venerdì, 26 Aprile, 2024
Attualità

Nessun pasto è gratis e neanche i giornali vero antidoto alle fake news

Internet ci ha abituati all’idea, infondata, che tutto sia accessibile gratuitamente. Non è vero, perché ogni volta che entriamo virtualmente da qualche parte lasciamo delle tracce, i cookies i nostri biscottini, che vengono utilizzati da chi li memorizza per vari scopi tra cui pubblicità, marketing, propaganda politica, proselitismo o affiliazione a gruppi.

Torna utile riprendere il titolo di un famoso libro del Nobel per l’Economia Milton Friedman There’s No Such Thing as a Free Lunch che nel 1975 spiegava perché per ogni servizio o prodotto che lo Stato offre gratis a qualcuno   c’è sempre qualche altro che paga.

Quel che Friedman scriveva per lo Stato vale anche per le aziende private: quando qualche società ci offre gratis un prodotto o servizio c’è sempre qualche altro che lo paga, nella migliore delle ipotesi gli azionisti che rinunciano a quote dei loro profitti.

In queste settimane di lockdown sono stato inondato quotidianamente da rassegne stampa di tutti i tipi, alcune su singoli temi, altre su un ampio spettro di argomenti, altre con la riproduzione integrale   di una trentina di testate giornalistiche.

Insomma è stato come se l’edicolante mi avesse inviato a casa quotidianamente una bella mazzetta di carta stampata gratis.

Parallelamente a questa diffusione massiva di giornali, ad ogni batter di ciglio il mio cellulare mi bombardava di notizie palesemente false, di rivelazioni mirabolanti di presunti scienziati o stregoni che dir si voglia, di retroscenisti che sapevano tutto delle manovre occulte di questo o quello Stato di questo o quel miliardario manipolatore della pandemia.

Due fenomeni apparentemente in contraddizione ma in realtà strettamente correlati. Mai tanti giornali sono stati a disposizione gratis mai tante bufale-alcune veramente pericolose- hanno potuto circolare liberamente in rete. Il tutto condito dall’assoluta assenza del Garante delle Comunicazioni, che di questo dovrebbe occuparsi.

Il valore che noi diamo alle cose è slegato a quello che siamo disposti a fare per averle. Non siamo soliti apprezzare ciò che non ci costa nulla. A volte- come nella moda e nell’auto- apprezziamo solo cose che costano molto.

Se per essere informati non siamo disposti a spendere nulla, vuol dire che di essere informati ci interessa poco: non possiamo quindi lamentarci se siamo poi frastornati dalle fake news.  Anzi, c’è una perniciosa sindrome di Stoccolma che scatta di fronte alle notizie false: più sono tali più ci ammaliano e questa attrazione fatale ci rende schiavi di un meccanismo perfido che solo in rari casi è manovrato da buontemponi, perché i suoi veri artefici sono dei manipolatori che -appunto-non lavorano gratis.

Fare un giornale cartaceo costa molto; ma costano anche quelle testate online sono accessibili senza pagamenti. E’ bene ricordarlo. Chi vuole essere informato deve essere disposto ad affrontare un piccolo sacrificio per ottenere questo servizio in maniera seria e professionale. Rubare i giornali mettendo in rete le edizioni integrali delle testate significa svalutarne l’importanza e creare un cortocircuito paradossale: attraverso i social network vengono rubati e regalati giornali, con grandi danni per chi li produce, mentre nella rete vengono diffuse bufale per accedere alle quali-grazie ai coockies, paghiamo un prezzo occulto ai loro manipolatori. In pratica, abbiamo tolto risorse a chi lavora seriamente per informarci per darle a chi lavora cinicamente per deviare le nostre menti. Un vero capolavoro di autolesionismo.

Morale? Se non volete essere trattati come tonni da chi diffonde fake news comprate i giornali, pagate qualcosa anche per le testate online e diffidate di notizie la cui fonte non sia controllabile.

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