Mentre il premier israeliano, Netanyahu, annuncia la costruzione di “una barriera più solida” al confine con la Giordania “per combattere l’ingresso di terroristi e il contrabbando di armi” tre raid aerei israeliani hanno ucciso almeno 34 persone in attacchi a Gaza. Uno di questi raid ha colpito una scuola delle Nazioni Unite che ospitava famiglie palestinesi sfollate. Secondo l’Onu tra le vittime anche sei membri dello staff.
“Quello che sta accadendo a Gaza è completamente inaccettabile – ha commentato il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres-. Una scuola trasformata in un rifugio per 12 mila persone è stata colpita dagli attacchi di Israele. Sei nostri colleghi dell’Unrwa sono fra le vittime. Queste drammatiche violazioni della legge umanitaria internazionale deve fermarsi ora”.
L’esercito israeliano ha riferito di aver “condotto un attacco preciso contro i terroristi che operavano all’interno di un centro di comando e controllo di Hamas” e ha sostenuto che tra i terroristi di Hamas uccisi, ce ne sono tre che erano “simultaneamente anche dipendenti dell’Unrwa.” L’Onu, invece, sostiene che “ospedali, scuole e rifugi sono stati ripetutamente bombardati, con conseguenti morti tra civili e operatori umanitari”. Condanne di quanto accaduto vengono dalla comunità internazionale, dall’Europa e da singoli paesi, come la Germania: “Gli operatori umanitari non devono mai essere vittime dei razzi – si legge in un post del ministero degli Esteri tedesco -. La morte di sei operatori Unrwa in una scuola di Nuseirat è assolutamente inaccettabile. L’Unrwa sta fornendo aiuti vitali a Gaza e ha un mandato Onu per farlo. L’esercito israeliano ha la responsabilità di proteggere il personale delle Nazioni Unite e gli operatori umanitari”.
Stallo nelle trattative
La guerra continua finché non ci sarà un accordo che, tra l’altro, sembra sempre più lontano a poche settimane da un anno dall’aggressione di Hamas. Finora si contano oltre 40mila morti palestinesi nella sola Striscia di Gaza. L’organizzazione terroristica ha ribadito: “La nostra delegazione negoziale, guidata da Khalil Al-Hayya, si è incontrata a Doha con il primo ministro del Qatar e il capo dell’intelligence egiziana. Affermiamo la continua positività e flessibilità del movimento per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e il ritiro dell’esercito dall’intera Striscia di Gaza. Confermiamo che non presenteremo nuove richieste e non rifiuteremo alcuna nuova condizione sull’accordo da parte di nessuna delle parti”. Mentre dall’altra parte “il governo israeliano ha accettato la proposta finale di mediazione” degli Stati Uniti del 16 agosto 2024, ma ha anche sottolineato che “Hamas l’ha respinta e ha persino ucciso sei ostaggi”. La segreteria del premier Netanyahu ha accusato Hamas di nascondere la sua continua opposizione all’accordo.
Giordania: vince il partito islamista
Intanto in Giordania le elezioni legislative si sono concluse con la vittoria del partito di opposizione islamista Fronte d’azione islamica (Jabhat al `Amal al Islami, Iaf), che tuttavia non è riuscito a ottenere la maggioranza. Secondo i risultati preliminari annunciati dalla commissione elettorale, l’Iaf – braccio politico dei Fratelli musulmani – ha conquistato 31 dei 138 seggi del Parlamento, triplicando la sua rappresentanza rispetto alla legislatura precedente. Gli islamisti hanno definito la loro vittoria un “referendum popolare” a sostegno della loro piattaforma che, tra l’altro, include la richiesta di abolire il trattato di pace con Israele.
A Madrid si cerca una soluzione
La diplomazia è in continuo movimento nonostante lo scacco delle trattative. Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan è atteso oggi a Madrid, dove parteciperà al vertice del Gruppo di Contatto per Gaza, ospitato dal premier spagnolo Pedro Sanchez per rilanciare una soluzione politica al conflitto in Medio Oriente. Nella capitale spagnola arriveranno anche i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, della Lega Araba, l’Alto Rappresentante per la politica estera europea Joseph Borrell, i ministri degli Esteri di Norvegia e Slovenia. Nell’agenda dell’incontro l’elaborazione di una proposta che rilanci la necessità di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e ponga fine alle violenze in Cisgiordania. Il fine del Gruppo è quello di promuovere una soluzione politica che porti alla creazione di uno Stato Palestinese. Il gruppo di Contatto per Gaza è stato fondato lo scorso novembre, al termine di un vertice straordinario della Lega Araba e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica.
Le Ong chiedono misure urgenti
Una serie di Organizzazioni umanitarie, tra le quali Save the Children, hanno sottoscritto una lettera indirizzata a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nella quale chiedono di adottare misure urgenti per proteggere la libertà delle persone sia nei territori palestinesi occupati che in Israele. Tra l’altro si chiede che al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) venga concesso l’accesso immediato e senza restrizioni a tutti i detenuti e gli ostaggi, nella misura richiesta dal diritto internazionale umanitario. Tutti i bambini palestinesi arrestati e detenuti arbitrariamente dall’esercito israeliano devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente, così come i restanti ostaggi detenuti da Hamas e altri gruppi armati palestinesi.