Inutile girarci intorno. È ancora il dibattito legato al caso Almasri a riempire le cronache politiche di questi giorni. È anche ieri, in occasione della discussione sul Decreto Cultura, l’argomento è tornato prepotentemente in auge, con le opposizioni che hanno chiesto all’unisono un’informativa urgente in Aula da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (ieri a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo informale). In caso contrario, ecco paventata la decisione di non riprendere i lavori parlamentari. Una minaccia che comunque il Vicepremier Antonio Tajani ha rispedito al mittente, ricordando che le opposizioni non possono decidere chi deve o non deve riferire in Aula.
Le richieste
Ma andiamo con ordine. Ieri ad alzare il polverone è stata in primis la Capogruppo del Pd Chiara Braga che ha dichiarato in Aula che il suo partito non riprenderà i lavori parlamentari finché il governo non riferirà sul caso Almasri. Accusando l’esecutivo di “scappare dalle proprie responsabilità e svilire il Parlamento”, Braga ha definito “vergognose” le immagini dai centri di detenzione in Albania e denunciato la scelta del governo di rimandare in Libia il generale Almasri, nonostante un mandato di arresto internazionale. La deputata ha attaccato la Destra per le sue priorità, citando il tentativo di limitare l’indipendenza della magistratura e garantire impunità ai ministri: “Siamo davanti a un attacco diretto alla democrazia”, ha affermato, accusando il Premier di parlare solo nei talk show e chiedendo che riferisca subito in Parlamento. Dure critiche sono arrivate anche dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che sempre dalla Camera ha chiesto anch’esso un’informativa urgente in Parlamento: “La sorella Arianna Meloni l’ha paragonata a Frodo, ma qui si sta realizzando una frode ai danni degli italiani”. Il numero uno pentastellato ha respinto l’ipotesi di un complotto giudiziario, sottolineando che il procuratore Lo Voi, al centro della vicenda, proviene dalla corrente più di Destra della magistratura: “Meloni deve spiegare perché, da donna, madre e cristiana, ha permesso con un volo di Stato la sottrazione alla giustizia di un boia”, ha incalzato, parlando di un caso che espone l’Italia alla “vergogna nazionale e internazionale”.
Anche Nicola Fratoianni di Avs si è unito alla richiesta affinché Meloni riferisca in Parlamento sul caso Almasri: “Perché è stato scarcerato un uomo ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra? Davvero l’ambasciata italiana nei Paesi Bassi non ha avvertito il governo del mandato di cattura? E perché Almasri è stato riportato in Libia con un volo di Stato e con tutti gli onori?”. Il deputato di Avs ha parlato di un “gigantesco pasticcio”, definendolo non un errore burocratico, ma “una scelta politica” che potrebbe configurare complicità: “Se la ragione di Stato dell’Italia significa tortura, stupro e assassinio, allora noi non la riconosciamo”.
“Assenza ingiustificabile”
Pure Italia Viva si è unita alla richiesta di un’informativa urgente dal Primo Ministro. Intervenendo alla Camera, il Deputato Roberto Giachetti ha definito “assurdo e ingiustificabile” che sia trascorsa quasi una settimana senza che i ministri competenti abbiano riferito in Aula. Sul piede di ‘guerra anche +Europa. In Aula, il Deputato Benedetto Della Vedova ha accusato Girgia Meloni di aver scelto “lo scontro e il diversivo”, evitando di chiarire nel merito le scelte del governo. Della Vedova ha criticato il mancato rispetto della collaborazione con la Corte penale internazionale, ironizzando sul Ministro Nordio: “Non c’era, e se c’era dormiva”. Ha poi denunciato il rischio rappresentato dal ritorno di Almasri in Libia, dove potrebbe continuare a essere una minaccia per migliaia di persone: “Il Parlamento non può accettare il ritiro dell’informativa con un pretesto infondato. Siamo ancora una Repubblica parlamentare”.
La risposta del ministro Tajani
A dare una risposta sempre ieri alle opposizioni, come anticipato è stato Tajani che ha precisato di come l’indagine su Meloni, due Ministri e un Sottosegretario danneggia l’immagine dell’Italia. Ma ha invitato a non concentrarsi esclusivamente su questa vicenda: “Ci sono persone che rischiano di finire sotto la soglia di povertà, forse è meglio occuparsi di altro”. A margine di un evento sui rapporti Italia-Ue in Africa, il Vicepremier ha ribadito che il governo riferirà in Parlamento, ma spetta all’esecutivo decidere chi interverrà, non all’opposizione. Comunque l’informatica parlamentare sul caso Almasri potrebbe essere affidata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio e a quello dell’Interno Matteo Piantedosi. Se ne saprà di più oggi dopo le conferenze dei capigruppo alla Camera (ore 13) e al Senato (ore 15).
Da segnalare che la giornata di ieri è stata contrassegnata anche da una denuncia contro il governo depositata a Roma per favoreggiamento. A presentarla è stato Lam Magok Biel Ruei, una vittima delle torture del comandante della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri. Secondo l’avvocato Francesco Romeo, l’atto accusa direttamente Meloni, Nordio e Piantedosi per aver “sottratto il torturatore libico alla giustizia”.