosca

Da parte sua il vice ministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, ha ribadito che Mosca non cede sulle sue richieste: “Noi certamente abbiamo interessi basilari, interessi fondamentali, tra i quali metto l’appartenenza incontestabile delle regioni che si usa definire collettivamente ‘nuove russe’ o ‘Novorossiya’”. Si tratta delle quattro regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Regioni che, in seguito “all’espressione della volontà degli abitanti”, sarebbero “russe”, ha detto Ryabkov, riferendosi ai cosiddetti “referendum”, non sono riconosciuti dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, con cui la Russia nell’ottobre del 2022 ha dichiarato unilateralmente l’annessione delle regioni. La seconda condizione fondamentale di Mosca è “naturalmente il non ingresso dell’Ucraina nella Nato, la violazione di questa richiesta è una delle cause prime dell’operazione militare speciale”.

Fonti Nato: il piano Trump per l’Ucraina non è pronto

Riguardo alle dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump e al fatto che avrebbe parlato con Putin, circostanza non confermata nè smentita dal Cremlino nè dai collaboratori di Trump, il vice ministro degli Esteri russo ha concluso: “Per quanto i segnali possano essere importanti”, Mosca non vede “alcun cambiamento” concreto nella politica americana a proposito dell’Ucraina, soprattutto perché “l’assistenza a Kiev continua” da parte di Washington.

Secondo fonti Nato, infatti, il piano Trump per la pace in Ucraina non sarà presentato “questa settimana”, né a Bruxelles, dove si terrà la ministeriale Difesa della Nato (e vi sarà il debutto del nuovo capo del Pentagono Pete Hegseth), né a Monaco, dove JD Vance guiderà la delegazione Usa alla Conferenza sulla Sicurezza. Semplicemente il piano “non è ancora pronto”, afferma un alta fonte diplomatica alleata. “Il generale Keith Kellogg verrà al quartier generale della Nato nella seconda metà di febbraio per una serie d’incontri e solo dopo il piano sarà maturo”, spiega. “Trump è l’unico che può influenzare Putin, è un bene che si parlino, ma non ci può essere un accordo senza l’Europa”.

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